Il singolo d’esordio dei P L Z, Milano d’agosto, appariva appena rientrati dalla ferie estive. Mentre il settembre più strano della storia faceva irruzione nelle nostre vite, mai avremmo pensato di ritornare con la mente (e con le orecchie) a qualcosa che rimasse con agosto. Eppure, i PLZ – che si legge "please", onde evitare dubbi – erano lì che spingevano per entrare nelle casse e cantavano Milano d’agosto/ Da quante settimane che non esco/ Le serie, i porno/ Tirare fino a che fa giorno/ Tra Tinder e Grindr/ C’è l’universo che si espande.
Sostenuti dal ritmo dance e sicuramente accattivante del singolo, i P L Z incuriosiscono: una curiosità montante che diventa via via quasi morbosa, ascolto dopo ascolto. E che viene alimentata dal fine lavorio della comunicazione, affidata alla sublime artista visiva Michelle Pan, le cui clip sui P L Z, riprese tramite computer, cellullari e app, danno un racconto sghembo e impreciso del duo sotto l'ombrello Costello's.
Imbattersi nei P L Z significa avere a che fare con un oggetto non identificato: sono come due alieni in giro per la città. E più si ascolta il loro singolo Milano d'agosto, più si entra nel loro stile, più si pensa un'associazione con un’altra opera altrettanto sbilenca, naif e ricca di fascino: Tokyo Alien Bros di Keigo Shinzo.
Un manga in tre volumi del giovane autore Keigo Shinzo, che racconta le vicende di due alieni sbarcati sulla Terra – tra il gusto per il paradosso di un Ennio Flaiano in Un marziano a Roma e l’indeterminatezza sul proprio destino in NieR:Automata di Yoko Taro –. Atterrati sul nostro pianeta, decidono di travestirsi da autoctoni per studiare gli usi e i costumi (letteralmente) di noi umani. Come base per i loro studi scelgono Tokyo (chiamateli scemi) e i due fratelli hanno un approccio totalmente diverso: i fratelli Tanaka – così hanno deciso di battezzarsi "alla terrestre" – non solo hanno due caratteri opposti, ma anche due approcci radicalmente differenti alla vita.
L’uno è vanesio, amante dei sotterfugi e in larga parte vendicativo, che decide di diventare il perfetto fatalone nipponico, sempre alla ricerca della prossima studentessa o idol a cui strappare un appuntamento. L’altro è più introverso e introspettivo, portato ad avere più difficoltà ad aprirsi con gli altri. Entrambi gli alieni, però, sono uniti da un forte, fortissimo senso di spaesamento nei confronti del modo di vivere terrestre: per loro la ricerca di un lavoro, il vivere in società e le pulsioni relazionali (specialmente le specifiche "modalità di ingaggio" terrestri) non hanno senso.
Questo senso di indeterminatezza e di non significato, verso un loop infinito in cui si ritorna sempre al punto di partenza, somiglia alle liriche dei P L Z. Specialmente quando cantano, con notevole arguzia espressiva La rabbia che non sboccia/ È tutto quel che ho. Ecco perchè la band di pseudo-milanesi si presenta come novelli alieni sbarcati sul pianeta Terra e segnatamente a Milano: come i loro colleghi milanesi, sono entità astrali alla ricerca di un senso nella vita tra i terrestri.
I P L Z hanno paura di tutto, tranne di ciò che può fare male. Ciechi per amore, non mostrano il viso a nessuno. Un velo li protegge, una maschera di lattice tiene loro insieme i connotati, sempre a un passo dallo sciogliersi e dal distorcersi. P L Z amano le tresche, gli interstizi, le zone buie fra un lampione e l’altro, attraversare la strada senza guardare. P L Z sono fedelmente infedele. Non si sentono per un po’, ma se li chiami arrivano, sempre. P L Z odiano le gabbie, soprattutto quelle erette dall’isteria collettiva. Il loro motto è "vivi e lascia morire". Anzi: "dormi e lasciati fare". In realtà si descrivono al singolare, ma cantano in due e si sentono trini, condividendo la moltitudine di una Milano che a volte è fredda e distante.
In conclusione, il parallelo tra Tokyo Alien Bros e i P L Z affonda le radici in medesimi sentimenti, ispirazioni e origini. Ascoltatevi Milano d’agosto e ditemi se non vi verrà voglia di fare una visita alla vostra fumetteria preferita per pigliarvi Tokyo Alien Bros. In fondo, sono secoli che le donne e gli uomini si sentono meno soli quando volgono lo sguardo alle stelle, no?
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L'articolo P L Z, due alieni a Milano di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2020-10-05 12:00:00
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