Ora che i Radiodervish ripartono per una nuova tranches del loro tour, vi riproponiamo un'articolo di Elisa Orlandotti sulla primissima data zero, lo scorso ottobre, in occasione dell'uscita della loro prima antologia "Dal pesce alla luna".
Il passaggio del gruppo pugliese presso il locale sito in Via Borsieri a Milano da qualche anno è diventato un classico: il Blue Note offre un palco prestigioso ad una band raffinata e matura, in grado di riempire la platea immancabilmente ad ogni data. Il reale motivo della riuscita del live, però, sta nel fatto che il concerto dei Radiodervish non è una cerimonia o una tradizione che si rinnova in scadenze determinate, ma un evento che puntualmente riesce a mettere in circolo (dai musicisti al pubblico e viceversa) contenuti densi ed emozioni rare attraverso stili estetici estremamente garbati e coinvolgenti. Milano aspetta il trio con una fiducia che nemmeno in questo 30 ottobre viene tradita.
Nabil Salameh, Michele Lobaccaro e Alessandro Pipino festeggiano il quindicennale dei Radiodervish pubblicando la loro prima antologia, "Dal pesce alla luna" (Sony, 2012), e dando vita ad una serie di concerti in tutta Italia.
Il tour prende il via dal palco del Blue Note proprio nel giorno dell'arrivo del cd nei negozi con una formazione che vede il trio accompagnato da Riccardo Laganà alle percussioni e una scelta che contempla, oltre alla tracklist del disco, alcuni brani tratti dall’ormai nutrito e variegato repertorio. E’ la sera della prima data; sono passate da poco le nove quando le luci della sala meneghina si affievoliscono, lasciando che l’atmosfera venga definita dalle sole note e senza che gli occhi abbiano percezione di quanto sta accadendo intorno. Due figure si muovono nell’oscurità prendendo posto presso tastiere e batteria. Silenzio.
L’impatto è davvero potente: "Belzebù" irrompe nel buio e nella quiete con accenti elettronici travolgenti e impulsi percussivi decisi. Le ombre di Nabil e Michele raggiungono quelle di Alessandro e Riccardo sulla scena, introducendo le line di cantato e di basso e spostando così gli equilibri su timbri più dolci e aggraziati.
C’è tempo per un breve saluto e per una stringata presentazione della compilation che contiene anche il successivo brano in scaletta, "Centro del mundo", volutamente introdotto nel cd come splendido manifesto di pace tra Israele e Palestina per il duetto tra il vocalist palestinese Nabil e la pop star israeliana Noa. Al Blue Note però Noa non c’è e, come accade nell’edizione originale dell’omonimo album, è Nabil a farsi interamente carico della traccia vocale, impreziosendola con modulazioni tipicamente mediorientali.
Seguono "Beyond The Sea" e "Les Lions"; quest’ultima è ispirata ai leoni dorati sognati dal pescatore ne Il vecchio e il mare di Ernest Hemingway e dedicata alla forza e al coraggio del popolo africano, che migra verso l’Europa con la speranza di una vita dignitosa, ma è accolto in prigioni anguste chiamate centri di espulsione. A queste genti va la seducente e affascinante poetica del brano in lingua francese e inglese, eseguito qui con chitarra acustica, piano e percussioni.
L’impressione è che i Radiodervish abbiano una marcia in più proprio nei pezzi in cui è massima la contaminazione tra canzone d’autore e world music e in cui la batteria lascia il passo ai tamburi tipici del Mediterraneo, suonati magistralmente da Riccardo, o ai (per noi assolutamente inusuali) piattelli a dita, squillanti nelle mani di Nabil. E così "Yara, Asfur, Taci, il nemico ti ascolta" e "Erevan" diventano fiabe sonore che rapiscono l’anima, incantando, conquistando ogni spazio mentale e infondendo gioia e serenità.
La band italo-palestinese ha da sempre questo potere: pur cantando spesso di difficoltà e dolori umani, di percorsi difficili o di perdite, lo fa in modo da relativizzare l’amaro della singola vicenda, conferendo un significato ad ogni evento attraverso una visione più ampia della vita, suscitando fiducia e mitigando il male con l’armonia della sua arte.
La presa in cura dello spirito umano in questa concerto-terapia dei Radiodervish avviene palesemente con "L’immagine di te": il vocalist deve solo accennare al pubblico di “una melodia da cantare a labbra chiuse per allontanare la malinconia” perchè la sala risponda immediatamente intonandone il motivo, improvvisandosi corista d’eccezione ed esorcizzando le tristezze.
Avatar invece è il momento dello sfogo, dell’allegria, dello strafare, dell’eccesso (ma sempre con misura! Siamo pur sempre ad un live dei Radiodervish!) di suono, di elettronica, di beat e di voce. E’ catarsi ricca di ebrezza, che evoca i videogame degli anni ’80 nei quali spopolavano questi tipi di timbriche e storyboard dove guerrieri lottavano per raggiungere il livello successivo.
Non manca nemmeno il sentito tributo a Domenico Modugno con "Tu si na cosa grande" in arabo e napoletano e "Amara terra mia" in italiano e arabo. Il nuovo singolo "In fondo ai tuoi occhi" chiude la scaletta prima dei bis e viene eseguito dal trio allineato sul palco davanti alla platea, quasi volesse spronarla cedendo ad essa le proprie energie positive: il flauto di Alessandro ricalca gli slogan dei cortei, il basso di Michele segna il passo, mentre Nabil racconta di quante popolazioni all’estero sono scese in piazza per chiedere il rispetto dei diritti umani, calpestati dalle dittature, e per riportare al centro dei temi politici la preoccupazione per l’Uomo e non per la finanza.
Non doveva essere solo musica e non lo è stata: in nemmeno una ventina di canzoni sono cambiate le espressioni dei milanesi, ora più distese e serene. E poi la promessa: "Human", prossimo album di inediti, vedrà la luce all’inizio del 2013 e poterà con sé i sapori di incontri ed esperienze che il trio ha vissuto nel corso dell’ultimo anno in stati ricchi di cultura e fermenti quali Inghilterra, Turchia, Palestina, Ecuador e Tunisia.
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L'articolo Radiodervish - 'na cosa grande di Elisa Orlandotti è apparso su Rockit.it il 2012-10-30 00:00:00
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