Le migliori canzoni italiane dedicate alla radio

La radio compie 100 anni, senza aver perso un briciolo della propria magia. Dai grandi classici agli afflati libertari '70, fino alle moderne hit, ecco una selezione di pezzi sulla radio (che in alcuni casi sono anche andati in radio)

Radio vintage, foto via Pexels
Radio vintage, foto via Pexels

Sei ottobre 1924: la voce di Ines Viviani Donarelli annuncia il concerto di inaugurazione della prima stazione radiofonica italiana. È il primo vagito della radio in Italia. Sono passati cento anni e nel frattempo è successo di tutto: la radio è cresciuta e non è più la stessa di un tempo, almeno per quel che riguarda la sua fruizione. Però siamo sempre lì: certe voci fanno parte della nostra vita, entrano nelle nostre case, nelle nostre auto, passano attraverso un paio di cuffiette mentre camminiamo o cazzeggiamo in giro chissà dove.

Ci fanno compagnia, regalano emozioni, a volte riescono anche a farci arrabbiare, ma provate a immaginare come potrebbe essere vuota una vita senza una manopola che gira in cerca di una frequenza (e scusate per l’immagine vintage). E poi, quante canzoni sono state scritte pensando alla radio? Tante, tantissime. Eccone dieci.    

883 –LE CANZONI ALLA RADIO

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Sarà anche banale ricordarlo, ma è vero che alla radio passano canzoni per tutti. Per chi si diverte e per chi si annoia, per chi si è perso e per chi si ritroverà, per chi si è innamorato e per chi ha voglia di fuggire. Gli 883 saranno banali quanto volete, ma come si può sottovalutare una canzone attraversata dalla chitarra di Nile Rodgers? 

FRANCO BATTIATO –RADIO VARSAVIA

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Tredici dicembre 1981: il simpatico premier polacco Wojciech Jaruzelski proclama lo stato di guerra e forma un Consiglio militare di salvezza nazionale. Risultato: sospensione dei diritti costituzionali, coprifuoco e un bel po’ di arresti. È la repressione, bellezza, una specialità dei regimi filosovietici. Franco Battiato canta il caos di quei giorni, “I cittadini attoniti fingevano di non capire niente per aiutare i disertori e chi scappava in occidente”. E Radio Varsavia? “L’ultimo appello è da dimenticare”. Un po’ come il governo presieduto da Jaruzelski. 

EDOARDO BENNATO – MA CHE SARÀ 

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Bisogna assumersi il rischio di sognare. Di volare. Guai ad ascoltare i diktat del potere: vogliono solo ingabbiarci, massificarci. Il messaggio lanciato dal testo di Ma che sarà è chiaro, siamo nello standard bennatiano dell'epoca. Una radio sullo sfondo invita a non lasciarsi andare: “La radio va e non si fermerà, ti prenderà per mano, ti insegnerà a volare. Visti dall'alto, i draghi del potere, ti accorgi che son draghi di cartone”. Fosse vero…   

EUGENIO FINARDI – LA RADIO

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Poteva mancare un grande classico comeLa radio? Certo che no: sarebbe uscita fuori una playlist monca, incompleta, priva di un pezzo storico. Perché Finardi descrive una pagina di storia: l’esplosione delle radio libere. È il 1976 e l’etere non è più un’esclusiva di mamma Rai, lo ha stabilito la Corte Costituzionale, mica il Manuale delle Giovani Marmotte. E allora giù radio come se piovesse, nelle grandi città e nei centri più sperduti dello Stivale. Radio libere, ma libere veramente. 

GARBO – RADIOCLIMA

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Questo pezzo finì a Sanremo, nel 1984. Vinsero Albano e Romina con Ci sarà, davanti a Toto Cutugno e Christian. Un podio da sogno. Non si sa come e perché, in quell’edizione del festival dei fiori era presente anche Renato Abate, meglio conosciuto come Garbo, con Radioclima. Un brano nostalgico, immaginifico: “Cantami l’inverno che va, confondimi il giorno e la sera, ferma questa noia che va poi mi perdo con te”. Radioclima, quell’anno a Sanremo, chiuse al terzultimo posto. Ça va sans dire…

IVAN GRAZIANI – RADIO LONDRA

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La guerra fa schifo sempre e comunque, da qualsiasi latitudine si combatta. Faceva schifo, e guai a immaginare il contrario, anche la Seconda Guerra Mondiale, durata la bellezza di sei anni. Ivan Graziani si immerge nei giorni di quell’inutile carneficina descrivendo un’umanità smarrita, intenta a ritrovare la libertà perduta. Una lepre e una volpe addolciscono un clima apocalittico, dove la speranza è rappresentata dalle onde di Radio Londra. “Parla Radio Londra, trasmettiamo alcuni messaggi speciali”. I cattivi si combattono anche attraverso l’etere.   

JULINKO – FANTASMI INTERROTTI DI ALICE 

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La Polizia irrompe in uno studio radiofonico, interrompe le sue trasmissioni, porta in caserma i presenti e distrugge tutto quel che capita a tiro. No, non è la sinossi di un romanzo di ìspirazione orwelliana, ma è quel che accadde, il 12 marzo 1977, a Radio Alice, emittente bolognese vicina al Movimento Studentesco. Fantasmi ininterrotti di Alice fa parte di The Infamous Broadcast, omaggio ai pionieri di Radio Alice realizzato da vari artisti d’avanguardia, tra i quali Giulia Parin Zecchin, alias Julinko. Suoni cupi e radicali, proprio come quegli anni ’70, culminati con i disordini di Bologna del fatidico 1977.

MARRACASH –IN RADIO

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La povertà, l’orgoglio, la realizzazione dei sogni. Marracash spulcia tra le fotografie di una famiglia modesta (la sua?), senza una casa e con pochi contanti a gonfiare il portafoglio. Poi succede che un ragazzino destinato a una vita anonima trova la propria realizzazione mettendo a ferro e fuoco il microcosmo dell’hip-hop. Ed è il momento della rivincita: “Tutti chiamano il tuo nome adesso che sei in radio”.   

ROY PACI – PICCOLA RADIO

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La vita può essere difficile. Anzi, è difficile, oggettivamente, inutile farsi illusioni. Si corre, si sogna, si cade e ci si rialza. Senza soluzione di continuità si susseguono le giornate tristi e quelle spensierate, dense di felicità. La scatola di cioccolatini è là e non sai mai quale metterai sotto i denti. L’unica certezza è che potrai sempre contare su di una radio, poco importa se non è un granché in quanto a dimensioni, come sentenzia Roy Paci: “Ritmo che sale su, mare, di testa e di cuore, flusso d'onde sonore. (…) Scalda il cuore saper che ci sei, lo sai. Di te pochi godranno oramai: sento una radio, balla con me piccola radio, fammi felice”. 

PACIFICO – PARLAMI RADIO

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Pacifico la butta sui risvolti psicologici nei rapporti tra giovani uomini e giovani donne. E sulle crisi di coppia. Suoni gutturali, baci senza calore, silenzi. Un disastro, insomma. Per fortuna la radio ti salva riportandoti indietro nel tempo, quando le cose andavano per il verso giusto: “E mentre parla la radio a scherzare io e te. Una strada, una radio a cantare io e te. Una stanza, una radio, a ballare io e te”. Beata l’immaginazione! 

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L'articolo Le migliori canzoni italiane dedicate alla radio di Giuseppe Catani è apparso su Rockit.it il 2024-10-04 08:12:00

COMMENTI (1)

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  • Volaconlamente10 ore faRispondi

    A mio parere manca platealmente "Notturno italiano" di Mario Acquaviva.