Esistono nicchie musicali nelle quali molte musiciste hanno avuto un ruolo fondamentale; una delle più famose è quella della cosiddetta “storia alternativa della musica elettronica” composta da grandissimi nomi come quelli di Pauline Oliveros, Daphne Oram, Suzanne Ciani o Delia Derbyshire (ma anche dalle italiane Teresa Rampazzi e Franca Sacchi…), sempre rimasta colpevolmente oscurata dalla controparte maschile.
Anche la nostra canzone tradizionale/di protesta ha avuto importanti voci femminili (ricordiamo almeno Rosa Balistreri e Giovanna Marini, capaci di fortissime prese di posizione e di trattare anche tematiche molto difficili), e lo stesso si può dire rivolgendo lo sguardo all’underground: dal movimento punk prima, a quello figlio delle riot grrrl poi, anche noi abbiamo avuto un buon numero di band che prendevano le mosse da Slits, Bikini Kill, Poison Girls, L7, Babes in Toyland, Sleater Kinney… dalle Clito alle Squeezers o le Kandeggina Gang.
Se andiamo però a guardare al grande mondo della canzone pop, la verità è che qui da noi per troppi anni abbiamo avuto una grandissima tradizione di interpreti di canzoni scritte da altri (quasi sempre da uomini) ma non altrettanto di autrici.
Se già molti decenni fa si è sviluppata la figura del cosiddetto cantautore, lo stesso non si può dire di quella della cantautrice, per la quale abbiamo dovuto aspettare almeno gli anni ’90 per vedere qualcosa di più di alcuni casi isolati come Gianna Nannini, e anche le Cristina Donà o Carmen Consoli erano comunque legate a un immaginario più rock che non a quello della canzone italiana.
Spesso nella visione critica di queste tematiche assistiamo a un altro problema ancora, che è quello dei “recinti” in cui vengono messe le musiciste. Succede spesso ad esempio che i progetti delle musiciste non vengano considerati in quanto progetti musicali, e non vengano scritti articoli sulla tale band parlando della sua musica, ma che vengano create sorte di contenitori tipo “dieci cantanti donne del momento” o “dieci progetti al femminile”, dove spesso vengono accomunate musiciste che non hanno nulla in comune se non una vagina in mezzo alle gambe, tendendo ovviamente a banalizzare la questione ma soprattutto le singole proposte musicali.
Un altro problema è anche quello degli stereotipi: soprattutto quando si parla di rock, ad esempio, il modo in cui vengono osservate queste esperienze dall’esterno e da una prospettiva giornalistica, è molto spesso quello del vecchissimo cliché della “ragazza arrabbiata”, un’idea che ovviamente sarebbe ridicola se applicata oggi a un essere umano di sesso maschile che fa musica rock - come se invece una ragazza dovesse per sua natura aderire all’immagine di un delicato fiore di campo.
(Loredana Berté. Foto via)
Un altro elemento significativo sta nel fatto che a volte sono stati i gesti più ancora che la musica a testimoniare una forte identità e una forte auto determinazione in alcune musiciste anche molto note. Facciamo due esempi di personalità estremamente popolari e di avvenimenti che in decenni diversi hanno creato molto scalpore: il primo è quello di Mina che aspetta un figlio da un uomo all’epoca ancora sposato con un’altra donna, e nell'Italia degli anni ’60 viene tartassata dal gossip, dai commenti e dal perbenismo. Viene addirittura allontanata dalla Rai per questo suo status di “peccatrice”. Racconterà in un'intervista a Playboy: “Il massimo è stata una foto su "Epoca" dove io ridevo con Corrado con il mio pancione, tranquilla, e sotto scritto "Cosa avrà da ridere?" Me la ricorderò tutta la vita una cosa del genere”.
Cose oggi impensabili, in quanto i costumi si sono evoluti, però allo stesso modo, quando in anni più recenti un'altra cantante di grandissima popolarità ha fatto una scelta di autodeterminazione e di affermazione forte, cioè quando Gianna Nannini a 56 anni ha deciso di mettere al mondo una figlia senza un compagno, questo ha altrettanto creato discussioni e scandalo anche nella civile Italia degli anni 2000.
La strada è ancora molto lunga, ma dopo questa introduzione ci sembra giusto passare il microfono ad alcune musiciste, alle quali abbiamo rivolto una serie di domande sul tema. Abbiamo interpellato musiciste molto diverse tra loro per età, formazione e genere musicale, da one-woman band a strumentiste, dal punk all’avanguardia passando per l’elettronica, cercando di offrire un quadro almeno un po’ variegato.
Adele Nigro (Any Other, Halfalib)
Non c'è a volte un po' di stereotipo riguardo alla musicista che fa rock? Il cliché della "ragazza arrabbiata”, sembra che si debba per forza venire incasellati da qualche parte.
Sì, c'è uno stereotipo della "ragazza che suona", nel rock immagino più che in altri contesti perché come genere è conservatore e abbastanza machista. Una delle conseguenze di questo è che le persone di genere non maschile vengono solitamente descritte solo tramite categorie decise a priori. Il danno credo sia evidente.
Hai avuto modelli musicali femminili crescendo?
Sì e no, nel senso che il mio "risveglio femminista" è arrivato tardi, a 18/19 anni, quindi magari anche se ascoltavo le Sleater-Kinney non pensavo a loro come un eventuale modello a cui aspirare, o almeno non consciamente.
Secondo te come mai storicamente nella canzone italiana le donne sono state soprattutto relegate al ruolo di interpreti più che di vere e proprie cantautrici?
Perché alle donne non vengono riconosciute capacità tecniche, come può essere lo scrivere musica o parole per la musica. Le donne fanno le cose per istinto, per passione, per capacità naturale casuale (vedi: cantare), non perché hanno delle conoscenze o perché sono BRAVE a fare qualcosa.
Noti alcune differenze tra come l'essere una musicista donna viene vissuto all'estero e da noi?
Sì, la differenza maggiore è che solitamente (non sempre, ovvio, i coglioni ci sono ovunque) anche negli ambienti "rock" si parla di femminismo e di tematiche sociali, e viene riconosciuta l'esistenza di doppi standard, cosa che in Italia avviene in quantità decisamente minore.
Secondo alcuni, per una donna è tuttora più difficile cantare di sesso che per un uomo, ti riconosci in questa cosa?
Personalmente no, non ho problemi a parlarne e di conseguenza non ne avrei a cantarne. Credo che semmai il problema possa essere eventualmente nella ricezione di certi messaggi da parte del pubblico. Detto questo, non è una cosa su cui ho riflettuto spesso, quindi non sono una garanzia, ecco.
Ti dà fastidio il fatto che a volte si creino un po' dei "recinti", tipo gli articoli su musiciste donne, o cose del genere? O è comunque un fattore positivo?
Sì, mi dà un fastidio cane: female is not a genre. Capisco l'intento positivo, ed è una cosa che apprezzo su riviste specializzate, tipo She Shreds, ma su piattaforme più "generaliste" (Rockit inclusa) non ci sta affatto. Le ragazze vanno incluse, non recluse.
Alessandra Novaga
Non c'è a volte un po' di stereotipo riguardo alla musicista che fa rock? Il cliché della "ragazza arrabbiata”, sembra che si debba per forza venire incasellati da qualche parte.
Guarda, la cosa che io sopporto meno, come musicista donna, è il cliché del ‘modo femminile’ in cui si suona; non sopporto molto quando si asserisce che esista un modo maschile e un modo femminile di suonare. Io non credo proprio che sia così, non se si ascolta qualcuno a occhi chiusi.
Hai avuto modelli musicali femminili crescendo?
Confesso che i musicisti che ho amato di più quando ero più giovane, e avevo qualcosa che somiglia al ‘modello’, sono sempre stati degli uomini. Ho però amato molto la soprano Elizabeth Schwarzkopf. Musiciste donne che oggi trovo estremamente interessanti (più di molti uomini …) sono Okkyung Lee e Jennifer Walshe e, recentemente scomparsa, Pauline Oliveros. Il fatto è che di donne musiciste, in ogni ambito, ce ne sono di meno. Forse l’unica eccezione è per le cantanti.
Noti alcune differenze tra come l'essere una musicista donna viene vissuto all'estero e da noi?
Non saprei dirti. Il mondo in cui mi muovo io, quello di area più sperimental-avantgarde, penso sia più aperto in partenza, quindi anche in Italia, che pare sempre un po' più indietro rispetto al resto del mondo, non ho mai avuto la sensazione di essere trattata diversamente in quanto donna. Quindi no, non noto differenze.
Ti dà fastidio il fatto che a volte si creino un po' dei "recinti", tipo gli articoli su musiciste donne, o cose del genere? O è comunque un fattore positivo?
Sì, un po' mi da fastidio l’idea del recinto per sole donne, mi danno fastidio i recinti in generale o le giornate dedicate o gli articoli a tema ‘femminile’. Poi ti ci ritrovi, per esempio la mia prima intervista su carta stampata con una certa visibilità, è stata proprio su un numero di Musica Jazz dedicato tutto alle musiciste donne (tutte bravissime ovviamente!), però l’idea in sé la trovo un po' discriminatoria in partenza …
Verano (Anna Viganò)
Non c'è a volte un po' di stereotipo riguardo alla musicista che fa rock? Il cliché della "ragazza arrabbiata”, sembra che si debba per forza venire incasellati da qualche parte.
Di stereotipi direi che ce ne sono sicuramente più di uno. Suono da quando ho 8 anni, vengo da una ricca provincia del nord: spesso, molto spesso, mi è capitato di sentirmi dire “cosa ci fa una ragazza con una chitarra elettrica?”. Forse la risposta più in linea da dare poteva essere “quello che ci fa un uomo ai fornelli”! Scherzi a parte sì, ci sono parecchi clichè ma voglio essere positiva: vedo che lentissimamente si stanno sciogliendo anche questi. A me dà molto fastidio leggere “bella e brava” quando si parla di una musicista, non l’ho mai nascosto e ne ho parlato molte volte. Sogno un mondo in cui si possa leggere solo brava, quando chiaramente lo si è davvero.
Hai avuto modelli musicali femminili crescendo?
Ne ho avuti moltissimi, in fasi diverse della mia età. Su tutti: Ani DiFranco (ero piccolissima ora che ci penso!), Cristina Donà, St Vincent.
Secondo te come mai storicamente nella canzone italiana le donne sono state soprattutto relegate al ruolo di interpreti più che di vere e proprie cantautrici?
Mi ricollego a quanto dicevo sopra: la donna musicista è un concetto che ha fatto crash per molti anni nel tessuto sociale. Penso che la donna fosse associata semplicemente alla bellezza della voce, al poter sublimare il concetto di bellezza e di dolcezza. Ovviamente questo non è generato da un’imposizione machista, è molto probabile che per tutti questi fattori molte donne non avessero le basi dell’armonia e non sapessero suonare uno strumento.
Noti alcune differenze tra come l'essere una musicista donna viene vissuto all'estero e da noi?
Sicuramente sì, sono stata spesso negli USA ed è tutto diverso. La donna non è un fattore differenziante quando si parla di musica, è semplicemente una con le tette che suona! Però anche qui credo sia un tema culturale: ho vissuto per un periodo ad Austin e studiato un po’ la popolazione attorno a me. Lascia perdere gli hipsteroni della 6th avenue, parlo dei rednecks texani. Mi capitava spesso di vedere donne che includevano nelle loro attività, oltre alla manicure e al parrucchiere, un salto in un negozio per tirare quattro accordi su una acustica. Questo la dice abbastanza lunga sulla differenza che può esserci.
Secondo alcuni, per una donna è tuttora più difficile cantare di sesso che per un uomo, ti riconosci in questa cosa?
Si è vero, lo è. Credo derivi da due aspetti: 1 Forse abbiamo modi diversi di raccontarlo, molto più criptici e 2 Non mi sento una vittima chiusa in una gabbia, siamo noi stesse parte di un mondo che sta sicuro cambiando ma di cui accettiamo inconsciamente le fattezze e gli ingranaggi.
Ti dà fastidio il fatto che a volte si creino un po' dei "recinti", tipo gli articoli su musiciste donne, o cose del genere? O è comunque un fattore positivo?
È una cosa che non amo molto. Io stessa sono capitata in uno di questi, quindi non voglio essere incoerente. Però, ecco, ho detto no a molti altri. C’è stato un momento in cui uscivano solo articoli di questo tipo, senza andare a scavare su altro. Sei lì, tra le 5/7/10 cantautrici solo perché sei donna, senza mai parlare del disco, di una canzone. Non mi interessa questo, non giudico chi era in tutti gli articoli che son girati ma a me non interessa. In generale secondo me è molto positivo che ci siano così tante ragazze che stanno iniziando a scrivere e pubblicare dischi, ma credo che spetti prima di tutto a noi guidare la conversazione e un certo tipo di cambiamento nel percepire la musica delle donne.
Claudia Cesana (The Gluts)
Non c'è a volte un po' di stereotipo riguardo alla musicista che fa rock? Il cliché della "ragazza arrabbiata”, sembra che si debba per forza venire incasellati da qualche parte.
Lo stereotipo della "ragazza rock" è quella che veste di nero col trucco pesante, e in effetti vedo molte ragazze, anche non per forza musiciste ma comunque parte della scena, che sembrano essere appena uscite da un incontro BDSM. Essere radicali è molto più interessante quando sembra benigno e ordinario dall'esterno. Questo per quanto riguarda l'estetica. Per quanto riguarda l'essere arrabbiate, beh sul palco anche io a volte magari lo sembro ma solo perché la musica che faccio... non fa ridere. Allora non mi viene da sorridere, ma nella vita sorrido sempre! Non esiste nessuna sovrastruttura, la musica è un'espressione di noi ma a volte il riflesso è contrario: siamo noi che ci riflettiamo nella musica che facciamo e allora ogni gesto ed espressione ha un significato, che solo i più sensibili sanno cogliere.
Hai avuto modelli musicali femminili crescendo?
Uno dei miei modelli musicali è forse una delle femminilità meno scure e incazzate che ci siano: Joni Mitchell. Quando ho ascoltato la sua musica mi è piaciuta immediatamente e mi ha catturata in modo profondo e intimo, quando poi ho visto che aspetto avesse ho pensato che fosse un angelo sceso in terra. Nel live della BBC in cui indossa quel lungo abito tutto rosa, è irreale. Ho appena finito di leggere "Girl in a band" di Kim Gordon, un'altra donna che stimo tantissimo. La cosa più bella del libro è la fragilità con cui si mostra e nella quale mi ritrovo: "la gente dice che sul palco sono opaca, misteriosa, enigmatica, addirittura fredda. Ma più che tutte queste cose sono estremamente timida e sensibile, è come se intercettassi tutte le emozioni che vorticano dentro una stanza. E credetemi se vi dico che una volta superata la corazza del mio personaggio, non c'è più nessuna difesa a proteggermi."
Secondo te come mai storicamente nella canzone italiana le donne sono state soprattutto relegate al ruolo di interpreti più che di vere e proprie cantautrici?
In Italia c’è una forte tradizione cantautorale, in generale. Per questo molto spesso ho notato che i gruppi vengono penalizzati come se avessero qualcosa in meno da dire rispetto al singolo, e il tutto si riduce a un immaginario, anch’esso stereotipato. Ora mi sento come in Santa Maradona quando chiedono a Bart perché non fuma: è tutta la vita che aspetto di dire questa cosa e non me l’aveva mai chiesta nessuno. Ad esempio spessissimo tutti mi chiedono: come mai non canti? Sai cantare, eppure suoni e basta, perché sei timida eh? Perché c’è questo stereotipo che la ragazza nella band debba sempre cantare!? E perché una ragazza che “suona e basta” ha qualcosa in meno rispetto alla cantautrice? Si sta parlando di un modo personale di esprimersi attraverso un mezzo non-verbale e trovo superfluo che la gente questo aspetto proprio non lo capisca. Nel nuovo disco dei Gluts canterò un brano, perché è un pezzo che ho scritto io e che sento il bisogno di interpretare, in questo caso, ma è una scelta. Sono una musicista, non voglio fare i cori del cazzo, non siamo mica i Beatles. Penso che in questo senso le donne non debbano essere difese sempre e per forza a prescindere, e soprattutto nel mondo mainstream ci sono donne carine che non hanno davvero niente da dire ma solo una bella voce. Basta guardarsi un attimo intorno se si vuole scoprire una donna che sappia scrivere e cantare. Molto spesso la fama è considerata sinonimo di bravura, per me la ricerca e il talento sono sinonimi di bravura.
Secondo alcuni, per una donna è tuttora più difficile cantare di sesso che per un uomo, ti riconosci in questa cosa?
Più che essere difficile cantarne è difficile farne tanto con chi si vuole senza essere etichettate!
Ti dà fastidio il fatto che a volte si creino un po' dei "recinti", tipo gli articoli su musiciste donne, o cose del genere? O è comunque un fattore positivo?
Quando leggo gli articoli che parlano dei nuovi cantautori italiani e viene sempre sottolineato che, udite udite, ci sono anche ben due donne tra loro mi sembra che vengano descritte più come delle povere minorate (qualcosa del tipo “anche loro possono farcela”) piuttosto che come artiste. Indipendentemente che piacciano o meno. Ad esempio a me piacciono pochissime cose del panorama italiano attualmente, non salvo quasi nessuno. Eppure tra queste poche cose che mi piacciono c’è una donna, una soltanto. Pazienza! Mi sembra il discorso delle quote rosa in parlamento, dovrebbe essere premiato chi è meritevole, non chi fa parte di una minoranza.
Giungla (Emanuela Drei)
Non c'è a volte un po' di stereotipo riguardo alla musicista che fa rock? Il cliché della "ragazza arrabbiata”, sembra che si debba per forza venire incasellati da qualche parte.
Purtroppo di stereotipi ce ne sono tanti. C'è la ragazza arrabbiata, quella che "ce la fa solo perché l'ha messa lì qualcuno", eccetera. La cosa che fa più sorridere è vedere accostare alcune musiciste non tanto rispetto alla musica che fanno ma magari solo in base al fatto che siano donne, cosa che ovviamente è piuttosto rara in ambito maschile.
Hai avuto modelli musicali femminili crescendo?
Assolutamente. Penso in particolare a Beth Ditto, vederla tante volte sul palco, poi suonarci assieme e chiacchierarci mi ha cambiato la vita. Lo dico sempre, ma è la sorella maggiore che ho sempre sognato.
Secondo te come mai storicamente nella canzone italiana le donne sono state soprattutto relegate al ruolo di interpreti più che di vere e proprie cantautrici?
Purtroppo quando c'è una donna sul palco entrano sempre in gioco ulteriori aspetti che esulano da quello artistico/musicale. Si guarda a com'è vestita, a com'è esteticamente. Credo che, soprattutto a certi livelli, sia più rassicurante puntare su chi ha un'estetica di un certo tipo ed un'ottima tecnica vocale che su qualcuno di meno immediato da incasellare, spiegare... vendere. Purtroppo anche la mancanza di donne da qualsiasi classifica/playlist rilevante italiana parla da sé.
Noti alcune differenze tra come l'essere una musicista donna viene vissuto all'estero e da noi?
Se per estero consideriamo quei paesi dove la cultura musicale ha un ruolo predominante, ovviamente lì non stupisce nessuno vedere una donna sul palco perché la media delle persona è abituata a vedere molte cose e molto diverse tra loro. Noi forse abbiamo una tradizione legata più alla canzone e molto meno variegata come generi musicali. In Italia, può purtroppo capitare ancora di scendere dal palco e sentirsi chiedere cose del tipo "Ma non ci credo, scrivi davvero tu i pezzi?". Sia chiaro che è già un piccolo privilegio che a qualcuno interessi quello che fai e che venga a farti una domanda, ma sono piccole sfumature che denotano una scarsa abitudine a vedere che qualcuna possa farsi le sue cose.
Secondo alcuni, per una donna è tuttora più difficile cantare di sesso che per un uomo, ti riconosci in questa cosa?
Sicuramente è più "difficile", motivo per cui quando una lo fa e lo fa bene vince. Personalmente è un argomento che non ho ancora affrontato nei miei pezzi, perché semplicemente non mi è mai venuto fin ora. Mi arrabbio e sono triste ogni volta che un'artista riceve tutta la gamma immaginabile di commenti osceni. A Maria Antonietta era praticamente bastato solo scrivere una frase del tipo "volevo solo portarti a letto". Ancora non voglio crederci.
Ti dà fastidio il fatto che a volte si creino un po' dei "recinti", tipo gli articoli su musiciste donne, o cose del genere? O è comunque un fattore positivo?
Supporto in toto il mondo underground legato a certi movimenti, trovo certi articoli molto interessanti... dipende sempre da come ci si pone. Se quando si scrive o si fa un concerto ci si ricorda che in qualche modo si sta facendo cultura non può che uscire qualcosa di positivo anche dall'incasellamento. Chissà, magari tra il pubblico c'è un ragazzino che crescerà avendo una percezione diversa delle donne proprio perché ha visto una serata con solo gruppi femminili... Dipende dallo spirito con cui si fanno le cose. Se diventa solo un contenitore o un modo totale di chiudersi non lo trovo interessante. Sarà sempre più avanti una Miley Cyrus di chi grida al mansplaining ogni volta che qualcuno gli rivolge parola nella maniera sbagliata.
Giorgieness (Giorgia D’Eraclea)
Non c'è a volte un po' di stereotipo riguardo alla musicista che fa rock? Il cliché della "ragazza arrabbiata”, sembra che si debba per forza venire incasellati da qualche parte.
È una cosa con cui mi sto scontrando ora. Mi sembra, ogni tanto, che se sei donna e fai musica in Italia in questo periodo storico hai due possibilità: ukulele e tastierine o chitarra e urla. Il fatto è che già di base, uomo o donna che tu sia, il pubblico si aspetta che tu rimanga sempre lo stesso, quindi se hai un animo come il mio in continua crescita e scoperta forse è bene educare fin da subito chi ti segue a questo. Se sei donna, con le premesse di prima, è ancora più difficile perché se non vuoi incasellarti in quelle due opzioni, allora lo farà qualcuno per te. E inoltre non si tiene conto del fatto che puoi essere incazzata e cantare pianissimo o piena di borchie e con la cresta ma fare Grimes. Il cliché è sempre dietro l’angolo, temo.
Hai avuto modelli musicali femminili crescendo?
In adolescenza credo solo Brody Dalle, per il resto tutti uomini. Oggi mi sento vicina ad alcuni percorsi musicali di grandi donne, anche se li vedo più come modelli di vita lavorativa e personale più che a livello sonoro.
Secondo te come mai storicamente nella canzone italiana le donne sono state soprattutto relegate al ruolo di interpreti più che di vere e proprie cantautrici?
Credo ci sia una componente culturale in questo, soprattutto in Italia non siamo dei campioni in parità intellettuale dei sessi, c'è ancora molta disparità. Se ancora adesso è assurdo per molti addetti ai lavori che io mi setti l'amplificatore da sola, immagino che ci sia voluto tempo per concepire la donna come mente pensante e attiva del processo creativo. Ci vuole tanta pazienza e determinazione, ma come dice la somma PJ, cerco di non preoccuparmi del fatto di essere donna mentre faccio musica. Più volte mi sono ritrovata a pensare che fossi stata un ragazzo incazzato sarebbe stato più facile. Noto con piacere, però, che ormai è abbastanza usato il termine cantautrice, anche se poi mi è comunque capitato di spiegare che sì, le scrivo io le canzoni.
Noti alcune differenze tra come l'essere una musicista donna viene vissuto all'estero e da noi?
Non ho un'esperienza all'estero significativa che mi possa dare elementi per rispondere, leggendo qualche intervista però noto che bene o male siamo tutte sulla stessa barca, con picchi più o meno alti di diversità. Leggevo che Grimes fa fatica a spiegare che sa fare la producer e non ha bisogno che qualcuno usi Protools al posto suo…
Secondo alcuni, per una donna è tuttora più difficile cantare di sesso che per un uomo, ti riconosci in questa cosa?
Stai parlando con una che ha scritto un disco che parla per il 50% di sesso quindi non posso dire di riconoscermi. Ho avuto più problemi a far sentire certe cose ai miei genitori che al resto del mondo. Ma poi mi sono detta che bene o male sono grandicella e quindi mi sono lasciata l'autocensura alle spalle. Prima di leggere le domande, proprio ieri notte, pensavo che forse ne parlano di più le donne che gli uomini. Credo perché abbiamo una sessualità molto più mentale - senza accezione di merito - e quindi siamo più portate a rielaborare anche quel frangente. Del resto è risaputo che tra donne si parla molto più apertamente e dettagliatamente delle proprie esperienze sessuali rispetto che tra uomini e si sa che parlare e discutere poi porta a scrivere.
Ti dà fastidio il fatto che a volte si creino un po' dei "recinti", tipo gli articoli su musiciste donne, o cose del genere? O è comunque un fattore positivo?
Molto, mi dà molto fastidio soprattutto quando si parla di "rock al femminile" o "serata al femminile" e cose del genere. Non tanto negli articoli (che però continuano ad essere un modo per parlarne) quanto nelle programmazioni. Credo che se si togliesse quel "femminile" si potrebbe capire che ognuna di noi fa il suo genere anche se ha la chitarra in mano. Per questo se ci fosse una data Maria Antonietta + Giorgieness lo troverei sicuramente coerente, mentre spesso ti ritrovi a suonare in serate sbagliate che diventano un’accozzaglia di sonorità spesso troppo diverse - e questo non valorizza nessuno, tantomeno la musica. Vorrei che prima di tutto si capisse di cosa parla un progetto, maschile o femminile che sia, e solo poi si provi ad incasellarlo come vuole la legge del mercato per fare in modo che chi è interessato a quel genere possa trovarlo e scoprirlo senza pregiudizio.
Giulia Formica (ex-Smudjas, ex-Leute, Erin K)
Non c'è a volte un po' di stereotipo riguardo alla musicista che fa rock? Il cliché della "ragazza arrabbiata”, sembra che si debba per forza venire incasellati da qualche parte.
Lo stereotipo c’è e si sa. In particolare il cliché a cui ti riferisci della “ragazza arrabbiata” oggigiorno lo noto principalmente e soprattutto negli ambienti più “alti”, dove l’immagine e l’estetica domina sul contenuto (e con contenuto intendo sia quello musicale, sia quello causale). La cosa grave è che i media sono la nostra principale fonte di informazione (parlando in generale), e finché passeranno solo messaggi stereotipati del concetto di donna (mi riferisco a talent show e cose varie), e non si aprono gli occhi e s’accende il cervello, non ci sarà speranza di far luce su questo oscuro punto della società. Le persone sono sempre più passive e si lasciano nutrire da tutto ciò che gli casca sotto gli occhi. Stereotipo della tipa che suona il rock vestita con leggings attillati in ecopelle, minigonne e tacchi a spillo, trucco incredibile, sguardo provocante. Ragazze… è ergonomicamente molto difficile suonare ammodino in questo modo! Anche l’uomo che suona rock si veste strano comunque eh… la differenza è la carica sessuale. Bisogna riconoscere che la donna è bella, ha delle belle forme ed emana una particolare energia. Ma questo non deve diventare l’unico punto di forza su cui puntare tutto. La donna, nonostante le battaglie combattute, viene ancora culturalmente considerata di base fragile, quindi quando è inserita in un contesto dove serve grinta, energia e forza, allora viene subito etichettata come controcorrente, necessariamente “arrabbiata” per poter sopravvivere in un contesto culturalmente considerato maggiormente maschile. Per tornare alla tua domanda, il cliché della ragazza arrabbiata c’è, così come c’è per i ragazzi. La differenza fondamentale è che la prima viene associata al sesso, il secondo meno. Sta a noi capire cosa è importante e come dimostrarlo (innanzitutto a noi stesse). Una persona speciale mi ha sempre detto che è il “come” che conta. Me lo sono tatuato nel cervello.
Hai avuto modelli musicali femminili crescendo?
Dirò la verità, non ho avuto modelli musicali femminili in particolare, anzi… da piccolina mi consideravo sempre un maschiaccio (e col senno di poi, questo pensiero già racchiude la volontà di fare cose considerate ‘’controcorrente’’ per una fanciulla)! Se faccio uno sforzo mentale, nomino personaggi famosissimi come Bjork per la sua indiscussa bravura a livello musicale e la sua straordinaria capacità di renderla armoniosa con la sua estetica. Altre paladine indiscusse (sempre tra i famosissimi) sono PJ Harvey e Patty Smith. Bravura e classe. Donne non stereotipizzate.
Secondo te come mai storicamente nella canzone italiana le donne sono state soprattutto relegate al ruolo di interpreti più che di vere e proprie cantautrici?
Non lo so, forse perché l’emancipazione della donna è stata/è un processo lungo e lento. Ma Mina ha spaccato, così come tante altre.
Noti alcune differenze tra come l'essere una musicista donna viene vissuto all'estero e da noi?
Gli stereotipi ci sono ovunque. La cosa che ho notato suonando in giro, è che all’estero le donne hanno forse più consapevolezza di questa cosa e si organizzano maggiormente per informare e lottare. In Italia siamo tutti pigri.
Secondo alcuni, per una donna è tuttora più difficile cantare di sesso che per un uomo, ti riconosci in questa cosa?
Certo, e si sa! Se le donne parlano di sesso sono (scusate i termini) troie, se lo fanno gli uomini ci si fa una risata. Perché? Sono dell’idea che per stereotipo la donna sia leggiadra e di buone maniere, quindi appena dice o fa qualcosa che va contro questa idea viene messa sotto i riflettori del giudizio universale!
Ti dà fastidio il fatto che a volte si creino un po' dei "recinti", tipo gli articoli su musiciste donne, o cose del genere? O è comunque un fattore positivo?
Lama a doppio taglio. Dipende dal tipo di articolo ovviamente… Ci sono articoli riservati a musiciste donne che però vengono trattate allo stesso modo degli uomini e questo è un bene, perché attira l’attenzione e informa. Ma allo stesso tempo, più si parla in maniera ‘’divisoria’’ più si accentua la divisione. Purtroppo bisogna ancora faticare per procedere sul sottile confine delle cose.
Ilaria Formisano (Gomma)
Non c'è a volte un po' di stereotipo riguardo alla musicista che fa rock? Il cliché della "ragazza arrabbiata”, sembra che si debba per forza venire incasellati da qualche parte.
Sarò distratta e poco attenta ma spero che nessuno pensi ancora a queste stronzate.
Hai avuto modelli musicali femminili crescendo?
È una domanda che mi fanno troppo spesso e la risposta è tanto sincera quanto noiosa: no.
Secondo alcuni, per una donna è tuttora più difficile cantare di sesso che per un uomo, ti riconosci in questa cosa?
Francamente no. Non riesco neppure a immaginarla come possibile, questa cosa. Sono ancora molto giovane ma ho sempre trovato più imbarazzo negli uomini, personalmente, ad esprimersi sul sesso. Il fatto che ci siano canzoni scritte da uomini con riferimenti sessuali non fa di loro creature disinibite e delle donne invece l'opposto, credo sia una conclusione affrettata.
Ti dà fastidio il fatto che a volte si creino un po' dei "recinti", tipo gli articoli su musiciste donne, o cose del genere? O è comunque un fattore positivo?
Alle volte ritengo possano ritenersi un mezzo, come molti altri, per presentare una figura della donna non ‘integrata’.
Sequoyah Tiger (Leila Gharib)
Quello che ti posso dire su questo argomento è che mi sono sempre concentrata sulla musica, ci sono state figure sia maschili che femminili che ho seguito come modello ma sempre guidata principalmente dall'aspetto musicale. Nonostante ci sia ancora qualche pregiudizio sulle capacità di una musicista donna io fortunatamente non ho mai incontrato grosse difficoltà, sia in Italia che all'estero. Per quanto riguarda 'i recinti' a volte i festival 'al femminile' si riducono ad un pretesto polveroso, una lista di artiste e un'idea pigra, altre volte invece la curatela ha reso l'argomento più presente, sostenuto e comunicato in modo efficace. Forse preferirei una direzione artistica che non scelga un carattere unico ma anzi mostri più diversità possibili.
Pamela Pernatsch (Agatha, Smudjas)
Non c'è a volte un po' di stereotipo riguardo alla musicista che fa rock? Il cliché della "ragazza arrabbiata”, sembra che si debba per forza venire incasellati da qualche parte.
Assolutamente. Una delle cose che mi dà più fastidio è che se ci fai caso spesso la recensione di un gruppo di ragazze o con ragazze ha come riferimento solo gruppi di ragazze. Cioè mi è capitato che mi dicessero che le Smudjas ricordavano le Babes in Toyland. Cioè… dai. Come se fosse vietato accostarci a mostri sacri come Dinosaur Jr o altri gruppi cui oggettivamente somigliamo di più. A volte in malafede mi viene da pensare che sotto sotto dire che una donna suona come un uomo (e in alcuni casi pure meglio) dia un po’ fastidio a certi maschietti. Rimane comunque abbastanza chiaro che una donna, qualsiasi cosa faccia, debba sempre essere incasellata in un certo “ruolo” per essere capita: la ragazza arrabbiata, la lesbica che odia gli uomini, quella che soffre per amore… Ruoli che ovviamente vengono affibbiati dagli uomini.
Hai avuto modelli musicali femminili crescendo?
Certo! Io ho iniziato a suonare da metallara e da metallara ovviamente i miei gruppi preferiti erano tutti gruppi di ragazzi, e che ragazzi! E il mondo del metal come puoi ben immaginare non è proprio il posto più accogliente per una ragazza di quindici anni che vuole iniziare a suonare. Però da un certo punto di vista mi hanno insegnato che se volevo fare le cose dovevo sbattermi e raggiungere anche un certo livello “tecnico”. Poi sono arrivate le riot girls, e lì si è aperto un mondo: gruppi come Hole, Babes in Toyland, L7 sono stati il mio pane per anni. Poi ovviamente sono andata oltre (cosa che invece a volte rimprovero ad alcuni gruppi di ragazze che si fermano lì, a quei modelli, senza andare oltre. Il discorso che facevo prima ma al contrario), però mi rimane sempre la curiosità per i gruppi con e di ragazze e ne cerco sempre di nuovi.
Secondo te come mai storicamente nella canzone italiana le donne sono state soprattutto relegate al ruolo di interpreti più che di vere e proprie cantautrici?
Avrei bisogno di tempo per pensarci, è un mondo talmente lontano dal mio. Forse sempre per il discorso che facevamo prima di ruoli ben imposti, il ruolo della donna che esegue qualcosa che è stato predisposto per lei (ad esempio le viene detto di comportarsi in un certo modo, vestirsi in un certo modo, cantare in un certo modo). Il fatto che una donna sia libera di dire/fare/cantare quello che vuole è qualcosa di dato per scontato che però in realtà non lo è così tanto.
Noti alcune differenze tra come l'essere una musicista donna viene vissuto all'estero e da noi?
Di sicuro all’estero la presenza di ragazze nella scena è da sempre maggiore, soprattutto nei paesi del nord Europa. Penso sia dovuto anche a una differente educazione. In Italia c’è quel modello familiare di donna-mamma, o comunque un modello generale di donna che ci propone la società che se ci pensiamo fa capire anche perché tante ragazze sono “programmate” per rimanere sempre nelle retrovie.
Secondo alcuni, per una donna è tuttora più difficile cantare di sesso che per un uomo, ti riconosci in questa cosa?
Nello specifico della canzone non saprei, però con Queens Of Chaos ci siamo interrogate spesso su tutti i tabù con i quali cresciamo: masturbazione, sesso non convenzionale, orgasmo. E ci siamo rese conto di come tutto questo per una ragazza sia sempre e solo legato alla sfera personale e intima. Alla tua migliore amica parlerai dei tuoi problemi sentimentali ma non parlerai di sesso. O perlomeno non nella pubertà, che è la fase in cui si scopre la sessualità. Uno dei primi obiettivi di Queens Of Chaos è stato proprio eliminare questo stigma e iniziare a parlare liberamente di tutto.
Ti dà fastidio il fatto che a volte si creino un po' dei "recinti", tipo gli articoli su musiciste donne, o cose del genere? O è comunque un fattore positivo?
A volte serve un “safe space”, quindi eventi come i ladyfest o quel festival ben vengano. Però serve anche altro. Sarebbe il caso di superare il binomio maschio/femmina anche nella musica e considerare il tutto nel suo insieme.
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L'articolo Cosa pensano le musiciste italiane dei pregiudizi sulle musiciste italiane di Federico Sardo è apparso su Rockit.it il 2017-03-28 10:38:00
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