Il mondo bello di HÅN

Leggiamo l’ultimo romanzo di Sally Rooney con in sottofondo il disco d'esordio dell'autrice lombarda. Per la gioia di fondere e confondere letteratura e musica, e costruire una mappa per orientarsi tra le stanze della mente di due giovani donne

HÅN - Foto stampa
HÅN - Foto stampa
01/04/2022 - 16:30 Scritto da Mattia Nesto HÅN 12

I piani si confondono, si parlano e rimano tra loro nel disco d’esordio di HÅN, projections on a human screen e nel nuovo libro di Sally Rooney, Dove sei, mondo bello. Me ne sono accorto sin dal primo ascolto dell'album della cantautrice cresciuta vicino al Lago di Garda: 9 tracce come pagine di un diario personale che prendono vita in un pop variopinto e in costante movimento. Dentro una dimensione incantata e parallela, dove HÅN ci guida con voce cristallina attraverso le stanze della sua testa.

Nel mentre che ascoltavo, stavo casualmente terminando la lettura del bellissimo romanzo della scrittrice irlandese. È lì che musica e letteratura si sono fuse e confuse, andando a ritmare l’una con l’altra. Da un certo momento in poi non ho più ben compreso dove finisse il rigo scritto e dove iniziasse la strofa suonata. E vi confesso sia stato strano, ma bello.

Proprio seguendo questa sorta di sinestesia del presente – che potrebbe essere benissimo un buon modo di interpretare la realtà – tenterò, traccia dopo traccia, di leggere il disco di HÅN cantando il romanzo della Rooney. Vi va di venirvi dietro?

HÅN - Foto di Marco Sciacqua, Roberta Margescu
HÅN - Foto di Marco Sciacqua, Roberta Margescu

Bycicle

Senza più guardarla negli occhi girò i tacchi e uscì dal negozio. Lei diede un’ultima occhiata alla cassa di mele fresche e, quasi avvertisse che riprendere a esaminarle sarebbe stato fuori luogo, quasi che l’operazione di ricerca ammaccature sulla superficie dei frutti fosse stata ridicola e resa addirittura motivo di vergogna, ne pescò una e proseguì verso i banchi del frigo.

A mio avviso una delle qualità degli artisti veri – e non quelli sostenuti solo da una buona strategia di marketing – è di rendere speciali le cose banali. Ecco: Bycicle, il primo pezzo di projections on a human screen di HÅN, unito a questo passaggio di Dove sei, mondo bello? mi pare proprio l’esempio perfetto di quanto ho detto. Entrambi i casi sono accomunati da un qualcosa di semplice e banale: un brano urban-pop da un lato, un momento di spesa in un minimarket dall’altro. Eppure, se osservate bene, vedrete che in tutti e due non vi è neppure una grinza, una cosa fuori posto una, anche minima, sbavatura. Sono due realtà perfette che, senza volersi arrogare chissà quale responsabilità di "spiegarti il mondo" te lo descrivono per quello che: una bella canzone, una mela senza ammaccature, mentre un tizio incontrato su Tinder ti saluta e se ne va.

Leave me! - Flights

Fuori per strada tornarono a sorridere, e i loro sorrisi erano misteriosi. Era una domenica mattina fresca e luminosa, le facciate bianche delle case riflettevano la luce del sole, le auto passavano, la gente portava a spasso il cane, di chiamava da una parte all’altro della strada. Simon baciò Eileen sulla guancia e si salutarono.

Prima parlavo di quanto mi piacesse osservare come gli artisti siano in grado di rendere speciali le situazioni normali. Bene, qui siamo proprio da un’altra parte e per farvelo capire mi basta citare una delle frasi su cui, vi confesso, più mi sono fermato a riflettere nei giorni scorsi: "E i loro sorrisi erano misteriosi". Se dovessi indicare la primissima cosa che mi ha colpito del pop di HÅN e della prosa della Rooney, eccola: il mistero racchiuso in un sorriso. Prendete Leave me! o anche Flights e provate a non venirvi a dire che anche voi, come me, non avvertite un segreto arcano racchiuso in queste strofe; un’alchimia aliena a tutti tranne che a lei. Tanto è vero che la stessa artista ha dichiarato: "Questo album prende forma dalla mia camera da letto (luogo in cui scrivo la maggior parte della mia musica) ed entra nel mondo reale". Avete visto che la domanda è proprio la stessa della Rooney in Dove sei, mondo bello?

sonic interlude – sonic96 – Chiro

Perché nella mia più intima essenza io non sono altro che un prodotto della nostra cultura, nient’altro che una piccola bolla che occhieggia sull’orlo della nostra civiltà. E quando questa svanirà, svanirò anche io. Non che me ne importi, credo. 

Queste tre tracce sono il cuore "esposto" di projections on a human screen; sono l’artista che si getta nel mondo per fare la sua musica. Ecco perchè ho voluto accostare questo stralcio del romanzo della Rooney a sonic interlude, sonic96 e Chiro: perché mi pareva un’assonanza perfetta dal punto di vista "dell’esposizione in pubblico". Chi siamo noi? Dove stiamo andando? Qual è il nostro posto nel mondo? In entrambi i casi, sia quello della Rooney sia quello di HÅN, la risposta non è univoca, ma sfaccettata: siamo sì un prodotto di questa nostra cultura, ma siamo anche noi, individui imperfetti con talmente tante contraddizioni dentro che finiamo a non capirci mai. Per questo siamo tanti interessanti. E spaventosi.

Nose bleeds

Ed è tutta un’altra sensazione. Queste mani che ti toccano, le uso per imballare delle scatole? Non lo so. Al lavoro ho sempre mani congelate, cazzo. E tipo, praticamente, insensibili. Anche con i guanti alla fine si addormentano, lo dicono tutti. Certe volte mi faccio un taglietto o un graffio o cose così e finché non sanguina non me ne accorgo nemmeno. E queste sono le stesse mani che toccano te? Non lo so, probabilmente penserai che parli così perché non ci sto con la testa. Ma tu sei molto, molto morbida e bella da toccare, tutto qua.

Per la canzone che più di tutte mi è piaciuta, Nose bleeds, non potevo non scegliere un passaggio a caso del romanzo. È capitato qualcosa ai vertici della prosa della Rooney e sono felice di farvela leggere. Già, felice, perché mi pare che il pezzo si intoni perfettamente a questo momento della storia: un momento di imbarazzo misto a eccitazione unita a un sentimento che si potrebbe definire amoroso da parte del ragazzo che parla. E quante volte, anche noi, come lui, ci siamo sentiti proprio così: insensibili e alieni al mondo quasi sempre, ma incredibilmente ricettivi e grati quando si passa del tempo con la persona amata. Sono cose difficili da spiegare davanti a una birra o all’ora dell’aperitivo, me ne rendo conto, e forse è più semplice suonarle o scriverle. Ma credo che i romanzi e le canzoni servano proprio a questo: ad accordare il nostro cuore al ritmo delle nostre vite, con un tocco di poesia.

might as well – projections

Se mai riuscirò ad acchiapparti non avrai bisogno di dirmelo, me ne accorgerò da solo, disse lui. Ma non ti correrò dietro più di tanto. Mi limiterò a starmene dove sono e a vedere se vieni da me. Sì, è quello che fanno i cacciatori con i cervi, disse lei. Poi, li ammazzano.

Chiudere le cose – un trasloco, un paper di lavoro o una relazione – con stile, eleganza e un pizzico di bellezza è merce rara. "Sì, è quello che fanno i cacciatori con i cervi, disse lei. Poi, li ammazzano": chiudere così un capitolo racchiude tutte le qualità descritte poc’anzi. Per tale ragione, seguendo appunto la stella cometa del "terminare le cose con stile" le ultime due canzoni di projections on a human screen di HÅN sono un bel modo per terminare un disco d’esordio: racchiudono molto, se non tutto, di quanto espresso finora e anche una piccola, ma evidente pulsione e battito verso il futuro. Proprio come fa Rooney in questa chiusura di periodo: lo termina in modo netto, ma non definitivo. Lascia una finestrella aperta che fa entrare un po’ di luce. Questo raggio illumina, di taglio, la scena, sui cui si muovono i due protagonisti. Tutto finisce laddove tutto comincia: non è questa la vita, la musica e la letteratura in fondo? Un ciclo che non si esaurisce mai. Perché, incessantemente, da quando il primo ominide si è retto in piedi non facciamo altro che raccontarci storie e cantarci canzoni?

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L'articolo Il mondo bello di HÅN di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2022-04-01 16:30:00

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