Milano si sta lasciando scappare una generazione di artisti

La capitale della discografia, la città delle opportunità. Per chi vuole fare musica, Milano è e rimane tutto questo. Ma sempre più ragazzi e ragazze sono “espulsi” dai costi di vita proibitivi e si sentono alieni a un sistema che guarda solo al successo. L’alternativa? A 50 minuti di treno

Milano e Torino unite con l'AI
Milano e Torino unite con l'AI

Milano ha un problema. O meglio, ne ha diversi, ma ce n'è uno che già prima della pandemia si stava palesando e che ora è sotto gli occhi di tutti: il mercato immobiliare. Anche in quelle che una volta erano le zone periferiche della città una stanza può avere prezzi spropositati, senza considerare il costo della vita in generale e ciò che rappresenta Milano, nella sua ricerca sfrenata alla produttività dove a finire schiacciato rimane l'individuo. Questa è una questione che affligge in primis gli studenti, vista la difficoltà di conciliare studio e lavoro, ma che finisce per allargarsi e andare a prendere tantissime persone.

Per chi fa musica in Italia, per esempio, è un tema bello grosso. Milano, col suo ruolo accentratore, sembra essere l'unico place to be per sfondare nella musica, o almeno per costruirsi una carriera dignitosa. E in questo c'è una parte di verità, ma è anche vero che è giusto e sano trovare delle strade altre. In questo senso è interessante notare come Torino stia diventando un'alternativa validissima: è abbastanza vicina a Milano per passarci quando serve, ha la sua rete viva di locali e di spazi dedicati alla musica, è un contesto animato e dinamico dove l'aura del neoliberismo sfrenato è ancora abbastanza contenuta da riuscire a vivere senza arrivare risicati a fine mese. Insomma, per molti aspetti è più vivibile di Milano.

Abbiamo quindi raccolto le testimonianze di alcuni musicisti che, per motivi diversi e provenienti da contesti diversi, si sono trovati a vivere nel capoluogo piemontese. Ci sono Carlo Corbellini e Giulio Patarnello dei Post Nebbia, Sara Santi dei Queen of Saba e Merli Armisa. E questi sono i loro pensieri al riguardo.

Carlo Corbellini (Post Nebbia)

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Vivo a torino da circa un anno. La città mi piace molto, va considerato che per quello che faccio potrei stare dove voglio, quindi diciamo che non dipendo da un lavoro in questa città per mangiare. È un posto economico (una delle ultime città rimaste abbastanza accessibili a livello di affitti/prezzi supermercati) e c'è una quantità più che accettabile di roba per uno a cui piace la musica. Ho frequentato e continuo a frequentare Milano, ma da un bel po' ho abbandonato l'idea di andarci, cosa che magari a un certo punto consideravo come una possibilità. Trovo che spendere più di 500 euro per una singola in qualsiasi città italiana sia uno spreco di soldi, dato che non siamo a New York. Credo che anche se Milano costasse meno non andrei lì, non mi piace troppo il mood imprenditoriale della città e l'effetto che ha su cose luoghi e persone. C'è anche da dire che è non l'unico posto ma quasi in Italia dove molte realtà che si occupano di musica arte intrattenimento ecc. hanno la possibilità di strutturarsi a un certo livello.

Giulio Patarnello (Post Nebbia)

Vivo a Torino da un anno, in primis mi ha attirato la grande cultura della musica elettronica che ha la città. Storicamente è sicuramente riconosciuta come un grande centro in Italia, ma ritengo che anche attualmente si trovino molti eventi e locali interessanti, togliendo i più grandi e conosciuti che in realtà sono solo la punta dell’iceberg. C’è da dire che, per fortuna, al contrario di Milano, Torino ancora mantiene una cultura del clubbing abbastanza sana e anche gli eventi più piccoli, per la maggior parte, non scadono quasi mai nella superficiale voglia di apparire e far apparire, ma hanno effettivamente un senso e una ricerca interessante, riuscendoci poi più o meno bene ovviamente. Le dimensioni e l’atmosfera da grande città poi mi hanno sicuramente attirato, venendo da una provincia non particolarmente grande.

A livello pratico ho notato che, almeno un anno fa, i prezzi erano decisamente competitivi rispetto ad altre città quali Milano e Bologna, sia degli affitti che della vita in generale. Sono contento della mia scelta, non so se continuerò a stare a Torino ma sono sicuro che non verrò mai a Milano. Ci passo spesso, sia per svago che per lavoro, e torino ha di positivo anche il fatto di essere vicina e ben collegata al capoluogo lombardi. in ogni caso più ci passo il mio tempo, meno ho voglia di andarci a vivere.

Sara Santi (Queen of Saba)

Mi sono trasferito a Torino 2 anni fa per completare gli studi, ma soprattutto per cambiare aria dopo un periodo di stasi dovuto alla pandemia. Poi mi ci sono fermato perché ho trovato una rete di supporto preziosa e stimoli costanti per la mia professione e la mia crescita personale. Non ho mai cercato casa a Milano, in parte per i costi insostenibili e in parte per una forma di resistenza alla nozione che le cose che contano succedono soltanto a Milano. Non escludo di trascorrere un periodo della mia vita in quella città prima o poi, ma per ora mi accontento di farci un salto di tanto in tanto quando le circostanze lo richiedono. Torino al momento rappresenta per me la dimensione più congeniale, dove c’è spazio sia per la mia parte più iperattiva, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, che per le mie condizioni di serenità più pacifica e comunitaria.

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Ho trovato casa in luoghi come Off Topic, dove la cura per la musica emergente si manifesta in iniziative, festival e corsi di formazione. Ho incontrato professionist3 del settore e compagn3 di vita e di lotta che mi hanno accolto nel loro mondo senza chiedermi di cambiare. E poi chi non vorrebbe vivere a 10 minuti da Porta Palazzo e i suoi rottami? Anche conoscere Willie Peyote è stata un’esperienza autenticamente torinese, correlata da aperitivi ai Murazzi e lacrimogeni in Val di Susa. Perché Torino è così, come direbbe Hannah Montana, “the best of both worlds”: una dimensione a misura umana in cui c’è spazio per le serate a ballare la techno e le mattine a fare la spesa al mercato, le serene gite in collina e le manifestazioni incazzate.

Merli Armisa

Comincio proprio ora il mio 3° (terzo) anno a Torino. Ho vissuto a Milano 5 anni (6 anni? la malattia ha confuso tutti e anche me) per studiare, essendo lombardo studiare a Milano è del tutto spontaneo, poi volevo stare lontano dalla provincia ancora per un po’ sentivo che le cose mi dovevano ancora succedere, eccomi quindi a pensare, resto a Milano? No dai, ci sono già stato, sembra che il tempo qui si sia esaurito. A Torino c’era un gruppo di amici (un gruppo di pittori) che sapevo venire da Firenze e trasferiti in bello stile a Torino in cerca pensavo delle mie stesse cose. Dai, ho una laurea, ho un disco, non ho una band, non ho soldi (pochi ovviamente, non zero! non sono davvero così punk come (non) vorrei qualche soldo dalle borse di studio e lavoretti vari ce li avevo), my heart is smashed, mi dico: vado là, trovo un lavoretto, mi mantengo degli studi - che dovevo fare se volevo diventare un professore di una materia scientifica che non posso fare a meno di pensare di avere a cuore anche se in fondo non la capisco appieno - trovo degli amici con cui suonare e al posto che finire un periodo della mia vita lo faccio continuare in qualche modo. Di fatto gli amici con le chitarre e le batterie li ho trovati, così come una mansarda che presto presto è diventata per me, e per lei, una casetta.

Milano era esaurita, e si stava continuando a esasperare sempre di più: appena andato via, più ne ero distante più si faceva inaccessibile, come un muro o un ombra che cresce o che cala attorno o sulla città. Cercare casa sembrava una cosa insensata, buttare via quei pochi soldi che racimoli in una doppia è talmente poco preferibile rispetto ad avere a una casa per te che il conto è presto fatto.

Dall’altra parte non posso fare a meno di pensare che si, forse Milano è dove avrei voluto essere adesso. Ok, è meno vivibile (si dice qui a TO (Torino) che siccome giri in bicicletta sia garanzia di vivibilità - vero; ma chi è che ha detto che devo vivere in bicicletta ? O comunque stiamo davvero dando la colpa alla bici? O ai mezzi pubblici? O alle macchine? Metterla poi sul piano della qualità dell’aria è veramente ridicolo, Torino è all’inizio, Milano un po' più in giù, ma comunque impregnate di quell’aria padana così orribile che fa venire le allergie a noi della provincia con l’aria, almeno, più buona - fine della parentesi) ma cacchio le cose sono lì.

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Da parte mia penso che sia facile preferire Milano a Torino perché è più vicina a casa mia, quella vera, e perché il passaggio da Milano a Torino è troppo evidente. Milano è una città, quindi ha tutte le dinamiche della città, Torino è una enorme città di provincia ma non lo si scopre adesso, né pappa né ciccia, specialmente agli occhi di uno pseudomilanese; quello che si sta scoprendo proprio ora che scrivo è che è una città finto francese dove di francesi ce ne sono ma anche una marea di pugliesi. Il che è comunque sia particolare. Ovvio, ci sono dei motivi storici e la storia che stiamo vivendo fa muovere le persone da est a ovest e da sud a nord. ma è anche vero che pur essendo difficile immaginare che questa valanga di pugliesi come un popolo barbaro si sia ritrovato alle vecchie mura di cinta, in assedio, e una volta espugnata la città abbia sterminato tutti quelli che di cognome facevano Dalmasso o Gastaldi, è anche vero che di fatto deve essere successo qualcosa di decisamente simile dato che di torinesi non ne resta neppure uno (pur convinto che il re sia nascosto sotto la statua di Lucifero in piazza Statuto ) mentre di pugliesi ne rimangono tanti.

La Fiat con la storia dell’assedio non centra nulla. Penso sia un esempio lampante di sostituzione etnica che non viene raccontata nei libri di storia delle scuole per puro complotto per questo dico: attenzione ora più che mai ai moti da sud a nord e da est verso ovest - io che sono passato da Milano a Torino (est-Ovest) lo capisco specialmente, non potete che fidarvi o aprire gli occhi.

Ecco, Torino è una città che ti aiuta a pensare bene di Milano dato che quando sei a Milano tendi, tendevo, a pensare male di Milano. È anche vero che quando ero a Milano e pensavo male di Milano, pensavo bene della valle. E adesso che sono a Torino e penso bene di Milano penso ancora meglio della valle.

Chissà.

Potessi andare a ritroso ancora sono sicuro che lo farei, in pratica non è vero niente. Di certo conta davvero poco il luogo, ma le persone quelle si - luogo comune così vero da straziarmi. E io ho persone care a Torino a Milano e in valle e ognuna delle delle persone e dei luoghi ha delle sue peculiarità specialissime. Sì, è vero, tendo a preferire Milano e forse un giorno, quando costerà meno ( si è sempre una questione di costo), quando faranno passare il po’ o ancor meglio l’Adda da Milano, e quando smetteranno di cementare i campi attorno e pianteranno boschi dove raccogliere le castagne o guardare i faggi, e metteranno una bella montagna vicino, si fa per dire, al Duomo e quando tutti i miei amici e la mia stupenda ragazza, che a quel punto per lo sforzo umano mai visto e per tutte le opere civili, idrauliche, urbane che saranno richieste per una impresa tanto onerosa di tempo e soldi sarà diventata una donna bellissima coi capelli argento luccicanti, allora mi trasferirò li, a Milano nella mia casa, che non avrò costruito ma ristrutturato dando fondo a tutti i soldi rimasti della borsa di studio che ora si posso dirlo erano del Politecnico, di Milano.

Per ora non posso fare altro che pensare che la musica la faccio in una singola stanza, e dove è la stanza davvero non sembra importarmi. sono a Seoul a Milano a Londra o appena fuori Reykjavík contemporaneamente, vorrei tutto e non ho niente e Torino me lo conferma senza consolarmi quasi mai.

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L'articolo Milano si sta lasciando scappare una generazione di artisti di Redazione è apparso su Rockit.it il 2023-11-30 13:08:00

COMMENTI (1)

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  • PalaceFerretti 12 mesi fa Rispondi

    tutto pur di tenere i soldi al nord... lol