A Musicultura non si stancano mai di ascoltare musica nuova

Giunto alla sua 35sima edizione, il contest di Macerata continua a mettere al centro la curiosità e il piacere di sentire nuove proposte, facendo scouting alla vecchia maniera. Un approccio molto prezioso ai tempi dello streaming e della musica in tv: ci si può candidare fino all'8/11

Un momento di Musicultura 2023
Un momento di Musicultura 2023

La Rappresentante di Lista, Gianmaria Testa, Lucio Corsi, Mannarino, Margherita Vicario, Simone Cristicchi.
Sono solo alcuni dei nomi che sono passati da Musicultura, uno dei contest musicali storici e più prestigiosi italiani. È nato nel 1990, e da anni celebra la sua finale in un luogo speciale com lo Sferisterio di Macerata. Così avverrà per l'edizione 2024, la cui data ultima per iscriversi è imminente: l'8 novembre. Ci si candida qua, il concorso è aperto ad artisti singoli e band con brani propri, senza limitazioni rispetto ai generi musicali: sono passati di qui ..

Tra tutti gli iscritti al concorso – di solito parecchi – verranno selezionati 60 progetti, da cui si ricaveranno i 16 finalisti che accederanno alla fase conclusiva. Tra questi 8 verranno decretati vincitori da Musicultura assieme al Comitato Artistico di Garanzia, composto da persone del mondo della cultura e dello spettacolo come Vasco Rossi, Cristina Donà, Carmen Consoli, Dacia Maraini, Roberto Vecchioni e molti altri. 

Il vincitore assoluto, a cui vanno in premio 20 mila euro, verrà invece votato dal pubblico nella serata conclusiva del contest la prossima estate, lo Sferisterio di Macerata appunto. Abbiamo fatto alcune domande al direttore artistico di Musicultura Ezio Nannipieri, per ripercorrere la storia del contest e provare a capire quanto è cambiato in questo lungo arco di tempo, considerati gli sconvolgimenti che hanno attraversato discografia e musica live negli ultimi anni. 

Lucio Corsi con Ezio Nannipieri
Lucio Corsi con Ezio Nannipieri

Qual è il centro di gravità di questa edizione?

Il nostro focus, ora che ci accingiamo a essere investiti dall’ondata di canzoni in concorso in questa trentacinquesima edizione, è quello di sempre: la curiosità e il piacere di ascoltare. E poi la speranza di intercettare proposte spiazzanti, che non sapresti come incasellare, ma che appunto per questo hanno spesso una marcia in più.  

Tu hai suonato a Musicultura. E oggi, anzi da un pezzo te ne occupi dietro le quinte: come hai visto cambiare negli anni il modo in cui gli artisti si approcciano al contest?

In effetti nel 1990 fui uno dei vincitori della prima edizione di Musicultura, questo non fa però di me un artista. Rispetto ai concorsi, o contest, e al modo degli artisti di rapportarvisi direi che soprattutto negli ultimi quindici anni l’accelerazione tecnologica anche in questo settore ha rivoluzionato le fisionomie della “domanda” e dell’”offerta”. Oggi è molto più facile di prima acquisire informazioni, confrontare esperienze, produrre musica a basso costo nel rispetto di buoni standard tecnico professionali, sono arrivati e si sono evoluti i format che ibridano musica e reality, si sono create nuove platee, etc. A fronte di tutto ciò, direi però che le tipologie di approccio ai concorsi continuano ieri come oggi a oscillare fondamentalmente tra due poli: a uno degli estremi c’è il desiderio di testare la propria “vocazione” su un banco di prova preciso, individuato con cognizione di causa; all’estremo opposto c’è la “filosofia” più spicciola del “’ndo cojo cojo”. 

Musicultura che funzione vuole avere?

La prima funzione è dare a chi partecipa due garanzie: che le loro canzoni saranno ascoltate (ne riceviamo oltre duemila ogni anno, indipendentemente dall’esito inviamo a tutti un commento scritto) e che eventuali pressioni esterne, vellutate o fracassone che siano, non influiranno sulle nostre scelte artistiche. Lo dico perché purtroppo questi pre-requisiti, che dovrebbero essere scontati, purtroppo non sempre sono garantiti nel variopinto panorama di concorsi e dintorni.

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Rivendicate il valore nel scouting. 

Sì, direi che la funzione di Musicucultura è proprio mantenere vivo uno scouting puro, senza finalità di ritorni economici, dettato dal piacere della scoperta e dalla convinzione che sia un bene ampliare e diversificare l’orizzonte stilistico dell’offerta musicale e favorire un sano ricambio generazionale. Facciamo del nostro meglio per offrire chance concrete a chi nell’alveo della canzone ha aspirazioni e proposte artistiche che ci appaiono meritevoli. Non ci sono sbarramenti rispetto ai generi musicali, si coltiva l’arte dell’incontro in una dimensione non competitiva e strettamente interfacciata con la realtà. C’è infatti un calendario denso di impegni dal vivo da rispettare di fronte a platee e coperture mediatiche mano a mano più estese e impegnative. Oltre quindicimila spettatori assistono ogni anno agli eventi dal vivo del concorso, milioni di utenti li seguono attraverso gli streaming e i social. Poi ci sono le dirette e la programmazione delle canzoni su Rai Radio 1, la radio ufficiale di Musicultura, gli special televisivi e gli approfondimenti sui sei canali Rai coinvolti nel racconto della manifestazione grazie alla media partnership tra la Rai stessa e Musicultura. In atri termini, l’obbiettivo è fornire una reale “vetrina” ad artisti e proposte che la meritano e fare il possibile affinché chi vive questa esperienza si senta professionalmente, artisticamente e umanamente a proprio agio.). 

Come si tiene alta l'asticella?

Noi abbiamo provato diversi accorgimenti. Dopo i primi quindici anni, nel 2005 c’è stato un cambiamento, o meglio un aggiornamento nella formula del concorso. Abbiamo introdotto un premio di 20.000 euro per il vincitore assoluto. In quel periodo realizzare master delle proprie canzoni a costi contenuti stava diventando sempre più facile, di conseguenza  produrre e pubblicare le canzoni finaliste del concorso in un CD compilation, cosa che comunque continuiamo a fare, se da un lato rimaneva una bella gratificazione, dall’altro non costituiva più un servizio così vitale. Pensammo che un sostanzioso premio in denaro potesse essere la soluzione migliore per aggiungere alle chance già offerte dalla vetrina del concorso un sostegno concreto a un giovane o a una giovane artista alle prese con le difficoltà che segnano ogni inizio di carriera, quando un po’ di riparo economico è insieme un’iniezione di fiducia e un aiuto alla tutela della propria libertà artistica. Come criterio di assegnazione ci sembrò giusto che, al termine di una lunga selezione improntata sulla qualità, entrasse in campo un test popolare: da allora è il voto dei 2.500 spettatori che allo Sferisterio di Macerata assistono alla finalissima a eleggere il vincitore assoluto. Successivamente abbiamo incrementato il supporto economico agli artisti in concorso con altri premi in denaro, complessivamente per altri 20.000 euro.   

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In questi tuoi venticinque anni di impegno qual è il cambiamento più dirompente che hai visto intervenire in questo settore?

Come accennavo prima, l’evoluzione tecnologica ha trasformato enormemente le modalità con cui la musica viene creata, confezionata, promossa, veicolata. È un cambiamento che continua, con l’AI pronta a dispiegare i suoi effetti, in gran parte ancora imprevedibili, anche in questo comparto. Con l’avvento di internet, le major discografiche persero forse l’ultimo treno per gestire il cambiamento e non osservarlo da posizioni eccessivamente caute. I nuovi attori in campo, con Spotify in testa, hanno vinto importanti scommesse, ma ancora mi pare non si capisca bene se e quanto il loro business sia proficuo nel tempo. La durata dei cicli musicali, come quelle delle carriere artistiche si è in generale sensibilmente accorciata, o meglio si è velocizzato il tempo con cui si consumano, in sintonia con la velocità con cui tutto o quasi tutto è raggiungibile in tempo reale. Il mercato è diventato un mosaico di piccole e grandi nicchie, ciascuna spesso con precise connotazioni anagrafiche o di estrazione sociale. Al pullulare delle proposte e dei personaggi non corrisponde altrettanta diversità. Mi rendo conto che descritto così il quadro non sembri confortante, ma io penso che questo ultimo quarto di secolo sia stato segnato nonostante tutto anche da tante belle canzoni, in primis grazie all’energia nuova del rap e delle sue ramificazioni. Sebbene lì si annidino anche fuffa, maschilismo e utilitarismo.

E il lato positivo qual é?

Che chi sa scrivere belle canzoni, di quelle che stanno in piedi da sé, senza puntelli e additivi del mestiere, esiste oggi come esisteva ieri, e per fortuna esiste anche un pubblico che sa riconoscere e amare queste canzoni in un modo né superficiale, né isterico.

Santamarea live a Musicultura 2023
Santamarea live a Musicultura 2023

Quanto è piu difficile organizzare un contest oggi, in un periodo storico in cui gli artisti hanno molti canali in piu per farsi conoscere? 

A Musicultura partecipano più artisti oggi che dieci o venti anni fa, segno che la coesistenza è possibile. E direi anche utile, a patto che sia chiaro dove finiscono le affinità e dove cominciano le differenze tra i diversi ambiti. La ferrea logica digitalizzata e algoritmica delle piattaforme di streaming mal si sposa per esempio con il gusto di vivere la musica dal vivo, assieme ad altri esseri umani in carne e ossa, con esperienze che sono al contempo artistiche e sensoriali, cosa che avviene di norma in un concorso, se è trasparente e gestito con adeguata cura. Quanto al sospirato, repentino passaggio dall’anonimato alla notorietà che la consistenza dei passaggi televisivi di un reality musicale come XFactor o Amici mette nel piatto, c’è da dire che esso ha un prezzo artistico e psicologico che non tutti sono disposti a pagare, senza contare la ragnatela dei vincoli contrattuali in cui si va a  invischiarsi, cosa che in un concorso “normale” non accade, sempre se è trasparente e gestito con adeguata cura.   

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Quali sono gli artisti e le esibizioni che hai piu a cuore tra gli ospiti e tra i concorrenti?

Sto al gioco e rispondo telegrafico. Tra gli ospiti Odetta, che a Musicultura fece la sua ultima apparizione europea. Tra i concorrenti, La rappresentante di lista, Flavio Brunetti (se non sapete chi è suggerisco di andarlo ad ascoltare) e le esibizioni dei Santamarea, vincitori della scorsa edizione. Aggiungo, se posso, un ricordo affettuoso per Fernanda Pivano ed Enzo Jannacci.

Veronica de LRDL con Ezio Nannipieri
Veronica de LRDL con Ezio Nannipieri

Che posto occupano le Marche nella storia della musica italiana, e nel music business di oggi?

Le Marche sono state e continuano a essere protagoniste nel comparto della fabbricazione di strumenti musicali con un know-how che ha pochi eguali nel panorama nazionale e non solo. Da un punto di vista artistico, c’è una figura nel passato che surclassa tutte le altre, quella di Gioacchino Rossini, senza nulla togliere a compositori quali Gaspare Spontini e Giovan Battista Pergolesi. Nel bel canto spiccano Beniamino Gigli e più recentemente Renata Tebaldi. Detto Mariano, Riz Ortolani, Renato Sellani, Jimmy Fontana sono tutti artisti nati in questa regione Tra gli sperimentatori più sinceri di nuova musica mi piace ricordare il contrabbassita e compositore maceratese Stefano Scodanibbio. Tra gli artisti attivi nella realtà di oggi mi vengono in mente Raphael Gualazzi, Beatrice Antolini, e poi Dardust, che ha contribuito in modo rilevante a innovare il suono della canzone italiana e che nei i suoi progetti personali spicca per coerenza della ricerca e impatto di risultati. E infine Fabri Fibra, fortissimo, a mio modo di vedere il più solido rapper italiano. Chiudo rilevando che in rapporto alla consistenza numerica della popolazione, nelle Marche c’è una positiva abbondanza di bravi e spesso estrosi musicisti e che l’offerta musicale dal vivo è elevata, pur tendendo a incanalarsi in proposte e filoni che hanno i loro centri di controllo all’esterno della regione.

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L'articolo A Musicultura non si stancano mai di ascoltare musica nuova di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2023-11-06 16:52:00

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