I miei migliori complimenti: indie, ma non sentirlo

Quasi dieci anni dopo la prima volta, la band di Walter Ferrari continua a seguire la strada di un'easy listening maturo, ben fatto e che non si prende troppo sul serio. Tutto quello che a un certo punto il cosiddetto indie ha smesso di fare

Duemilaquindici, playlist Indie Italia di Spotify. Sessione d’esami all’università, il tempo perso e Colazione da Gattullo. Una canzone scritta di getto una nottata aveva raggiunto dei numeri imprevedibili per una serie di motivi ed un contesto così favorevole come non era mai stato. Sono passati quasi dieci anni dall’uscita di quel pezzo e non si può non partire da lì per parlare del primo disco de I miei migliori complimenti.

Walter Ferrari era studente della Bocconi e la musica era probabilmente un gioco. Divertente per lui e per noi ascoltatori che abbiamo apprezzato anche altri singoli come Inter - Cagliari e Sabato. Tracce confluite in tre differenti EP che hanno formato una trilogia. Dopo il primo Le disavventure di Walter e Carolina seguono Le cose cambieranno nel 2018 e Le femmine i maschi nel 2019. Qualche sporadica uscita tra il 2020 e il 2022 porta a chiedere cosa vogliono veramente fare da grandi Walter e Filippo Rossi, il suo socio (che poi è il dramma di tutta la nostra generazione). Il tempo delle risposte è arrivato con l’uscita dell’omonimo album. Il primo disco, prodotto da Digitale 2000, conta nove tracce per una durata di 25 minuti e 39 secondi. Tecnicismi che hanno il loro valore, dettagli che dimensionano il valore della produzione.

Nel suo contenuto possiamo avvertire diverse influenze musicali che si incontrano e danno forma ad una proposta veramente alternativa. Dove cantano i grilli e profuma la terra è quasi un mix tra Samba e Bossa Nova, con le batterie di Marco Fugazza che ne danno un ritmo ancora più rapido. Particolarmente ben riuscito l’outro che esalta il potere della voce e la semplicità dell’essenziale. Con Fune di fuga rimaniamo geograficamente in un posto che ricorda molto il Sud America, con sonorità molto vicine a quelle dei Selton. Ammirevole il tentativo di accaparrarsi l'esclusiva dell’Amaro del Capo dopo che quello Lucano è stato preso da Mobrici e il Grand Marnier da Laila Al Habash. Il reparto marketing del superalcolico calabrese sarà felice perché la canzone convince. Viceversa scherza sui colori dell’emoji del cuore utilizzato nelle nostre chat.

Ad ognuno il suo significato, la sua interpretazione che rimane difficile, quasi come esistere. Polso ha un giro di acustica tanto semplice quanto ipnotico, e il suo testo parla di sentimenti e delle sue differenti manifestazioni. La recente morte di Toriyama può portare a pensare che C6 abbia qualche riferimento con la mitologica serie animata di Dragon Ball. Invece no, porta però ai tempi in cui con la tastiera dei primi telefoni cellulari si scriveva con le abbreviazioni e su Italia 1 veniva trasmesso il cartone animato giapponese. Quasi uno Swing con il gradevole sassofono di Adele Altro che addolcisce l’amarezza nel riconoscere il fatto di non essere unici e insostituibili per la propria amante. E nonostante questo rendersi disponibili.

Tutorial può essere la colonna sonora delle generazioni Y e Z, dove le responsabilità chiamano ma le difficoltà, dal fare il letto a coltivare una relazione, sembrano insormontabili. Ci si muove un po’ con una cosa, pezzo più impetuoso del disco, una piccola scossa che invita ad unire i corpi per diventare uno essenza dell’altro. King è una canzone anarchica dove Walter confida anche che i giornalisti gli stanno proprio sul ca**o. Le influenze latine sono ben visibili nel disco ma il capoluogo lombardo rimane la residenza e il teatro di ogni racconto come in Nuova Milano.

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I miei migliori complimenti hanno deciso di fare musica, senza prendersi troppo sul serio, ma proponendo una soluzione alternativa a una corrente musicale che sembra essersi omologata negli stessi suoni. È un disco indie, nel senso originario del termine (prodotto da un'etichetta indipendente) ma anche e soprattutto nel senso di alternativo e diverso dallo standard. Un album leggero fatto con molta cura, che segna l’inizio di un nuovo percorso che siamo tutti curiosi di vedere dove ci porterà.

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L'articolo I miei migliori complimenti: indie, ma non sentirlo di Luigi Bonacina è apparso su Rockit.it il 2024-04-18 14:43:00

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