Millemila milioni di dischi di platino

Pare che Lazza abbia fin qui collezionato 75 dischi di platino e 43 dischi d'oro. Bravissimo. Ma che senso ha questo annuncismo dilagante, questa sfida tra artisti, management e uffici stampa a colpi di record e successi? E quand'è che siamo diventati tutti come "ingegner cani" della discografia?

Disco d'oro. Rap. King. Milano. Mille.
Disco d'oro. Rap. King. Milano. Mille.

L'altro giorno leggevo la notizia che Lazza ha vinto l'ottavo disco di platino con il suo album Sirio, record di ogni tempo per un rapper italiano. Ma soprattutto che quel disco ha generato 75 dischi di platino e 43 dischi d'oro compresi i singoli. Ci è voluto un po' a processare l'informazione, a capire se in effetti fosse tale da modificare in qualche modo la nostra percezione di Lazza. Che sia molto bravo e che sia in grado di parlare a un determinato pubblico meglio di altri non c'è alcun dubbio, in più grazie a Sanremo è riuscito a entrare nelle grazie di zia Mara diventando sempre più appetibile pure per i genitori. Ecco qualche possibile spiegazione, molto terra terra e senza numeri di conforto, del successo.

La questione, però, chiaramente non è Lazza. Come il rapper milanese – sicuramente il "caso" del 2022, per il 2021 era stato Rkomi e quest'anno sarà Tedua, super catalizzatori di – ormai è prassi comune tra gli artisti, i loro managment e uffici stampa rimarcare certificazioni e risultati ottenuti con una certa onnipotenza tramite comunicati stampa sensazionali e post su Instagram: ho vinto un altro disco laccato in platino per una canzone che ormai ha quasi due anni, è il 32esimo!!

C'è la discografia, e ci sono i live. Con relativo obbligo morale di fare le grafiche dei sold out dei tour. Ogni sold out va comunicato, anche se le cose non vanno alla grande di certo salterà fuori che qualche locale è stato riempito, magari quello di casa, magari a capienza ridotta, e questo va comunicato. Come siamo diventati schiavi di questa cultura numerica? La musica per essere certificata generazionale e importante ha davvero bisogno di premi, consacrazioni e dettagli di vendita? 

Certo è che la rivoluzione dello streaming ha consentito nuove strategie per la musica e dopo un primo periodo in cui effettivamente il mercato si è rilanciato, negli ultimi anni, risulta tutto un po' fermo. E per mimare il movimento tocca fare quella benedetta foto con un disco d'oro in mano. Ci sarebbe poi da fare due considerazioni sul dato economico. Serve di più vendere 3000 vinili o fare doppio singolo di platino? Perché 3000 vinili fanno meno notizia rispetto alle 25.000 copie digitali necessarie per avere una certificazione, ma fate due calcoli sugli introiti dell'una e dell'altra opzione. 

 
 
 
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Dal primo gennaio 2009/2010m, infatti, la FIMI ufficializza le certificazioni di vendita di ogni singola registrazione musicale pubblicata e venduta in Italia, lo fa tramite questo metodo (non perdetevi in questo file, potrebbe essere pericoloso per la vostra salute mentale). In sostanza insieme a Gfk, tra le aziende leader nel settore di analisi di mercato, cercano su tutte le piattaforme digitali un codice che viene affidato a ogni singolo brano (EAN/ISRC) e prevede che 1 download digitale = 130 ascolti in streaming premium. Gli streaming premium (effettuati da abbonati paganti) vengono conteggiati fino a un massimo di 10 ascolti per utente al giorno. Sono esclusi gli streaming ad-supported (effettuati da utenti non paganti), le tracce streaming con durata inferiore a 30 secondi, gli streaming via radio e gli ascolti su piattaforme di video streaming. Questo metodo si riferisce solo per le certificazioni delle singole canzoni, ovvero la vera rivoluzione degli ultimi 15 anni per tutte le pareti degli artisti più acclamati in Italia. 

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Maria De Filippi e Fabio Fazio sono stati i primi a capire che ospitare qualcuno nel proprio salotto televisivo che avesse vinto una qualche certificazione (ed esibisse al pubblico questo oggetto di dubbio gusto) aumentasse la credibilità del contenitore. La prima ancora oggi insiste con questa pratica trionfale, il secondo sembra averla un po' accantonata - anche se la stagione è ancora molto lunga. Perché si sa, più pezzi di plastica laccati in platino hai vinto, più puoi parlare di musica... No? Perché è così ci hanno ricordato nell'ultima settimana. 

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E forse se questa faccenda degli annunci un po' ci mortifica è perché ci ricorda che non siamo mai stati bravi con la matematica e con le tabelle di foglio excel. Non pensiamoci, guardiamo al futuro. Al 2035, quando il disco di Lazza avrà vinto 190mila dischi di platino e noi lo celebreremo a dovere.

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L'articolo Millemila milioni di dischi di platino di Teo Filippo Cremonini è apparso su Rockit.it il 2023-10-31 13:15:00

COMMENTI (1)

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  • GianlucaParlato 13 mesi fa Rispondi

    Fanno solo pena! Una volta, dovevi averle quadrate per ricevere un disco di platino.