Sono le ore 21, il cielo si sta gonfiando fino a non poterne più e noi, aspettando una tempesta che mai abbiamo davvero messo in dubbio, siamo seduti in terza fila. Il prossimo live di MI MANCHI, ANCORA (qua la cronaca del primo giorno, venerdì 17), pronto a congedare l'estate con il suo secondo giorno di spettacoli dal vivo, va gustato così. Emma Nolde sale sul palco con il sorriso di chi si è meritata qualcosa. Quattro mesi fa doveva essere lei a chiudere MI MANCHI, ma qualcuno con cui non si può discutere non era d'accordo. In un attimo il cielo s'incazzò per davvero, venne giù il mondo, fummo costretti a chiudere l'evento con un concerto di anticipo. Il suo.
Ora è qua e se la vuole godere. Noi con lei. Alta, bellissima, con il suo vestito bianco illumina tutto quanto. Con lei tre musicisti di altissimo livello, che le permettono di spaziare tra i generi come chi ha 10 anni di carriera alle spalle. Solo che lei ha da poco finito la scuola. Suona i pezzi del suo bellissimo disco Toccaterra e inediti, si libera di ogni peso. Sul palco balla, si concede virtuosismi e suona ogni strumento, è persino a suo agio quando c'è "solo" da parlare. Una performance superlativa, iniziata con parecchie sedie vuote (le birre e i panini del Circolo Magnolia hanno il loro fascino) e finita con un pienone di gente magnetizzata dalla sua forza.
Il senso di ciò che facciamo sta tutta qua, nel percorso che si compie assieme. E non può esserci gioia più grande che vedere qualcuno sbocciare così, passare in appena due anni da "ragazzina" di talento ad artista già ampiamente risolta e capace di mettere ogni goccia di sé stessa su un palco. Di divertirsi e fare stare bene. Possiamo smettere di maledire quella pioggia di maggio, che anzi oggi ci ha restituito una musicista con un tour estivo di 40 date sulle spalle, che ieri sera si sono visti tutti quanti. Il percorso, si diceva.
Anche nei momenti più difficili o esasperanti, interromperlo è vietato. Per questo MI MANCHI (e MI MANCHI, ANCORA), piccolo e accidentato com'è stato, rimarrà come un'esperienza tra le più preziose per noi. Un momento di semina, e non di raccolto, che sabato ha celebrato la sua conclusione con un'altra giornata piena di musica dal vivo. Diffusa su due palchi: il Main Stage, la cui platea si è riempita ora dopo ora fino a un secondo bellissimo sold out, e l'Altro Palco, gratuito e aperto a tutti. Qui, come già venerdì, hanno potuto esibirsi numerosi artisti giovanissimi o meno noti. Nell'estate con meno musica da parecchio tempo a questa parte, ci è sembrato il minimo che si potesse fare.
Di tutto questo, e di come prepararsi a una stagione fredda che mette i brividi ma mica per le temperature, si è parlato in apertura di giornata in un talk dal titolo "Quale futuro per la musica indipendente". Ospiti Emiliano Colasanti di 42 Records, Marta Fantin di Dice/Factory Flaws e Ilaria Nacci del Circolo Magnolia. Quando c'è una crisi, si è detto, a pagare il prezzo più caro sono i piccoli e i più liberi. Sta già accadendo e dobbiamo reagire, perché la musica non può correre il rischio di perdere una generazione.
Apre e chiude le danze Ibisco, giovane "giglio" bolognese che esordisce sul palco principale e poi chiude in "esterna" con un set intimo e molto apprezzato, quando già la mezzanotte è passata. È un talento vero: dalla sua musica emergono tutti i chiari e scuri che poi sono le nostre vite. Dopo di lui altri due "newcomer" (ma già parecchio centrati): Santachiara, giovane artista di Carosello, e Pablo America, da Maciste Dischi. Sono molto diversi tra loro, più cantautoriale il primo, uno shaker di suoni che va dagli anni '80 alla musica d'autore il secondo. Due piacevolissime conferme per dei ragazzi che hanno bussato alla porta discografica nel momento più complicato, proponendo le loro canzoni nei periodi più bui della pandemia. Hanno avuto coraggio, ora è giusto abbiamo i loro spazi.
La prima donna arriva dopo, ma non tarda a farsi notare. Sarda e residente a Londra, Bluem ha di recente pubblicato uno dei dischi più interessanti degli ultimi tempi. Sale sul palco accompagnata da una serie di visual molto studiati e di effetto, e da un suono elettronico che si fa muro, poi spirale e mille altre forme. Il suo è un live ricco di spunti e contaminazioni, che ti porta ora in un club e ora su altipiani deserti e altri luoghi remoti, evocati dalla sua voce quasi ancestrale.
Alle 20, col favore delle tenebre e dei bravissimi fonici dell'Altro Palco, iniziano i live anche fuori. Caro con la sua band è una sberla di energia e il suo fisico minuto è come se rendesse ancora più potenti i suoi testi e il suo modo di stare sullo stage. Groove e scrittura si ritrovano con forza nel live de Il Cairo, che la segue e contribuisce a riempire le sdraio colorate del parco. Dopo ancora tocca a Missey, la cui voce si riconosce sin dalla prima nota e da parecchio distante. Fa quattro pezzi, la gente seduta la accompagna con la testa e con le gambe quasi senza poterne fare a meno. Mancano tre canzoni, ma (ovviamente) inizia a piovere. Per ora non sono molte gocce, ma il cielo dà l'idea che tra poco saranno molte di più. Tocca fermarsi.
Sul palco principale è finito il concerto di Emma Nolde e bisogna decidere cosa fare. Nessun dubbio, questa volta si va avanti. Tutti Fenomeni, alla sua prima data milanese (il suo disco Marcia Funebre è uscito pochi giorni prima dell'inizio della pandemia, a proposito di percorsi complicati), ha preparato un set ambizioso e che si rivelerà riuscitissimo. Sul palco sono in quattro, ma a un certo punto sbucano pure le chitarre in regia. Suona una quarantina di minuti e mette assieme quel vortice di assurda genialità che è la sua produzione, passata dagli esordi filo-trap su SoundCloud a un cantautorato lisergico e "battiatiano". Sotto il palco i ragazzi indossano le mantelle e si prendono le prime file liberate da chi preferisce uno spazio coperto. La pioggia in controluce pare fatta apposta per i suoi suoni sintetici e le acrobazie della sua voce. Davvero una grande prova.
Il temporale eternamente imminente non arriva mai, anzi anche la pioggerella cessa per poi ripartire. Si va fino alla fine. Rosa Chemical sale sul palco con il dj e coperto di un passamontagna e ritmo di Polka, uno dopo l'altro lo raggiungono il "fratello" Radical e i Thelonious B.. Sul palco, mentre scorrono le canzoni con il cantato originale e le doppie fatte live, succedono talmente tante cose che è impossibile stargli dietro. Rosa salta come un ossesso, Radical si arrampica sui montanti. Gente entra ed esce dalle quinte. Una specie di post-esibizione che fa esaltare molti ragazzi in platea, che, liberata dagli eventi atmosferici, dà un po' più di agio per lasciarsi andare.
A questo punto tanto vale la pena rilanciare, non lasciare nulla e nessuno indietro. Anche L'Altro Palco, sgomberato di tutta fretta per la pioggia, viene riallestito e tanta gente si accomoda fuori a godersi la fine della serata, con un po' di fango sotto le scarpe e tanta bella musica ancora da scoprire. I Nicaragua sono la band perfetta per la "ripresa delle ostilità" e portano tutti quanti in una dimensione nuova e scaldata dalla voce di Caterina Yuka Sforza. Poi è la volta di Ibisco, prima della graditissima sorpresa finale di Ziliani, cui spetta il compito di suonare l'ultima nota live di MI MANCHI, ANCORA prima del dj set.
Finisce così: è stato bello, anzi bellissimo, ma non vorremmo rifarlo. Da domani un nuovo capitolo, con l'idea che ora sia davvero giunto il momento di pretendere delle risposte.
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L'articolo MI MANCHI, ANCORA giorno 2: diventando grandi assieme di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2021-09-19 11:31:00
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