Il loro immaginario e la loro estetica sono la perfetta fusione tra musica, moda e arte. Basta vedere muovere sul palco i Nava, o chiacchierare un po' con loro per averne contezza. Il loro nuovo singolo, You, spinge ancora più in là il concetto. Il video, infatti, è tutto incentrato sulla commistione dei mondi e l’allineamento dei pianeti. Non a caso lo firma Francesco D'Abbraccio, in arte Lorem, musicista (dal 2008 è metà del duo di elettronica sperimentale Aucan) e artista audio-visivo, che ha esposto alla Biennale del Design di Londra, al Sheffield International Documentary Festival, alla Triennale di Milano, alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma e al MACRO di Roma.
Come vi siete trovati con Francesco?
Abbiamo chiamato Lorem perchè la sua visione artistica rappresenta per noi l’avanguardia nel panorama italiano/europeo ed era estremamente adatto per rappresentare il concetto di You. Il risultato è un flusso organico di immagini umane elaborate, destrutturate e ricostruite dalle reti neurali. Tutto ciò rappresenta perfettamente la nascita, l’evoluzione e la distruzione di un rapporto tra due o più persone, ma soprattutto la possibilità che una relazione possa diventare tossica e alienante.
Riuscite a fare musica in questi giorni?
Possiamo dire che il nostro modo di creare non è cambiato così drasticamente da quando è iniziata la quarantena. L’unica difficoltà sta nel trovarsi fisicamente per suonare e per far fluire più velocemente le idee tra di noi.
Come può avvenire la connessione tra arte e musica?
Da sempre arte, moda e musica sono in continua connessione. Molte delle nostre influenze sono rappresentate da artisti che non hanno solo progetti discografici, ma che mettono la loro visione creativa al servizio dell’estetica di una mostra piuttosto che di una sfilata di moda. Basti pensare alla colonna sonora realizzata da Arca insieme all’azienda Bronze AI (che si occupa di intelligenza artificiale) per la riapertura del MoMa di NY nel 2019. Oppure alle numerose performance ideate dai Primitive Art che di recente hanno ideato l’installazione Shelter per la Triennale di Milano.
Voi vi sentite di appartenere a qualche “patria”, artisticamente parlando?
Il nostro mindset è questo: ci alziamo un giorno e vogliamo una cosa. Il giorno dopo vogliamo il suo contrario. Semplicemente siamo 4 persone diverse che ascoltano un sacco di musica senza porsi limiti di genere. E per ora quello che esce dalle nostre produzioni è ancora tutto coerente. Tendiamo a non attribuire mai un genere a quello che facciamo, perché la cosa fondamentale per noi è creare qualcosa che ci faccia stare bene e che non percepiamo come scontato. Quando chiudiamo una produzione non vogliamo guardarci in faccia dicendo “ok bene l’abbiamo fatta trap o techno o mazurka o pop ecc”, vogliamo sempre cercare di stupirci non definendo una via precisa di composizione. Tanto alla fine esce sempre tutto dalle nostre mani, quindi è difficile non essere coerenti.
Adesso chiudete gli occhi e esprimete un desiderio: domani, quando tutto sarà finito e si tornerà a fare i concerti, potrete disporre di un artista, a vostro uso esclusivo, per allestire i palchi per il vostro nuovo tour. Chi scegliete?
Anonima Luci. Hanno illuminato al meglio molte delle nostre nottate milanesi. Fortissimi.
E qual è la prima mostra o installazione d’arte, invece?
Forse una mostra di Chagall o visitare di nuovo “....t h e Illuminating Gas ” all’Hangar Bicocca!
Qual è il primo concerto che vorreste andare a vedere quando sarà terminato l’isolamento?
Rage Against the Machine e Lana Del Rey.
Quali artisti hanno raggiunto i livelli massimi nel fare incontrare musica e arte?
Yves Tumor, Bjork, Die Antwoord, Floating Points, Nine Inch Nails, Four Tet.
Spesso per descrivervi si usa l’aggettivo misterioso: se invece foste voi ad sceglierne uno, quale sarebbe?
Basiti.
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L'articolo Nava, una canzone è come un'installazione alla Triennale di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2020-04-14 11:28:00
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