Nessuno ha raccontato la giungla metropolitana come i Club Dogo

Il live di Guè, Jake e Don Joe (più tanti ospiti) a San Siro è ancora negli occhi di tutti. Così come le loro scenografie che ricordano una città, Milano, che non c'è più, ma che è più vivida che mai nella testa e nel ricordo delle persone. Anche grazie al rap di band di culto

- Tutte le foto sono di Nicola Braga per Rockit

l 2024 lo stiamo vedendo, è l’anno delle grandi reunion ed è a tutti gli effetti l’anno del grande ritorno dei Club Dogo; di nuovo insieme in un disco e dal vivo dopo ventun anni dal loro debutto, hanno riempito anche lo stadio di San Siro, simbolo di Milano e del calcio nel mondo, e ormai anche della grande musica. 

Loro a San Siro ci sono arrivati dopo più di vent’anni di carriera in cui con i loro dischi hanno fatto e cambiato la storia del rap italiano e la vita di molte persone, come dimostrano le dieci date sold out al Forum di Assago in primavera oltre a questo stadio pieno di fan Dogofieri oggi.

La scenografia sul palco è chiara, siamo a Milano, c’è un vagone della metro rossa ferma a Lotto, c’è il Bar Paz e il Compro Oro, un tabaccaio, dei negozietti e grandi macchine potenti di qualche annetto fa parcheggiate sul palco. Sui mega schermi intanto un’altra macchinona sfreccia rombando per le strade di una Milano deserta, sta andando allo stadio, arriva, “parcheggia”, scendono Gué e Jake, che intanto arrivano fisicamente dal prato dello stadio, in mezzo alla gente, per poi salire sul palco, Don Joe è già lì in console, e iniziare lo show con C’era una volta in Italia. Nel prato e nel pit c’è il delirio, tutta la loro (e tanta) gente è qui.

Lo sottolinea anche Mario Giordano, ospite virtuale del concerto con una clip in cui a suo modo racconta il loro primo disco Mi Fist, il loro arrivo nelle case dei ragazzi e delle ragazze, i temi che trattano nelle canzoni, una clip bella lunga, ne cita anche i testi, spesso controversi e divisivi. Ma Mi Fist ormai è un disco di culto, con brani di culto e nel live viene celebrato parecchio e alla grande con Vida Loca, Cronache di resistenza, La stanza dei fantasmi, Hardboiled, Rap Soprano, tutte tracce contenute in quel gran disco.

La scaletta è potente e dopo Mario Giordano compare un’altro ospite sullo schermo, Briatore, prima ripreso ai giorni nostri a fare i complimenti ai Dogo e poi ripreso in foto e video quasi d’epoca ormai, in Costa Smeralda, con ragazze bellissime e calciatori, e gente dello spettacolo e circondato da tutti quei cliché e status symbol che hanno segnato un periodo fatto di feste al suo locale Billonaire con calciatori e modelle protagoniste di calendari super sexy, champagne, grandi barche e grandi macchine, bei vestiti, begli orologi, bei gioielli.

I Dogo hanno sempre raccontato tutto, cose vere, a modo loro, e con il pezzo Briatori, esempio del loro sguardo su certe situazioni e per noi tra i venti pezzi più belli dei Club Dogo fino al 2023, ci riportano a quel periodo. Una canzone che come dicono non si potrebbe più far uscire oggi. Marracash, quarta testa del cane, membro fondatore della Dogo Gang, ha una strofa e una parte fondamentale in questa canzone, e infatti arriva tra un boato di urla e applausi e resta con loro sul palco per altri brani: Ciao proprio, Nato per questo (che belle le vecchie foto che scorrono dietro) e Puro Bogotà, pezzo epico, con tanto di testi sugli schermi per aiutarci a rappare con loro nell’immenso karaoke che riesce a diventare San Siro; ovviamente non mancano Vincenzo da via Anfossi, e Emi Lo zio, anime pulsanti della Dogo Gang e Sempre in giro, come il brano che cantano tutti insieme. La gang è completa.

Ospiti e presentatori virtuali, ospiti presenti in carne e ossa, come J-Ax,Brucia Ancora è il pezzo perfetto, anche per lo stadio, e con le bandiere con il cane che sventola è sempre una grandissima emozione, da ascoltare e da vedere, forse anche perché è vero che brucia ancora.Sfera Ebbasta, vestito fosforescente, inconfondibile sul palco perMilly, Arisa, bellissima Rosalba in un vestito scintillante, come le dice anche Jake, incanta tutti con la sua voce e il loro pezzo Fragili. C’è Coez, che prende il posto de Il Cile (ti vogliamo bene) nel brano Tutto ciò che ho, ode al Dogofiero e brano in realtà molto dolce.Elodie, perfetta come sempre, presente anche al Forum per Soli a Milano, dove bellissime immagini della città scorrono insieme alle parole della canzone.

Milano e i suoi cambiamenti, le sue strade, le piazze, le periferie, la ricchezza e i ghetti, nella musica dei Dogo c’è tutta questa storia e tutta questa Milano, La testa gira, Una volta sola, pezzo cardine del loro repertorio, la cantano dopo aver finto di aspettare la metro a Lotto. Momento molto emozionante, come l’arrivo di Lazza, presentato dal suo pianoforte, solo lui lo sa suonare così bene tra tutti loro, è un grande artista oltre che un grande rapper e il loro pezzoLisa fa cantare tutto lo stadio.

Bella scaletta, calibrata e studiata, pezzi auto celebrativi che nello stadio suonano più potenti, Mafia del boom bap, D.O.G.O., Butta via tutto, Voi non siete come noi, Chissenefrega, tutte le possibili anime del club, tutti gli amici dei Dogo e tutto il loro immaginario.

Non può mancare e non mancano ilreggae e quindi Bob Marley, fondamentali nella vita e nella musica dei Club Dogo e di molti di noi. Parte un video, l’intervista a Bob quando venne a Milano per il suo concerto a San Siro, il 27 giugno 1980, morì l’anno dopo: per alcuni di noi (un po’ pochi in verità!) è un video storico, ma mi domando guardandomi intorno se la musica e il messaggio di Bob Marley siano ancora (fuori dalla Jamaica dove resta icona e simbolo di uguaglianza e libertà) così dense di significato anche per queste ragazze e ragazzi più giovani. Fatto sta che il video, anticipato dal brano Il mio mondo, le mie regole, è bellissimo e introduce tutta la parte reggae del concerto, San Siro si tinge dei colori rasta e anche il cane e le sue tre teste e il Duomo sul palco diventano verdi, gialli e rossi. Ospite di King of the Jungle è Alborosie, con i suoi dread sempre più lunghi, fino a terra, ormai lui è giamaicano, sicuramente nel modo di cantare è il più forte di tutti, incredibile la sua interpretazione del ritornello. Note killer, dal primo disco, è un altro gigantesco karaoke che culmina con P.E.S. e l’arrivo di Giuliano Palma.

Grandi palloni gonfiati con il cane volano per lo stadio, è una festa immensa, fino all’Ultimo respiro, che chiude il concerto. "Tornerò da re", detto e fatto, sono tornati da re e con tutta la loro gente hanno onorato il rap italiano e Milano.

 

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L'articolo Nessuno ha raccontato la giungla metropolitana come i Club Dogo di Carlotta Fiandaca è apparso su Rockit.it il 2024-07-01 10:25:00

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