Siamo soliti considerare la musica come una passione, per i più fortunati è un lavoro, ma in ogni caso è uno strumento di intrattenimento e di cultura.
Difficile immaginarla come una tortura, anche nel peggiore dei casi. Un viaggio di tre ore in compagnia di un cd di Gigi D’Alessio può essere fastidioso, ma è davvero poca cosa se paragonato a ciò che state per leggere.
Subito dopo l’11 settembre 2001, gli Stati Uniti sono ripiombati in un medioevo in cui i diritti umani sono stati più volte calpestati in favore della ricerca di presunti terroristi (ricerca totalmente inutile e crudele, come è emerso nell'ultimo Torture Report), torturando i testimoni nelle prigioni di Guantanamo (sull’isola di Cuba), in Iraq, in Marocco e in Afghanistan. Lì, la musica è diventata una vera e propria arma, usata dagli agenti della Cia per condurre gli interrogatori o anche solo come forma di tortura fine a se stessa. Le canzoni venivano sparate a volume altissimo per ore ed ore nelle orecchie di detenuti rinchiusi in gabbiette per animali.
La reiterazione, si dice, avvicina a Dio, ma può far anche impazzire. La privazione dell’udito isola l’essere umano, toglie il senso di spazialità, favorisce le vertigini. Alcuni prigionieri raccontano di essere stati appesi al muro per i polsi in una stanza buia per due giorni interi, costretti ad ascoltare Eminem, 2Pac e gli Aerosmith, altri raccontano di essere stati ammanettati con le cuffiette nelle orecchie (che per questo non potevano togliere) che sparavano la stessa identica canzone per settimane, ininterrottamente, giorno e notte. Una cosa che ha fatto letteralmente impazzire centinaia di uomni.
Nelle playlist di musica da tortura della Cia spuntano canzoni che proprio non ci aspetteremmo, scelte minuziosamente in modo che il prigioniero non abbia familiarità con il genere, oppure che sia offensivo per la sua religione. Poteva essere un loop del dinosauro Barney che cantava “I love you” per 24 ore, oppure “Take Your Best Shot” della band metal Dope ripetuta fino alla nausea, seguita da “Meow Mix", un jingle pubblicitario di cibo per gatti. Gli Skinny Puppy, i cui suoni industriali ed abrasivi sono stati usati spesso durante gli interrogatori, hanno addirittura chiesto al governo Americano la cifra simbolica di 666.000$ per oltraggio alla loro musica, essendo stata usata come “arma" contro qualcuno, e nel 2008 è partita l'iniziativa Zerodb, tramite la quale i musicisti hanno cercato di fermare questa barbarie perpetrata loro malgrado.
Qui sotto abbiamo selezionato dieci canzoni diventate purtroppo dei grandi classici nei campi di tortura americani.
Britney Spears - “(Hit Me Baby) One More Time"
Nine Inch Nails - "March of the Pigs"
Christina Aguilera - “Dirrty”
Marilyn Manson - "The Beautiful People"
Justin Bieber - “Baby”
Eminem - “The Real Slim Shady”
Los Del Rio - “Macarena”
Metallica - "Enter Sandman"
Il dinosauro Barney - "I Love You Song"
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L'articolo La musica che usa la CIA come strumento di tortura di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2014-12-16 14:20:00
COMMENTI (6)
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Hanno pagato la SIAE?!
Quella del dinosauro Barny non mi è nuova.Mi sembra che ne abbiano parlato in un film proprio come mezzo per torturare i prigionieri.
@riccardopaolino92 non usano Brondi perchè è inneggiare al suicidio!
Con D'Alessio ed altri simili avrebbero impiegato molto meno tempo ;)
almeno non usano vasco brondi. quella sarebbe davvero troppa cattiveria