Cosa fanno le istituzioni italiane per supportare la nostra musica all'estero?

Chi se ne occupa, quanti soldi ci sono in ballo, e cosa si fa concretamente per promuovere la musica italiana all'estero

I Be Forest ad Hollywood
I Be Forest ad Hollywood - I Be Forest ad Hollywood
11/03/2016 - 13:53 Scritto da Marcello Farno

Da oggi al prossimo 20 marzo ad Austin andrà in scena la 30esima edizione del South By Southwest, uno dei più importanti festival al mondo dedicati a musica, cinema e tecnologia. Da un po' di tempo la line-up musicale dell'evento ha aperto le porte anche agli artisti italiani e quest'anno a fare da portabandiera ci sarà un discreto parterre di nomi nuovi, da Joan Thiele ai Brothers In Law, dalla giovanissima BIRTHH ai Moustache Prawn, arrivando a Go!Zilla, Platonick Dive e Kalàscima. Come se non bastasse questa piccola colonia, per il terzo anno l'Italia sarà presente anche con uno stand istituzionale, Italy@SXSW. Un'operazione quest'ultima figlia di "un'intesa di settore" tra FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana), ICE (Istituto per il Commercio Estero) e Puglia Sounds, il programma della Regione Puglia attivo da circa sei anni per lo sviluppo del sistema musicale del proprio territorio.

Un "hub" in cui fare networking, presentare gli artisti e gli start-upper tricolore, che si avvale a sua volta dell'organizzazione e del coordinamento di Mela Inc., azienda con sede in California ma legata a doppio filo all'Italia attraverso Music Experience, altra azienda con sede però tra le colline meno esotiche di Roma Nord, che gestisce anche Hit Week. Per chi non lo sapesse Hit Week si definisce, come si legge sul sito, "il più importante festival al mondo dedicato alla diffusione della musica e della cultura italiana attuale". Un festival itinerante, che muove dagli USA al Canada alla Cina, e che negli anni ha ospitato tra gli altri Franco Battiato, Marco Mengoni, Negrita, Subsonica, e molti altri.

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Una matassa di nomi, progetti e incroci di visioni (parallele o differenti?), un dispiegamento di forze italiane in cui però sembra che gli ultimi a trarne vantaggio diretto siano proprio gli artisti. Guardando verso Austin, non è chiara infatti la maniera in cui FIMI, ICE e Puglia Sounds sostengano le band: ci sono dei reali programmi di investimento per l'esportazione della musica italiana all'estero? E chi coordina le scelte artistiche?

Abbiamo cercato di capirlo con alcune delle persone in gioco nella faccenda, come Alessandro Ceccarelli, dell'agenzia di booking BPM Concerti, che quest'anno vola al SXSW con BIRTHH e Brothers In Law: "Sono parecchi anni che siamo in contatto e lavoriamo direttamente con SXSW, in fondo chiunque lo può fare, gli stessi artisti lo possono fare iscrivendosi attraverso Sonicbids. L’opportunità di andare a suonare al SXSW è a portata di mano insomma". Bene, ma c'è qualcuno che fa da intermediario artistico per la scelta del cast o esiste un contatto diretto con i booker del festival? "Ci confrontiamo costantemente con i booker del festival, proponendo loro quelli che riteniamo essere gli artisti italiani che possono avere un senso e soprattutto che possano avere delle opportunità reali di mercato negli States. Quest’anno abbiamo infine potenziato le nostre opportunità scegliendo (e pagando) dei partner affidabili che ci aiutano nella ricerca degli slot migliori e delle connection adeguate con gli imprenditori del settore in USA (discografici, agenti, agenzie di booking, uffici stampa, etc.). È un grosso sforzo ma credo sia un ottimo modo per sostenere le carriere dei nostri artisti in quel paese".

Partner esterni appunto, perché le istituzioni sembrano non voler mettere mano al portafogli: "Non ci sostengono in alcun modo. Negli ultimi anni solo Puglia Sounds, da quando è presente, ci ha fornito l’opportunità di partecipare all’aperitivo italiano dove vengono presentati attraverso brevi live acustici o dj set gli artisti italiani del festival (lo spazio è però totalmente finanziato dai contributi ICE e FIMI, ndr). Una piccola cosa carina ma che forse aiuta più loro a fare bella figura che altro. Quest’anno, essendo io associato ad Assomusica, ho cercato di capire se attraverso l’associazione si poteva riuscire a recuperare parte delle spese vive (soprattutto di viaggio) attraverso dei rimborsi spese per gli artisti (che non percepiscono alcun tipo di cachet al SXSW), così come succede a quasi tutti gli artisti europei che di norma sono sostenuti dai propri uffici di esportazione musica presenti in tutti i paesi o dagli istituti di cultura. Quest’anno avevamo altri due artisti in gioco che purtroppo hanno dovuto rinunciare anche perché le spese erano troppo onerose da sostenere. Avere dei piccoli aiuti ogni tanto non farebbe male".

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La morale della storia sembra essere figlia del classico motto "armiamoci e partite", un palcoscenico agghindato a festa in cui la bandiera continua a luccicare, ma dove non esistono reali appigli sui quali fare leva per entrare nel mondo della discografia internazionale. Per capire meglio cosa succede dall'altro lato della barricata siamo andati a chiedere ad Antonio Princigalli, coordinatore di Puglia Sounds, del proprio ruolo nella diffusione della musica italiana al South by Southwest: "Abbiamo una partnership con SXSW dal 2013 che in questi anni ha permesso l’esibizione ad Austin di numerosi artisti pugliesi (Canzoniere Grecanico Salentino, Populous, Donpasta, Fabryka e in questa edizione Kalàscima e Moustache Prawn) e al SXSW di partecipare al Medimex per entrare maggiormente in contatto con il mercato italiano ed europeo. Inoltre, come accadrà quest’anno, siamo presenti nel loro spazio espositivo assieme ad altre importanti realtà dell’industria musicale italiana per promuovere la musica e la creatività del nostro Paese in uno dei principali eventi musicali del pianeta. Il nostro lavoro consiste proprio in questo: favorire lo sviluppo del sistema musicale". In che maniera? "Favorendo la programmazione e la promozione degli artisti pugliesi che SXSW seleziona. Non facciamo altro che aumentare la possibilità agli artisti pugliesi di esportare la loro musica e di azzerare le distanze tra la Puglia e il resto del mondo".

Un lavoro che Puglia Sounds costruisce su ampia scala nel corso dell'anno partecipando a numerosi festival ed eventi all'estero (se ne contano undici, tra cui Primavera e Sziget): "Per Puglia Sounds, questa è una delle molte attività: svolgiamo un lavoro quotidiano con una linea specifica di intervento, Puglia Sounds Export, con la quale abbiamo sostenuto in 5 anni più di 860 concerti all’estero di artisti pugliesi tra tour, showcase nelle principali fiere musicali e focus internazionali dedicati ai nostri artisti. Un’attività unica in Italia che in questi anni ha dato un forte impulso allo sviluppo dell’attività internazionale di artisti e operatori musicali della nostra regione".

 

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Un sistema virtuoso, ma solo per i musicisti pugliesi a quanto pare. E tutti gli altri artisti italiani come vengono sostenuti? Sempre ad Austin i reali contributi di FIMI e ICE sono inseriti all'interno di un'azione promozionale più ampia, per cui lo stato eroga circa 100.000 euro, che fa capo all'azienda privata Music Experience e al suo festival Hit Week. "Per il SXSW abbiamo un budget limitato" – ci spiega Enzo Mazza, CEO di FIMI – "che garantisce la presenza dell'Italia al meeting, ma non ci permette di coprire le spese agli artisti. Ci sono dei rimborsi a seconda delle situazioni, rimborsi di location, in parte anche di viaggio, sui movimenti in America, ma parliamo comunque di budget minimi se confrontati a quelli francesi o inglesi, che hanno un modello di sostegno diverso da quello che abbiamo noi, e che prevede investimenti molto più rilevanti: il nostro corner è ospitato all'interno di un ristorante italiano, mentre gli inglesi ad Austin affittano un intero palazzo. È ovvio che noi vogliamo arrivare a delle cose del genere, però lavoriamo con problematiche economiche non indifferenti e con una difficoltà anche a trovare nel nostro mondo una reale volontà di esportare gli artisti. A noi non interessa lavorare per promuovere Il Volo, la Pausini o Bocelli".

Quelle della FIMI sono dichiarazioni assolutamente condivisibili, che però si contraddicono nel finanziamento massiccio ad un festival come Hit Week che coinvolge nomi "molto italiani" e all'apparenza poco esportabili: "Sicuramente Hit Week punta a promuovere l'evento anche attraverso la comunità italiana negli USA che è una comunità enorme. In ogni caso Fimi comunica ogni anno alle etichette major, alle associazioni indipendenti e ai manager le informazioni su date e programmi dell'anno. Le più interessate propongono qualcosa. La questione budget è ovviamente il tema più complesso, ma chiediamo di fornire un elenco di artisti interessati ad Hit Week. Esattamente il modello di qualsiasi music export office. Pertanto le scelte effettuate poi dalla direzione artistica si basano su ciò che viene proposto. E comunque se guardi al passato, in ogni edizione c'è sempre uno zoccolo duro di giovani, mi viene da pensare al Canzoniere Grecanico Salentino o a Mannarino, che possono essere proposte interessanti per il mercato americano".

Siamo proprio sicuri? "Il mercato americano è un mercato complesso, la risposta che c'è stata data dall'esperienza, nel bene e nel male, è che cercano dall'Italia un modello molto tradizionale. Un'alternativa potrebbe essere entrare nel mondo dell'EDM magari, abbiamo avuto una tradizione nel mondo della dance e purtroppo quella tradizione è andata persa negli anni (sic). Noi siamo un mercato molto forte a livello locale e poco all'estero, un limite dell'industria italiana, anche quella indipendente, e che è molto poco coraggiosa".

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Levarsi dalle sabbie di questo immobilismo, istituzionale in primis, si potrebbe fare con dei piani e dei progetti chiari presieduti proprio da un Music Export Office, che l'Italia, al contrario di larga parte degli stati europei, non possiede: "Per una questione di modelli istituzionali tutte le operazioni sull'estero avvengono tramite il canale dell'ICE, e ancora non è stato creato l'Export Office, che è il nostro obiettivo principale da qui ai prossimi anni  Crediamo sia il momento giusto per fare una valutazione seria sulla cosa, anche perché nell'ultima legge di stabilità è stato acclarato che il 10% del compenso per copia privata dei diritti incassati dalla SIAE dovrà essere destinato a iniziative per artisti emergenti. Io temo molto che questi soldi finiscano per alimentare le sagre di paese e le iniziative musicali fini a se stesse. Credo si debba invece fare un ragionamento molto importante lavorando in sinergia con SIAE. La musica italiana ha un futuro se riesce ad andare all'estero e questo deve essere chiaro".

Non bisogna inventarsi nulla di nuova in fondo: la Francia, così come i paesi nordici consorziati nella piattaforma Nomex, forniscono dei contributi economici a etichette e management per promuovere la musica su tutti i livelli, dall'ufficio stampa al supporto logistico per l'organizzazione di tour all'estero: "Quelli sono i nostri modelli, purtroppo negli ultimi anni abbiamo avuto delle difficoltà dovute anche alla crisi del mercato discografico. Se ci fosse realmente un fondo da dedicare alla musica italiana all'estero la situazione sarebbe diversa".

Insomma, i soldi di ICE e FIMI al momento finiscono tutti nella produzione di eventi sconosciuti ai più e ideati da un'azienda privata che sembra scollegata dalla realtà lavorativa del mercato musicale italiano: eventi dalla direzione artistica quantomeno discutibile e rivolti agli italiani all'estero, che sembrano non portare reali vantaggi al nostro mercato discografico in ambito internazionale. Come nella migliore tradizione italiana, invece di sfruttare al meglio le poche risorse che ci sono, ci si scrolla le spalle e si rimanda al domani. Sperando ci sia tempo e modo per tornarne a parlare e raccontarci un'altra storia.

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L'articolo Cosa fanno le istituzioni italiane per supportare la nostra musica all'estero? di Marcello Farno è apparso su Rockit.it il 2016-03-11 13:53:00

COMMENTI (3)

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  • alessandro.pintucci 8 anni fa Rispondi

    Non c'è niente da fare! La musica italiana non è più sostenuta!!! alessandropintucci.it

  • i_zu 8 anni fa Rispondi

    noi di @strawboscopic pensiamo che la via fuori dalle sabbie mobili sia fare rete tra realta' nuove, appassionate e agguerrite, rivolgendosi all'estero a un pubblico specializzato e non chiudersi in un genere arcaico rivolgendosi alle comunita' di italiani all'estero - comunita' che tra l'altro non sono piu' quello che le istituzioni pensano

  • i_zu 8 anni fa Rispondi

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