Nelle viscere del Sud, nelle viscere della musica

Dalla Sicilia in fiamme al bianco accecante della Puglia, passando per le rocce della Basilicata. Un viaggio tra quattro festival che accendono il Sud Italia, tra musiche magiche, personaggi fantastici e tanto impegno. Prima di tornare, sconsolati, a Milano

La processione pasquale a Scicli, in Sicilia
La processione pasquale a Scicli, in Sicilia

Vi scrivo queste righe mentre a Milano è passato il nubragio e la Sicilia brucia senza tregua. A metà luglio sono sceso nell’isola con Clara Aqua per una grande festa in ricordo di Carmelo Milea e il release party di Cratere Centrale, band di origine vulcanica. La scena alternativa catanese è ricca e vibrante ma atomizzata e divisa, erano tutti felici di ritrovarsi per ricordare chi ha plasmato il suono di quella città. L’apice della serata per me è stato l’intervento di Cesare Basile, che ha sussurrato canzoni dolcissime in siciliano mentre con le corde giocava su riff tuareg blues. Ha detto che ha scelto quei tre brani perché se ci fosse stato Carmelo avrebbe sicuramente tirato fuori l’armonica a bocca per improvvisare, come faceva spesso. All’alba di lunedì dovevamo ripartire per i rispettivi lavori ma l’aeroporto ha preso fuoco, così siamo rimasti a zonzo a Catania per poi pucciarci al mare sotto alla stazione, prima di un lungo viaggio in treno. 

Il tempio di Segesta circondato dalle fiamme
Il tempio di Segesta circondato dalle fiamme

Avere trent’anni è anche programmare la propria estate a discapito dell’improvvisazione giorno per giorno, tipica di certe erranze ventenni. Ad agosto quindi torneremo giù nel Sud Est della Sicilia per ospitare dei gruppi a noi cari come Crimi − la formidabile crasi tra musica mediterranea e musicisti d’oltralpe − e Archivio Futuro, nome-ossimoro che rispecchia l’assurda convergenza tra un sassofonista jazz, un batterista metal e un producer globalista. Con la Chullu d’altronde navighiamo a vista, gli approdi sonori sono variabili, rispecchiano quello che ci piace e basta; il motto è “Love for music, music for love”, mantra che è bene ripetersi per rimanere pirati in un mondo di squali.

Il mio legame con la Trinacria è profondo e singolare, da piccolo a Milano nascondevo il fatto di avere origini siciliane, come tanti figli della diaspora meridionale. Di recente ragionavo con Wissal Houbabi, poetessa e attivista, sulla placidità e l'inedia meridionale nonostante la secolare penalizzazione economica dettata dal Nord e sul fatto che al contrario in tanti ambiscano a trasferirsi e confondersi nelle grandi città padane, sparendoci. Conosco diversi coetanei “esuli” che mascherano il loro accento, prendendo in prestito la pronuncia meneghina, con esiti tragicomici e auto repressivi. Ho sempre amato la Sicilia e oggi mi sento più isolano che milanese, nonostante l’anagrafe, ma a cavallo tra le elementari e le medie non sbandieravo con orgoglio l’origine.

Il motivo? Il contesto che vivevo, con ogni probabilità. Diciamo che non ero a mio agio con il mio fenotipo mediterraneo, in un momento in cui un certo leghismo mentale e culturale straripava nella grigissima Milano e nell’Italia intera, ostaggio di Silvio e della sua tv. Poi il passaggio alle medie vicino a via Padova, con tanti compagni da tutto il mondo e quelli più grandi con la kefiah e le magliette dei gruppi alternativi; lì la testa inizia ad aprirsi e tanti saluti all’oratorio, andavo a skeitare e a suonare punk rock, iniziando a esplorare i centri sociali che sono stati una biblioteca storica per me.

Fu proprio la mia prof di tedesco, Caterina Buttitta (nipote del grande poeta dialettale di Bagheria), fieramente siciliana, a prendermi in disparte e canzonarmi dopo che in seconda media scoprì a un colloquio coi genitori le taciute origini: “Cerruto, ma sei siciliano e non me l’hai mai detto? Come ti è venuto in mente di tenerlo nascosto?”. Non sapevo cosa risponderle, ma grazie a quella provocazione mi scattò qualcosa in testa e iniziai a vivere con tranquillità quel fatto. Questa storia l’avevo completamente rimossa, quel discorso con Wissal mi ha aiutato a tornarci sopra, e Il rovescio della nazione (Tamu edizioni) di Carmine Conelli mi ha aiutato ad approfondire queste riflessioni.

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Adesso quando mi chiedono di dove sono rispondo “siciliano, ma nato a Milano”, giusto per confondere le acque. Pietro, mio papà, viene dalla provincia più a Sud d’Italia, una terra ricca di cave dall’eco infinita, carrubi ricchi d’ombra e città bionde e magiche, incastonate nelle valli dove fino a cinquant’anni fa si viveva ancora nelle grotte. Viene dalla provincia “babba”, come la chiamava Sciascia, ordinata e benestante. Una provincia dove il turismo è esploso grazie agli episodi Montalbano, croce e delizia di questi luoghi che godono di visite perlopiù superficiali e fugaci. 

Una zona che purtroppo ha delle ombre lunghe, tipo il caporalato, foraggiato da manodopera a costo zero continuamente rimpinguata dagli sbarchi fantasma; l’anno scorso un attivista di Emergency raccontava che nelle serre nascono dei bambini che rimangono senza documenti e istruzione per anni e anni; un anno fa Daouda Diane, operaio e mediatore culturale ivoriano, è sparito nel nulla dopo aver denunciato i rischi letali del cementificio dove lavorava. Una dimensione nascosta nel mondo dorato che ovviamente i turisti non vedono, accecati dal sole e saturi di cannoli e arancini.

Alcuni artisti sono riusciti a fermarsi, studiare e “leggere” certe tradizioni, come Vinicio Capossela a Scicli, dove ha composto L’uomo vivo, una canzone che celebra la processione pasquale del Cristo “barcollante”, trasportato dai paesani e trascinato da una folla immensa, fomentata dalla banda che ripete lo stesso brano ad libitum. Proprio a Scicli delle giovani intelligenze stanno portando avanti da tre estati il Mast, una kermesse multidisciplinare che vede l’alternarsi di musica, passeggiate performative e conferenze nei luoghi iconici del paese o in siti abbandonati che riescono a valorizzare con i loro interventi.

Mast, evento multidisciplinare
Mast, evento multidisciplinare

Risalendo la costa jonica, superato il mostro del petrolchimico di Priolo raccontato dal disco spoken music dei Mora e dall’inchiesta di Fabio Lo Verso, si intravede l’Etna, cuore di quest’isola di “esauriti nell’accezione nobile del termine, nel senso che abbiamo già pensato a tutto” (cit. Cappellani). Sulle sue pendici, a 700 metri, sorge Milo, paesino scelto da Battiato e poi da Lucio Dalla per vivere e comporre. Il perché è facile da capire, lì si respira un’aria particolare; io sono un tipo quadrato, poco incline al fricchettonismo, eppure lassù ho davvero respirato un’energia particolare, potentissima. Forse al cospetto di un vulcano attivo smettiamo semplicemente di crederci al centro del mondo e torniamo parti insignificanti di una natura maestosa, che si svela tra i boschi ultracentenari, le viti rigogliose e l’orizzonte stupefacente e curvo del Mediterraneo. 

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In questo minuscolo paese e nei suoi boschi si svolge Opera, un festival che porta lassù nomi di ricerca e qualità; l’ho conosciuto grazie a Clara che doveva lavorarci alla prima edizione nel 2021, la accompagnai lì, dovevo ripartire subito ma mi fermai, stregato dall’energia di cui sopra. Abbiamo spalato il palco dopo una pioggia di cenere, a un’ora dai live, unendo le forze di tutti i presenti. Ho avuto l’onore di portare Alfio Antico da Lentini, suo paese natale, a lassù; con il suo italiano impastato di dialetto mi ha mostrato i pascoli che batteva da ragazzo, quando ha iniziato a scrivere e suonare, costruendo tamburi con la pelle dei suoi animali. Nel tragitto mi ha recitato un’invettiva appena scritta contro gli incendi devastanti che interessano l’isola, provocati dall’idiozia e dalla cupidigia umane. Mi ha chiesto se dovesse leggerla quella sera al concerto. Gli ho risposto sì, senza esitazione.

Dopo una tappa a Milo, dove tornerò sicuramente anche questo agosto, mi toccherà lasciare l’isola; la cosa più difficile è sempre prendere il traghetto e dalla poppa vedere la Sicilia che si allontana. Il ponte, imho, è una minchiata colossale; in Sicilia servono potenziamenti alle infrastrutture di base, non mega opere di quel calibro che vedremo finite quando la Sicilia sarà già inabitale e desertificata, cioè tra pochi decenni, se tutto va male come sembra. Inoltre, guidando sul ponte non sarebbe più possibile salutare l’isola guardandola, pensando a cosa lasciamo (scusate l’immagine ipercalorica).

Un momento live di Opera
Un momento live di Opera

Risalendo lo stivale ci fermeremo a Montescaglioso, paesino nel materano dove dei ragazzi locali e non stanno attivando da zero una residenza incentrata sull’arte audiovisiva chiamata Fa_mo, che si concluderà con una serata di live il 29 agosto, con tra gli altri i Mombao. Dopodiché toccheremo l’Adriatico e la sua perla bianca, Ostuni, dove altri kamikaze stanno lanciando Klohi, una tre giorni di musica e poesia ad alta voce, a cavallo tra fine agosto e settembre, all’interno di un parco archeologico; nell’anfiteatro si alterneranno alcuni tra i migliori protagonisti della scena di poesia orale, un po’ come al celebre festival di Castel Porziano, sul finire degli anni Settanta, quando migliaia di giovani accorsero da tutta Italia per sentire Ginsberg e Ferlinghetti.

Da lì in poi basta, il resto è una risalita proporzionale al deterioramento dello spirito che, dopo questi ambiti preziosi giorni di respiro, andrà spegnendosi nella necropoli che come sempre ci accoglie con l’abbraccio della barriera Sud e la sua aria mefitica, come se fosse normale respirare male, come se fosse un compromesso accettabile accorciarsi la vita in nome del lavoro e della produzione, mentre gli alberi cadono e tutto procede uguale.

Buone vacanze italiane.

Il casello di Melegnano, a Sud di Milano. No, di solito non è così vuoto
Il casello di Melegnano, a Sud di Milano. No, di solito non è così vuoto

L'autore, Paolo Cerruto, è poeta e agitatore culturale, vive a Milano dove lavora nell’editoria tra Feltrinelli e Agenzia X e nella musica con l’agenzia Chullu, fondata con Clara Aqua. Suona nel collettivo Addict Ameba, ama chi è all’ultima spiaggia e ci prende il sole.

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L'articolo Nelle viscere del Sud, nelle viscere della musica di Paolo Cerruto è apparso su Rockit.it il 2023-07-27 21:01:00

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