Instancabili Susanna Nicchiarelli e i Gatto Ciliegia Contro il Grande Freddo. La regista romana e il gruppo torinese sono sempre là, da oltre dieci anni ormai, in prima fila, a creare riuscite osmosi tra musica e settima arte, come quei matti che, saliti sopra al loro scranietto a Hyde Park, si mettono ad arringare chiunque si prenda la briga di starli a sentir che un altro mondo è possibile. Ohibò, magari un mondo intero no, ma sicuro un altro cinema.
Folli Susanna Nicchiarelli e i Gatto Ciliegia Contro il Grande Freddo, che dopo aver fatto il pienone di consensi alla 74° Mostra del Cinema di Venezia con Nico, 1988, gran bel biopic (ricordate? “I'm so selective about my audience!”) incentrato sugli ultimi anni della cantante Christa Paffgen, ora mettono in mutande in un colpo solo proprio coloro che, vedendo quel film, li avevano ingiustamente accusati di aver intrapreso un viaggio triste e tetro, incapace di sottolineare lo spirito rock'n'roll di Nico per soffermarsi sulla tragicità della sua vicenda personale di fine carriera.
Con una capriola mica da ridere con Miss Marx, ultimo film che ho avuto modo di vedere al cinema prima di questo “semi-lockdown”, Susanna Nicchiarelli e i Gatto Ciliegia dimostrano di potere parlare di rock'n'roll (e di sicuro anche di punk-rock) come e quando gli pare, a loro piacimento, senza perciò avere il bisogno di scadere nelle ovvietà e nelle ristrettezze mentali dei dileggiatori.
Certo il film non rivela nulla che gli uomini di buona volontà non sapessero già riguardo i vent'anni di militanza politica e artistica di Jenny Julia Eleanor Marx, Tussy per gli amici, e l'amato Edward, ossia la figlia più giovane del compianto Karl Marx, ma tenere a portata di mano in due ore che filano lisce lisce il succo dell'intera vicenda accaduta dalla morte del papà nel 1983 al romanticamente tragico epilogo nel 1898 è cosa conveniente e utile. Oltre le sue opere, infatti, numerosi sono i saggi, le biografie e vari i romanzi a lei dedicati (non soltanto) nella letteratura femminista. Potrei dire Eleanor Marx. A Life di Rachel Holmes e The Life of Eleanor Marx: A Socialist Tragedy di Chusichi Tsuzuki, ma di sicuro va citato Miss Marx - La Figlia del Capitale di Barbara Minniti (Oltre Edizioni, 2016) per gli ovvi motivi legati, se non altro, al titolo. C'è stata una serie televisiva della BBC andata in onda con successo nel 1977 e pare che la sua figura abbia ispirato anche Meryl Streep per la caratterizzazione della suffragetta Emmeline Pankhurst, che a sua volta fu una cara amica di Eleanor Marx.
Tuttavia, rispetto a tutta l'aulica classicità di queste citazioni, Susanna Nicchiarelli e i Gatto Ciliegia Contro il Grande Freddo non tengono certo a freno i fuochi d'artificio del montaggio e i colpi (letteralmente) di teatro nella colonna sonora. Si gioca al risparmio sul grottesco, questo sì, senza scivolare nella Marie Antoinette post-moderna e new-wave del 2006 di Sofia Coppola, che poteva essere invitante visti gli incassi, ma riuscendo al meglio possibile a mettere in scena una punk-rock-story talmente moderna da fare una giravolta di 360° e risultare pure naif.
Se la chiave interpretativa della mancata uccisione del consorte, egoista e scialacquatore, come sconfitta del femminismo (cfr. recensione in rete) è prevedibile e limitativa, intriga invece la lettura punk dove non potendo portare avanti le orme del amato genitore, si distrugge la scena sulla quale questi (ha) trionfa(to) facendo calare il sipario nell'unico modo possibile. E quindi la vergogna (con o senza virgolette) del fallimento (con o senza virgolette) come corona indicibile e segreta della sconfitta che in tal modo, nel pianto di tutti, trionfa come simbolo di eroina tragica, al pari di un qualsivoglia Ian Curtis o Darby Crash.
Suggerita questa ipotesi criptica, anche nel senso di cripta, occorre ribadire anche lapillissianamente che Miss Marx è anche un film con una rappresentazione sublime. Romola Sadie Garai ci offre uno degli spettacoli più intensi e follemente lucidi degli ultimi anni e risulta comprensibile come la cauta Nicchiarelli la lasci danzare, anche alla lettera, di fronte a tanto spudorato talento che senza ricorrere a nessun trucchetto stantio da cineasta si afferma con un empatia disarmante. Pura e sola presenza iconica e cinematografica, Romola Garai si muove e parla come fosse posseduta nella sua parte, rompe gli schemi, rompe la quarta parete, rompe le convenzioni del tempo e del cinema in costume. E poi c'è Patrick Kennedy/Edward, sibillino e velenoso come qualsiasi amore tossico, che striscia come una serpe e ragiona come la strafottenza di un bovaro.
E sopra di tutto la soundrack importante dei Gatto Ciliegia Contro il Grande Freddo con la zampata dei Downtown Boys , senza la quale la riuscita magia dell'intera pellicola arriverebbe soltanto per metà. “La soundtrack del film Miss Marx è stata realizzata con brani editi dal repertorio dei Downtown Boys (A Wall, Wave Of History, I'm Enough (I Want More) e Dancing In The Dark)", mi spiega solerte Max Viale dei GCCIGF. "Tranne L'Internazionale, che compare come versione riadattata da loro per il film. La nostra collaborazione comprende invece quattro opere di pubblico dominio (Campanella On The Beach di Liszt, Fantasia Estemporanea Per Tussy, Sonata Utopica ed Eroica Miss Marx di Chopin) e un intervento sonoro in presa diretta, ossia Fantasmagoria, che si può sentire nella scena dello spettacolo di magia dove l'assistente del Mago, interpretato poi dal sottoscritto, sonorizza una proiezione con lanterna magica”.
Come per tutti gli interventi sonori nella filmografia di Susanna Nicchiarelli, il concept della soundtrack è stato elaborato a partire dalla scrittura della sceneggiatura con l'intenzione di creare un contrappunto sonoro e visivo: punk contemporaneo per enfatizzare le battaglie sociali della vita di Eleanor Marx e brani classici d'epoca elaborati con variazioni vicine all'identità sonora dei Gatto Ciliegia (che caratterizza da sempre la produzione cinematografica di Nicchiarelli), applicati all'evoluzione della storia sentimentale di Eleanor. Ammette Max: “Il lavoro è stato complesso non solo per la parte compositiva, ma anche per l'evoluzione delle lavorazioni di postproduzione, interrotte per l'emergenza sanitaria, dove si è continuato a distanza con le difficoltà del caso, riprese e chiuse in Belgio appena ci è stato possibile, in tempi molto concentrati”.
Vedere, o meglio osservare la loro capacità di ingegno aiuta a capire perché, nonostante tutto, a tratti, fugaci e sorprendenti, il cinema italiano riesce a essere sorprendente anche quando il film in questione è anche solo poco più che un'onesta e appassionata analisi storico-biografica. Onore al merito poi la scelta coraggiosissima di distribuire il film anche in lingua originale (l'inglese, che vi credevate?).
Dopo l'altrettanto bello Cosmonauta del 2009 e La Scoperta dell'Alba del 2013 (con un inedito dei Subsonica, per i completisti) la colonna sonora di Miss Marx è stata giustamente premiata con il Soundtrack Stars Award a Venezia e nonostante non esista ancora una vera tracklist, né tanto meno un ufficiale digitale o analogico, Max mi confessa che “è in valutazione la pubblicazione della colonna sonora da parte di Sub Pop: in America il film uscirà nel 2021, quindi in caso la notizia verrà ufficializzata a fine anno”. Scusate se vi sembra poco.
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L'articolo "Miss Marx": quando l'Italia si ricorda di non avere rivali nelle colonne sonore di giorgiomoltisanti è apparso su Rockit.it il 2020-11-02 09:46:00
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