Il lettore risolva il seguente problema: posto che il primo anno di vita di un cane corrisponde a 15 anni di un uomo (eccetto che nei cani giganti, per cui sono 12), il secondo vale 9 (10 per i cani giganti) e dal terzo anno di vita in poi 5 (pure per i cani giganti), a quanti anni di un uomo corrispondono i 25 anni di Rockit, che cadono proprio il 27 maggio, primo giorno di MI AMI?
Vi rispondo io: parecchi. Perché, anche se non riusciamo più nemmeno a concepire un mondo senza internet, non è tanto tempo che la Rete è patrimonio condiviso. Perché l’editoria, e in particolare quella musicale, hanno subito turbolenze fortissime, e in molti sono finiti con i piedi all’insù e la faccia spiattellata sul finestrino.
Ma a cosa serve avere 25 anni, se non a sognare i prossimi 25, 50 o 275? Lo facciamo ogni giorno, domeniche escluse. Per questo nell’ultimo anno ci siamo inventati un po’ di cose. Abbiamo creato un servizio per dare un sostegno chi suona: si chiama Rockit PRO e se sfogli questo magazine fino alla fine puoi scoprire di che si tratta. Stiamo ogni giorno su Twitch (il canale si chiama @RockitMag), dove ascoltiamo musica nuova, chiacchieriamo con gli artisti del momento oppure cazzeggiamo un po’. Abbiamo fatto anche un podcast, assieme a Life Gate Radio: si chiama Venticinque (qua per seguire lo show), ogni settimana trovate una nuova puntata sulle piattaforme di streaming, ed è una cazzo di bomba (ci scuserete, ma abbiamo 25 anni e tendiamo al turpiloquio).
Progettare il futuro per noi significa anche ascoltare musica sempre nuova, condividerla, promuoverla. Se prima era importante farlo, dopo gli ultimi due anni è diventato vitale. Queste assurde stagioni con i live dimezzati hanno avuto conseguenze nefaste, per tutti. Per centinaia di migliaia di ascoltatori e appassionati di musica appiedati e intristiti, per una generazione di artisti messa ai box, disinnescata, per l’intera discografia uscita omologata e spompa da un biennio in cui l’idiota dittatura dei numeri e degli annunci ha preso definitivamente il sopravvento.
Davanti a questo panorama saturo, autoreferenziale e intimorito, asfittico da un punto di vista artistico, la scelta più facile sarebbe andare sul sicuro. Scrivere sempre di quei cinque nomi che fanno la gioia di Google Analytics, fare suonare sempre quei cinque nomi che hanno fatto su e giù per l’Italia durante le ultime due estati, mentre il resto scompariva come in quell’avanguardistica composizione di Elettra Lamborghini.
Ma questa è sopravvivenza – per quanto il nostro commercialista avrebbe di che eccepire –, mentre noi vogliamo un incendio. Per questo al MI AMI 2022 molti non troveranno gli artisti che si aspettavano, o ne troveranno altri che mai avrebbero pensato di vedere sulle rive dell’Idroscalo. Per questo la line up di questa edizione è sul punto di esplodere: più di 90 artisti, una santabarbara di suoni molto diversi tra loro.
Le scelte sono andate sui percorsi, non sui nomi o tanto meno i follower. Se tra quei nomi troverete dei soliti noti – e certo che li troverete – è perché le loro traiettorie non smettono di conquistarci, se troverete tanti ragazze e ragazzi giovanissimi è perché pensiamo che tra due anni saranno sui palchi di tutti gli altri festival italiani. Se troverete dei nomi che non conoscete, fidatevi.
Se il cocktail – allucinazioni tardo-adolescenziali hyperpop, chitarre che rifiutano l’estinzione, pop con disturbi della personalità, rap che si ricorda di aver qualcosa da dire, elettronica e sperimentazioni – a tratti vi sembrerà impazzito, bevetelo alla goccia. MI AMI è una rivoluzione che ogni primavera (fottuti virus permettendo) rinnova le sue promesse. Grazie che siete venuti a fare i testimoni.
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L'articolo MI AMI: saranno tre giorni lunghi 25 anni di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2022-05-26 16:04:00
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