MILANO STA BRUCIANDO
Un paio di motivi sparsi sulla sconfitta socio-culturale della città
Io non ne so nulla. Adesso che si è chiusa la fiera del siamotuttiartistisensibili e guardachelineeintelligentiquellinstallazione tutta Milano torna ai posti di combattimento. Pr che si dannano per convincere la gente ad entrare nei club, gestori che si inventano i party-pacco, gente fake che riprende a sentirsi famosa. Ma quella è un'altra Milano. Mi parlano così bene del passato di questa città e dei movimenti, e delle scene, e delle feste, e dei rave, e dei raduni, e delle convention, e del night clubbin che la sensazione è di essere arrivati troppo tardi in un paese annientato dal malessere delle restrizioni istituzionali. Ma vediamo di capire meglio cosa e come, che a dar contro alle istituzioni sarebbe troppo facile (e comunque al massimo mi riservo di usarla come pratica conclusiva dell'articolo). Allora: i locali chiudono. Anche i più storici come il Rolling Stone (ci faranno uffici e banchi salumi al suo posto), il Rainbow, il Plastic (chiuso a febbraio dalla commissione vigilanza sino a data da destinarsi per ristrutturazione, ma c'è chi parla di sfratto), l'Amnesty, il Gasoline, il Sottomarino Giallo (problemi con le scale antincendio?), il Tunnel (è aperto però gestito parecchio a-random), per non parlare dei vari centri sociali che hanno sviluppato (o perlomeno ci han provato) le maggiori subculture degli anni 80 e 90 a Milano. Ma tornando al night clubbin': "Milano sta chiudendo i battenti" – dice Andrea Pontiroli del Magnolia – "La gente lo sente, soprattutto i giovani, anche se ormai tutta la popolazione ne è interessata. Probabilmente se un paio di anni fa mi avessero detto che avrebbero chiuso una decina di locali a Milano e che non si sarebbero potuti più mangiare gelato e kebab in strada mi sarei messo a ridere". Il motivo - è inutile nascondercelo - non riguarda solo Milano, proverò a farmi capire da voi amici a casa: se in Italia la situazione socio-politica è un derivato della pubblicità allora il target di presenza su questa terra suddivide la specie, a vari livelli, in Finanziatori e Poveracci. E se i soldi fanno Tutto, chi non fa Tutto ruba. E rubare tutto sommato è un reato. E i reati qualcuno li deve punire. E quindi ci si inventa motivi per farlo, tipo che mangiare per strada non va bene, o tipo che ballare in strada in San Babila danneggia, o tipo che non hai quella cosa inutile in regola per fare un concerto e ti tolgo la licenza. Ecco perché non è anti-movida o recessione, ma Anestesia Sociale. Direttamente o per vie traverse, con provvedimenti o blitz, con sfratti o mancati supporti, il verbo è: anestetizzare (quando il chirurgo riesce a farti l'anestesia poi può farti qualsiasi cosa, può pure pranzare nella tua pancia squartata e ruttarti in faccia che tanto tu non puoi reagire). "Capire che disegno c'è dietro la chiusura dei locali e in genere dietro le politiche di restrizione delle libertà del tempo libero forse è più semplice di quanto sembri. La risposta sono i soldi, la politica e il potere. L'Expò è vicino e tutto deve essere nelle mani giuste per non sbagliare, le persone devono essere accompagnate o, meglio, incanalate verso un disegno fatto di appalti, di sponsor politici che ci facciano vedere quanto le istituzioni fanno per noi" – continua Andrea Pontiroli – "Ci stanno convincendo che non siamo in grado da soli di fare niente, che non si possono assumere responsabilità perchè tutto è complicato, tutto è pericoloso, anche camminare per strada, anche comprare un kebab. Ci costringono a pensare di avere bisogno di loro". La reazione più diretta? Pugno duro, altro che carezze. In un recente articolo di Matteo Cruccu sul Corriere della Sera il dj e direttore artistico dei Magazzini Generali Lele Sacchi spiega: "Negli ultimi anni proporre concerti in città è diventato problematico, appena si sfora con i decibel, o si oltrepassa di poche decine la capienza prevista, arrivano multe e proteste. I gestori non ce la fanno e chiudono". Nello stesso articolo l'assessore alla Cultura e Tempo Libero Giovanni Terzi afferma con fare istituzionale: "la tolleranza è un valore importante. Proporrò un tavolo di confronto…". Forse può essere utile contrapporre il parere dell'associazione che rappresenta la maggior parte dei locali milanesi, il Silb, Rudy Citterio il presidente, dichiara: "Anche i gestori hanno le loro colpe, ma il Comune si tira la zappa sui piedi ed esagera: se chiudono i locali della movida, cosa rimarrà di Milano?». I dati sono: meno 15% di ingressi nei locali milanesi e un calo del 4,8% delle consumazioni. E' ovvio che si va verso la chiusura totale. Sia dei club che delle associazioni che di tutto. Tutto chiude. Chiuderà tutto. Però io non ne so nulla.
(Il CarnemVale 2009)
DROGA STABILE & CULTURA TAKE-AWAY
Se i giovani sapessero. Se i vecchi potessero. Si, ma quindi?
Si, tranquilli che nella capitale del business il business c'è. Hai visto Via Tortona nelle ultime settimane come pullulava di benessere e arte e chiccherie? In America hanno introdotto un nuovo termine, è recessionism. Sostanzialmente si tratta della capacità di fare buone cose con pochi soldi o anche senza. Vi dico questo perché è la direzione più positiva che si riesce a pensare al momento (mia nonna lo ha sempre detto: arrangiarsi!). Poi oh le cose cambiano, i più accademici, gli economisti nazionali per esempio o si schierano contro (e quindi vanno a lavorare all'estero) oppure aspettano che muoia (chi? o meglio cosa?). Fate voi. Dicevo della forza 'dal basso'. OppostiConcordi è una crew che da anni organizza feste da ballo fuori dai luoghi convenzionali del ballo. Ho chiesto a Matteo Saltalamacchia innanzitutto di introdurvi il progetto OppostiConcordi: "Opposticoncordi nasce da un gruppo di amici che si divertivano ad andare a ballare musica alternativa, non commerciale agli inizi degli anni 90. In quel periodo arrivava in Italia il boom della musica elettronica da ballo: techno, house, break-beat, trance, ecc. E l'atmosfera non era quella di una discoteca ma di un "raduno", un atmosfera particolare e contro-culturale come quella che forse si respirava ai primi raduni giovanili di massa negli anni 60-70". La sua analisi, sicuramente più filosofica, è sintetizzabile così: "Secondo Marshall McLhuan la mentalità e la cultura cambiano con i mezzi materiali, e secondo questa intuizione profetizzò il Villaggio Globale, cioè che internet avrebbe ridato vita alla cultura in senso tribale, pre-alfabetico. I centri sociali avrebbero dovuto alzare con orgoglio la bandiera della danza elettronica post-moderna invece che nasconderla e squalificarla. E lo stesso dovrebbe fare l'amministrazione illuminata di un comitato di saggi: incanalare, organizzare e qualificare i movimenti sociali spontanei, invece che snobbarli, censurarli o nella migliore delle ipotesi frenarli al minimo. Perchè questa sarebbe davvero contro–cultura. Cavalcare i cambiamenti culturali senza la pretesa di decidere dove andranno a parare. Senza paura". Il suo punto di vista sulla repressione (fa paura questa parola eh?) milanese: "Mia nonna a 93 anni quando ha letto della legge per cui non si può consumare fuori dagli esercizi alimentari (bar, pizzerie, gelaterie, ecc.) per evitare capannelle e adunate mi ha detto: 'visto, i regimi si instaurano così, piccoli passi alla volta'. Ok, ma tipo come se ne esce? "Sicuramente facendo, organizzando, diffondendo, alleandosi. Noi crediamo di farlo facendo formazione nelle scuole, divulgando i principi che ci ispirano questo tipo di socialità in cui crediamo. Cerchiamo di insegnare ai ragazzi la necessità e il diritto a divertirsi e a far divertire con la massima libertà e responsabilità individuale. Per questo cerchiamo alleati ovunque, non perchè siamo senza ideali ma perchè siamo senza bandiere". Dal Magnolia a giorni partirà un nuovo progetto di condivisione generale: "Stiamo lavorando ad un'iniziativa condivisa da più soggetti che pubblicheremo entro pochi giorni sulla musica, la cultura e la creatività a Milano. Sono dieci punti dai quali ricominciare, per dimostrare che le risposte sono semplici, che le istituzioni possono fare tanto senza privare di libertà nessuno" – spiega Andrea che aggiunge sulla direzione generale dei movimenti milanesi – "Nessuno risponde davvero al disservizio notturno dei mezzi pubblici, alla mancanza di sostegno reale al settore musica, alla difficoltà di organizzare eventi, alla mancanza assoluta di spazi per manifestazioni. Nessuno di questi problemi è così complesso come ci viene descritto. Noi ci stiamo muovendo per proporre delle soluzioni, sicuri che le adesioni saranno tantissime e nella speranza che qualcuno apra finalmente occhi e orecchie. Ho il dubbio che la linea di sopportazione, come già accaduto in Italia, si sposti sempre più e che manchi sempre qualcuno che faccia il primo passo per dire: così no, questo è troppo! Ma ho troppa fiducia nelle persone per non pensare che qualcosa possa cambiare di colpo". Ora, che siate eco-chic, ravers, indie-boyz, goth, bboyz o non so cosa possiate sentirvi, sicuramente avete capito che la maledetta idea di progresso forzato/necessario/inevitabile è stata la peggio droga per tutta Milano. Una cosa l'abbiam capita. Andiamo avanti.
(Il Bitte)
ABBIAMO L'HOLLYWOOD MA NON LA CALIFORNIA
Ok, avete solo la nebbia ma...Milano alzati e cammina!
E' una popolazione botanica caduta dal pero. E una volta arrivata a terra, al livello del mare, si è accasata negli avamposti e ha seminato peri da cui poi sarebbe caduta altra gente. Ma questa è poesia spicciola. Alla lotta contro la repressione (fa proprio i brividi questa parola, vero?) il Bitte partecipa con tanto di ferite da arma da colpo-basso: "Lo sapevate che negli anni '50 la gente ballava il charleston sui tetti delle case di Milano? E cosa ancora più incredibile i vicini di casa non telefonavano alla polizia disturbati dal casino, i vigili urbani non innalzavano le cancellate per contenere il divertimento dei giovani, i locali non venivano sigillati a causa di una scala non completamente a norma come nel caso del circolo Arci Bitte, chiuso dalle autorità circa un anno fa". Rincara la dose Matteo "Flipper", promoter del Bitte: "Abbiamo creato uno spazio liberandolo dall'archeologia industriale, l'abbiamo riempito di contenuti e di idee, colorato e scaldato, l'abbiamo fatto attraversare e contaminare da una moltitudine di donne e uomini. Ci hanno fermato per un anno, ma siamo pronti a ripartire con più entusiasmo di prima". Però vorrei un attimo rallegrare gli animi persi comunicandovi che il turismo sessuale a Milano prosegue il suo business, e non siate femministi perché il femminismo tace. Poi volevo dire un'altra cosa, cioè che la burocrazia ci ucciderà tutti. Ah e anche un'altra: che tutti gli ospiti di questo articolo avevano già una mail, una risposta pronta da inviare a chi volesse approfondire la questione (meglio dei cantanti quando fanno promozione del disco). Ora componete il mosaico e fatevene un'idea. I-Tal Sound è uno dei maggiori sound system reggae di Milano, la mia collega Stefania Bonamici di Groove in un'intervista a Raimondo Bernardi promoter del sound, riporta: "Milano, come tutti sanno, è governata da palazzinari milionari e clerico fascisti che inseguono un decoro cieco e cinico. Ci ha portato ad un'ondata repressiva, senza precedenti, che ha colpito indiscriminatamente, dai luoghi di aggregazione alternativi alle discoteche più in voga". Qui si aprirebbe tutta una lettura più legata ai centri sociali e a quello di cui si parla dettagliatamente in un'altra parte di questo speciale, ma alla fine siamo tutti nella stessa sanguinosa barca. Però sentite l'esperienza di Esterni dalle parole di Beniamino Saibene: "è cultura ormai diffusa, causata in realtà dal fatto che le persone non si parlano tra di loro, che non si cerca di risolvere realmente i conflitti è necessario rispettare le diverse culture e generazioni, le esigenze di ciascuno quello che esterni fa è cercare di risolvere i problemi attraverso soluzioni creative per tutti, che mettono in relazione le persone e non le separano. Basterebbe incontrarsi e parlare, anzichè farlo attraverso i giornali". Come sarebbe meglio viversi Milano? "Se dobbiamo essere sinceri vivere Milano non è facile, purtroppo anche semplicemente per una questione di soldi. La cosa migliore resta sempre stare fuori, uscire, viversi gli spazi che la città mette e disposizione e prendersi quelli che vorrebbero sottrarci". Sempre in quell'articolo dell'amico Cruccu c'è una frase sintomatica di Davide Israel delle Scimmie che dice: "vedo sciami di teenager che alla musica sembrano poco interessati. Imbevuti di cultura televisiva, se non c'è il vip di turno non vengono" e una di Andrea Amichetti di Zero, mag di appuntamenti della città, che recita: "Milano somiglia sempre più ad un ospedale geriatrico. Chi fa musica è visto immediatamente come un nemico". Eh si. Tutto torna, l'ospedale, la chirurgia, l'anestesia, il fegato, il sangue, l'animazione, la rianimazione, la gente che finanzia e tutti gli altri. Tocca alzarsi dal lettino, ma non è facile. Milano alzati e cammina. Mmm…la verità è che si è (diventati, per chi c'era) in pochi. Alla gente non importa, lo so per certo. Le priorità sono altre e da tutt'altra parte. L'opportunismo è una scienza antropologica molto sensibile. Basta una pubblicità e…che vuoi farci. Non ha senso alimentare gli integralismi o i talebanesimi, qui proprio non ha senso. Non ha senso costringersi alla città, né tantomeno adeguarsi agli standard sfigati di luccichii e apparenze. Il fatto è che ormai le braccia son cadute. Possono solo rialzarsi. Tutti insieme forse abbiamo un senso diverso. Forse. Cioè ok che è una città puttana, ma mica vogliamo tornare a farci le pere?
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L'articolo MILANO CHIUDE di Michele Wad Caporosso è apparso su Rockit.it il 2009-05-04 00:00:00
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