(My Awesome Mixtapes al Motron - Foto di Giulia Bertelli)
Sabato 23 e domenica 24 marzo, a Modena, si è tenuta la prima edizione del Motron, un festival la cui intenzione era quella di portare in Italia i gruppi più interessanti della scena indie pop elettronica. In cartellone molti nomi stuzzicanti, le aspettative erano alte. Sono state deluse. Un report - forse un po' cinico - per descrivere quel week end. Teo Remitti racconta.
Un festival.
Costruire/inventarsi la prima edizione di un festival non è banale. Certo.
Se poi l'ideea è di farlo in una zona 'piena' di musica ma poco abituata a eventi analoghi -se non, forse, nella stagione estiva- le difficoltà sono ovviamente maggiori.
Se il festival ha una forte connotazione "electro indie pop", come da claim, modajola e cool, e non è nella sciocca Milano dalle insegne luminose e dalle pseudopassioni veloci, il quadro si aggrava.
Se poi il prezzo di ingresso è elevato, almeno in considerazione del fatto che il programma è ampio e pretenzioso, ma mancano nomi di grosso richiamo...
Se i concerti sono in programma dal sabato pomeriggio a notte fonda di sabato e di nuovo, con gli stessi tempi, la domenica (!)...
Se la promozione in giro per la città (manifesti?) è inesistente (per completezza, segnalo che non so nulla di quella radiofonica). Se la presenza in rete è risibile (un Myspace poco utile e il sito ufficiale che, nato con un ritardo inaccettabile, resta fermo a un unico .jpg (!) nel quale non vengono nemmeno implementate le aree cliccabili...
E' Motron, a Modena.
Motron, o Mo.tron.
Così.
Se si aggiunge che, dopo una settimana di sole splendido e aria fresca e tersa che fa annusare la primavera, su Modena si rovescia una fredda pioggia ininterrotta per tutto il finesettimana, che sembra di essere a fine novembre...
E se la mattina del sabato, dieci ore prima dell'inizio, il festival viene trasferito (!!!) dal Tube (Modena) al Vox (Nonantola, quindici km più a nord) per chiusura forzata e improvvisa del locale destinato originariamente ad ospitarlo (cosa che arricchisce l'immutabile sito ufficiale di due righe che segnalano la notizia, mentre il sito del Vox continua imperterrito a mettere in calendario il concerto degli Hormonauts), è la fine.
Buone intenzioni a volontà, ma realizzazione pessima.
Dopo una corposa cena emiliana, in formazione terzetto e non quartetto a causa dei caprioli, andiamo.
All'ingresso, casse separate per chi vuole vedere gli Hormonauts (10e) e chi entra per il festival (18e). Ricordo che il Vox ha due piani e due palchi, niente di sorprendente. Biglietti strappati, e, cinque metri più avanti, si scopre la piena libertà di movimento tra le sale. Chi ha chiesto di vedere il festival ha pagato otto euro in più, niente altro. Ridere o piangere?
I chiacchieratissimi My Awesome Mixtapes sono già passati, portandosi via qualche buona recensione.
Tenderforever sul palco principale. Niente di che, ma forse va bene per scaldare le orecchie, come se fossero le tre di pomeriggio. Intanto c'è un divano, chiacchiere, qualche birramedia di Dolcetto d'Alba. Riscaldamento.
Il problema è che quello che segue.
Una sequenza letale di gruppi da oratorio scandinavo, relegati sullo pseudopalco superiore, davanti a un pubblico sparuto che sembra pure gradire. Si arriva a cinque persone sul palco, senza che nessuno suoni nulla, con imbarazzanti basi anni ottanta e voci stonatissime, chiome bionde e fotografie digitali. Il commento è "Vergogna! Fate schifo! Se foste italiani vi manderebbero a fanculo subito!". E invece. Non sono italiani. Quindi ecco gli applausi. Infinitamente meglio gli Hormonauts, sotto, per dire. La tortura prosegue serrata e efficace, con due gruppi composti dalle stesse persone (Kalle e ParkerLewis), con un raggio di fioca luce da un timido duo simil Mùm (Bobby Baby, gradevoli) e gli spaventosi Biker Boy, con tanto di maracas incedibilmente fuori tempo (lei), ciuffo e ballo impresentabile (lui) e aste del microfono fatte con i tubi al neon (entrambi). Dio santo. Tutto imbarazzante, non ci sono altri commenti. Imbarazzante.
Basta, a casa, a fare altro, e lasciamo i Belle&Sebastian (ammesso che ci siano davvero, mescolati a questa sera disgraziata) a mettere dischi per la pista semideserta. Non ajuta il fatto che il Vox sia un posto con una capienza ben superiore alle mille persone. Tra Hormonauts e festival (sic) ce ne saranno meno di duecento, compresi gli organizzatori e i quaranta saliti sui palchi.
Domenica.
Nel pomeriggio mostra "Sguardi da nord" alla Galleria Civica e alla palazzina dei giardini. Deludente. La Scandinavia esce a pezzi da questo finesettimana.
Sinceramente, non so dove si trovino le energie per ripartire, squadra diversa ma sempre sotto la pioggia, per Nonantola. Non ci sono gli Hormonauts, questa volta il prezzo è inevitabilmente diciotto euro. Non c'è praticamente nessuno, a parte gli artisti (...) della sera prima, reduci da drammatiche ubriacature tipo gita scolastica -non molto sorprendenti- nella notte. Di nuovo, mi recensiscono bene un concerto già passato (Cats On Fire). I Loveninjas sono attesi con ansia dai tre gatti presenti. Il cantante esordisce bene ("We're from Stockolm, Sweden. Another cold place"), ma il concerto è almeno nojoso, con canzoncine uguali l'una all'altra. La solita roba che tutti -credo- ascoltano negli ultimi anni, un inno all'ascolto mordi, fuggi e dimentica, sostituendo con qualcosa di analogo il prima possibile, destinato a fare la stessa fine, rapido, rapido, rapido. E anche il primo -l'unico- morso sa davvero di poco.
Poi va tutto bene. Il set di Pillow, al piano superiore, è perfetto per questo posto semideserto, divani leggeri, birra leggera, chiacchiere leggere e sorridenti. Gradevole, bello. Isan inizia bene, interessante, poi abusa un po' della pazienza del pubblico. Non è un problema, sui divani neri si dorme d'incanto. D'incanto.
I jolly finali sono all'altezza delle aspettative: Tarwater dà vita a un live impeccabile, basso e macchine e voce e bravi, bravi davvero, e dal divano si scende volentieri in platea, mentre Apparat alza i bpm e vernicia tutto con una mano di buon cattivo gusto, e permette di completare l'evoluzione che, partita dal sonno sul divanetto, arriva fino alle danze finali.
Riconciliati almeno con i suoni, uno sguardo al locale scuro e semivuoto (cinquanta paganti per la seconda sera?), strada verso casa. Piove.
Sul sito del festival si dice, sapendo di sorprendere chi legge, che l'arrivederci è per l'anno prossimo.
Vediamo.
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L'articolo Motron festival - Modena di teo è apparso su Rockit.it il 2007-03-24 00:00:00
COMMENTI (3)
tirano su il morale :[
io c'ero. sugli scandinavi ho scritto le stesse identiche cose. e penso che tu fossi quello dietro di me che ha detto "vergogna!fate schifo!". io dicevo, nel frattempo, "fate cacare". non vorrei essere metereopatico, ma se tra sabato e domenica ti fossi trovato giornata di sole tipo quelle di sti giorni, e ti fossi goduto il posto, avresti apprezzato di più il festival. anche cose come loveninjas e isan. personalmente, l'ho trovato un discreto festival per la prima volta, e per l'impegno...hanno avuto un po' troppa sfiga..niente svedesi, comunque, la prossima volta....
io mi son trovato uno che vomitava alla mattina in ostello...
almeno qualcuno che dice come è stato veramente. ma avete letto altre recensioni in rete?? roba da non crederci. sembra quasi bello da quel che dicono. secondo me gli unici a essersi divertiti, sono gli scandinavi, bere e mangiare gratis. per forza.uUhEeUhEuEUUeEHuEe