Fornire una definizione del genere psichedelico nel 2016 è un'impresa piuttosto ardua e forse di scarsa utilità, tanto più che oggi la musica è fatta di ibridazioni e incroci, e ci appare più che mai come una macedonia di generi mischiati e mai “puri”. Eppure, a ben vedere, la psichedelia non è mai stata un genere unico e definito, impermeabile alle influenze o rigidamente coerente. Basti pensare alla fine degli anni ’60, quando quella parola era un fil rouge che univa diversissime personalità come i Beatles, i Creedence Clearwater Revival, Jimi Hendrix, Simon & Garfunkel, Grateful Dead, Frank Zappa, Dr John e tantissimi altri che hanno stirato e stravolto le norme del pop e del rock.
Si può etichettare questa tendenza come una moda hippie, e forse ad un certo punto lo fu anche, ma non si può evitare di individuare un sintomo molto più profondo: le varie connessioni con le proteste pacifiste e il movimento studentesco inserirono la distorsione psichedelica nel contesto più ampio dell’utopismo sociale e umano. Nel limbo tra la musica di nicchia e quella popolare, la psichedelia originale fu quel momento nel quale si misero in dubbio realtà, confini e sicurezze del mondo.
Dal nodo storico della fine degli anni ’60 seguirono numerosissime diramazioni di cui forse la più rilevante è lo sperimentalismo elettronico che percorre le produzioni dei Kraftwerk o di Franco Battiato, per passare dalla trilogia berlinese di David Bowie fino a oggi, ad artisti come James Holden o Pantha du Prince che alla psichedelia rimangono comunque legati. Sin dalle prime sperimentazioni s’intravidero in nuce le caratteristiche della distorsione psichedelica anche nell’elettronica odierna: una distorsione che intacca pur sempre la realtà e lo spazio, ma progressivamente sempre più priva di utopismo, sempre meno collettiva ma rivolta all’individuo, all’interiorità, a uno sfogo anche fisico che porti fuori dal mondo ma non miri più al suo cambiamento radicale.
Ma il precocissimo punto di svolta per comprendere la psichedelia di oggi è un album che con la psichedelia sembra non avere nulla a che fare, almeno di primo acchito: "Sandinista!" dei Clash. La ballata "Washington Bullets" dopo una decina di tracce viene remixata in "Silicon On Sapphire" in un’esplosione lisergica. L’autoremix, nemmeno l’unico nel lungo album, fa prendere alla psichedelia una svolta del tutto inedita, che prelude a tanta musica contemporanea: la distorsione non è più rivolta alla realtà esterna, ma al proprio operato, alla propria memoria, a sé stessi; la rielaborazione mira a ricostruire da capo una traccia già fatta e finita.
La distorsione della memoria si traduce nella riproduzione di un ricordo attraverso il filtro del sogno e dell’interpretazione, e spesso diventa una procedura chiave per capire la musica contemporanea. Il dibattuto neologismo inventato da David Keenan sul numero 306 di The Wire, “pop ipnagogico”, utilizzato per definire la musica di artisti come Ariel Pink, John Maus, Animal Collective, Neon Indian, Peaking Lights, Devendra Banhart e tanti altri, mira proprio al cuore di questa procedura: la musica assorbita nell’inconscio infantile viene in seguito riprodotta in età adulta, con lo stesso filtro onirico di un qualsiasi ricordo d’infanzia. Lungi dall’essere un’etichetta, questa definizione crea un nuovo calderone di personalità molto diverse e tuttavia legate a un tipo di distorsione e riproduzione della memoria che è di fatto sorellastra della psichedelia.
Anche i gruppi più “genuinamente” psichedelici, quali Tame Impala, Foxygen, Temples, MGMT, Flaming Lips e altri ancora non sfuggono alla logica della riproduzione dei ricordi, anche se, paradossalmente, facendo appello a un panorama mnemonico più collettivo e più definito (ossia quello della psichedelia stessa anni ’60), la portata effettiva della loro distorsione è molto più limitata. Nonostante ciò, la retromania di questi gruppi dimostra ancora meglio dell’hypnagogic pop il ripiegamento della musica nella sua stessa memoria.
(Jerry Garcia dei Greatful Dead, immagine via)
In un panorama pervaso da tendenze rétro risolte in sguardi rivolti al passato, la distorsione psichedelica contemporanea agisce sul tempo, rimescolandolo in modo tale che la musica di oggi può essere la musica futura immaginata nel passato. Questa distorsione sfasa il tempo fondendo passato, presente e futuro, crea dimensioni parallele e traccia nuove storie, ma non agisce mai direttamente sullo spazio e sulla realtà. Il precoce punto di svolta di "Sandinista!" si fa ancora più significativo considerando che i Clash sono uno dei gruppi punk per eccellenza, quel movimento che con l’arma dell’anarchia spazzò i rimasugli dell’utopismo del decennio precedente. Distrutti gli aneliti sociali e umani della cultura, l’unica distorsione possibile è quella rivolta a sé stessi.
---
L'articolo Cosa vuol dire "musica psichedelica" nel 2016? di Lodovico Lindemann è apparso su Rockit.it il 2016-01-27 11:53:00
COMMENTI