I migliori dischi dei primi 40 anni di vita della Toast Records

L'etichetta torinese che ha segnato un cambio di ritmo della scena alternative italiana sin dagli anni '80 ha lanciato band come Statuto e Afterhours. Ora il fondatore Giulio Tedeschi ci mette in fila i suoi "gioielli"

Immagine di Maurizio Galia
Immagine di Maurizio Galia

Quaranta candeline sulla torta. Buon compleanno alla Toast Records, nata a Torino nella primavera del 1985 da un’idea di Giulio Tedeschi e Carla Celsa. All’epoca, l’obiettivo era ripartire dalle ceneri della Meccano e dai suoi sei anni di attività discografica (1979/1985), giusto il tempo per tirare fuori dal cilindro i Righeira e proporsi come il principale punto di riferimento della nascente scena punk tricolore (Raw Power, Bloody Riot, le compilation Raptus...).

La Toast ne continua l’opera allargandone le prospettive, creando e definendo la fisionomia di una nuova scena indipendente. Qualche nome? No Strange, Statuto, Afterhours, Vegetable Men, Gli Avvoltoi, Paul Chain, Massimiliano (Max) Casacci… Senza dimenticare che stiamo parlando dell’unica realtà discografica indipendente italiana che non ha mai voluto collaborare con strutture major, mantenendo integra la sua attitudine alternativa. Per festeggiare questa splendida quarantenne, ecco una selezione ragionata dei dieci album più rappresentativi di cotanta storia. Scelti a insindacabile giudizio del leader maximo della Toast, Giulio Tedeschi.  

NO STRANGE – TRASPARENZE E SUONI 

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Due demotape pubblicati tra il 1983 e il 1984 anticipano l’arrivo in casa Toast: Trasparenze e suoni è il primo album ufficiale dei No Strange nonché il primo disco pubblicato dalla neonata etichetta torinese. Psichedelia con accenni barrettiani, abbondanza di spezie indiane, una lunga suite che occupa un intero lato del vinile, una copertina lisergica: una formula che farà la fortuna di Ursus e compagni, ancora oggi devoti alla psichedelia e al suo verbo. 

STATUTO – VACANZE 

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È il 1988 e la Toast fa esordire sulla lunga distanza gli Statuto. Dopo una manciata di singoli e demotape, la band torinese condensa in poco meno di mezz’ora il proprio credo: tanto ska, qualche manciata di rocksteady, un paio di omaggi (leggasi cover) a Stevie Wonder (Passo le mie notti, ovvero la versione italiana di Music Talk) e a Nino Ferrer (La pelle nera). Album ancora un po’ acerbo, ma, da lì in poi, gli Statuto non si fermeranno più. 

AFTERHOURS – ALL THE GOOD CHILDREN GO TO HELL 

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Il 1988 è un anno di debutti eccellenti in casa Toast: dopo gli Statuto, ecco gli Afterhours. In realtà, c’era stato un prologo (il 45 giri My Bit Boy/To Win or Destroy, anch’esso in quota Toast), ma l’esordio vero e proprio è All Good Children Go to Hell, ovvero sei brani muscolari e chitarrosi, tra noise, attitudine punk, qualche accenno di psichedelia più una cover (Green River dei Creedence Clearwater Revival) compresa nel prezzo. La title-track non troverà spazio all’interno del 33 giri, più tardi (nel 1989) verrà inserita nella compilation Oracolo, sempre curata dalla Toast. Un album recensito con entusiasmo un po’ da tutte le riviste di settore, New Musical Express compreso. Evidentemente, quel po’ di stoffa c’era... 

FLEURS DU MAL –

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I Fleus du Mal e la Toast si marcano stretti sin dalla fine degli anni ’80: è l’etichetta di Giulio Tedeschi a distribuire il loro esordio omonimo (autoprodotto) per poi accoglierli come si deve nel 1994 con la pubblicazione di Indian World. Il salto di qualità i Fleurs du Mal lo cavalcano l’anno seguente grazie a 3, album grintoso con decise influenze blues, che consentirà alla band di farsi un certo nome nel circuito dei centri sociali, con puntatine anche all’estero.  

ROULETTE CINESE – CHE FINE HA FATTO BABY LOVE?

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Un album sperimentale, un concept su due attori, marito e moglie (e su loro figlia Baby Love) che decidono di mettere in scena il loro ultimo spettacolo al Centro di Igiene Mentale della città immaginaria di Traunitz (guarda caso, lo stesso nome attribuito alla governante muta di Roulette cinese, film di Fassbinder: tutto torna). Che fine ha fatto baby Love?, uscito nel 2004, è un coacervo di no-wave, post punk, elettronica spinta nel quale i Roulette Cinese trovano persino il tempo di citare alcuni stralci dei testi di Comprami di Viola Valentino e Mi vendo di Renato Zero. Un album che diventerà anche uno spettacolo teatrale.   

TRENINCORSA – LA DANZA DEI SOGNI 

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Siamo nel 2007 e saltare a ritmo di patchanka e dintorni è una realtà ormai consolidata. Anche i Trenincorsa forniscono il loro contributo alla causa a forza di pezzi in stile combat-folk, con aromi in arrivo da Sudamerica e Irlanda. Cose buone dal mondo, insomma, abbellite da testi arrabbiati ma non solo (ascoltare Sognatori per credere). La danza dei sogni vede la partecipazione di Cesareo, il chitarrista di Elio e le Storie Tese. 

JAMBALAYA – STREET SMART

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I Jambalaya sono una sorta di supergruppo nato dall’incontro di diversi musicisti torinesi. Disomogenee le loro estrazioni artistiche: chi è legato alla tradizione, chi va matto per lo ska e chi si aggrappa ai ritmi balcanici. Un insieme che, nel 2012, dà vita a Street Smart, fedele alla linea di un jazz contaminato da funk, rhythm & blues e soul, abbellito dalla tromba di Fabrizio Bosso. Nota a margine: la jambalaya è il piatto tipico di New Orleans, preparato con miscuglio più o meno infinito di ingredienti. Nomen omen…  

LUIGI TEMPERA AND THE ALLIGATOR ORCHESTRA – UP AND DOWN 

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Luigi Tempera è stato per quindici anni il direttore artistico del Festival Blues Jazz di Beinasco nonché il coordinatore della scuola di musica del locale circolo Violetta Parra. Appassionato di blues, chitarrista della Explorer Blues Band, Tempera è scomparso nel 2014, all’età di 49 anni. Up and Down esce postumo, nel 2016 e, oltre a rappresentare un tributo all’arte del musicista piemontese, è un album di rara bellezza. 

LUIGI ANTINUCCI – PIAZZA SOLFERINO 

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Luigi Antonucci può vantare un curriculum di tutto rispetto: primo album solista nel 1981 (Me ne lavo la mente, 91 Record), poi eccolo a suonare e cantare senza soluzione di continuità, a comporre colonne sonore, a dirigere emittenti radiofoniche. Piazza Solferino vede la luce nel 2020 ed è un delicato album in stile cantautore intimista, attento alle bellezze che la vita regala ogni giorno. Ospite di lusso Fabrizio Bosso, presente, con la sua tromba, in quattro dei tredici pezzi dell’album. 

SCREAMING FLOOR – LONG AFTER THE GOLDEN AGE 

Toast Records · Screaming Floor "Contest"

I marchigiani Screaming Floor approdano allo Toast nel 1985, quando esce il loro LP di debutto, Village and Woodlands, seguito, tre anni più tardi, da Bridges of Ashes. Il gruppo si scioglie da lì a poco nonostante ci sia del materiale pronto a uscire. Materiale che rimane in un cassetto fino allo scorso anno, quando la Toast decide di rispolverarlo e pubblicarlo in vinile in un’edizione limitata di 250 copie dal titolo Long After the Golden Age. Inutile aggiungere che si tratta di un gioiellino in grado di riassumere con eleganza gli stimoli new-wave mixandoli con forti riferimenti alla psichedelia e con respiri prog. Un lavoro molto completo, d’altra parte, quelli erano gli anni degli “eighties colours”… 

 

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L'articolo I migliori dischi dei primi 40 anni di vita della Toast Records di Giuseppe Catani è apparso su Rockit.it il 2025-04-11 11:30:00

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