Vi sarà capitato decine di volte: ritrovarsi a battibeccare con gli amici per capire se si dice Beatles o The Beatles, Foo Fighters o The Foo Fighters, e così via, tra i nomi di centinaia di band e relativi articoli.
È vero che togliere il 'the' o includerlo nel nome, alla fine, è una mera questione retorica; se si prende appunto l'esempio di The Beatles o The Animals o The Rolling Stones, si capisce come in questi casi il 'the' suggerisca che ci sono membri individuali del gruppo che formano la band: uno scarabeo, un animale o una pietra - e sottolineare questa pluralità, in effetti, è importante fino a un certo punto, almeno per gli ascoltatori.
"The Cure" è probabilmente il miglior esempio di 'the' in un nome di band: rappresenta una sorta di panacea, una risposta ai problemi degli ascoltatori. E per alcuni, è esattamente questo che è diventato il gruppo, una cura. Se si fossero chiamati solo "Cure" avrebbero riscosso meno successo?
"It's got to be 'The' (Something)s. All the best Sixties bands were 'The' (Something)s. —Jimmy Rabbit, The Commitments
C'è chi pensa che aggiungere il 'the' al nome della propria band sia un po' come prendersi la responsabilità di dire: "questi siamo noi", ed esporsi chiaramente per quello che si è. Altri invece preferiscono "nascondersi" in nomi più oscuri, costruzioni verbali o neologismi che in fondo non dicono niente a nessuno.
La scelta dell'aggiungere 'the' davanti al nome però non è sempre stata così ovvia, e non sembrava essere qualcosa di necessario per le band di ogni genere fino a circa il 1920, quando alcuni cambiamenti (perlopiù tecnologici) hanno reso necessario fare delle distinzioni tra gli artisti. Durante tutto l'800 e l'inizio del '900 i principali musicisti e compositori si facevano conoscere semplicemente con il nome proprio, oppure si raggruppavano sotto dei nomi di massa (Trio Lescano, Quartetto Cetra). Tutte le "Big Five Orchestras" (es. New York Philarmonic, Boston Symphony Orchestra, etc) non avevano il 'the' davanti al nome. Ovviamente la gente poi nel linguaggio comune utilizzava l'articolo per convenienza, ma anche gruppi molto famosi all'epoca come la Victor Military Band pubblicavano senza l'articolo.
(Il Quartetto Cetra)
I primi utilizzi del "the" si registrano nel momento in cui i leader di un complesso, o di un'orchestra, si vollero presentare al pubblico con una certa individualità rispetto al resto del gruppo. La formula "Nome + Orchestra" diventerà così una costruzione comune per tutto il decennio successivo, arrivando per la prima volta a comparire nelle classifiche. Prima del 1927 infatti, il "the" veniva omesso perché ritenuto superfluo nella lingua scritta.
Le prime apparizioni del "the" arrivano quindi con i leader delle band, come Nat Shilkret & The Victor Orchestra che piazzò parecchie hit nel 1927. Persino i Beatles, quando nel 1959 si esibirono al programma tv di Carroll Levis "Discoveries", si presentarono come Johnny and the Moondogs. Ma anche altri gruppi che non arrivarono in classifica iniziarono ad utilizzare comunemente il "the".
(I Beatles quando si chiamavano ancora Johnny and the Moondogs, da sbarbini)
Tyler Schnoebelen, un ricercatore di sociolinguistica di San Francisco, ha esaminato la presenza del "the" nelle classifiche di Billboard dal 1890 alla fine del 2012: ha analizzato 38.046 canzoni di 8.758 artisti, e di questi quasi 4000 iniziano con il "the".
"Negli Stati Uniti, The Ink Spots fissarono il modello per quei gruppi canori che divennero riconosciuti per il doo-wop, il gospel e l'r'n'b", spiega Ben Zimmer del Wall Street Journal. The Ink Spots iniziarono ad esibirsi con quel nome nel 1934; gruppi come The Charioteers, The Ravens e The Southern Sons debuttarono sempre in quegli anni, assieme ad una miriade di altre band che invasero le classifiche tra il 1954 e il 1955. "L'apice si ebbe nella metà degli anni '60: nel 1966 c'erano 372 artisti in classifica, 114 dei quali erano band con il "the" iniziale".
Ma perché proprio gli anni '60? Erano anni in cui le band iniziavano a concentrarsi sulla propria personalità, sulle posizioni politiche o sulle differenze di tipo estetico e ideologico. I Rolling Stones furono tra gli early adopters della tendenza del "the", salvo poi distanziarsene quasi subito: già i dischi usciti nel 1967 non riportavano alcun nome sulla copertina, mentre in un secondo momento la band ha iniziato a parlare di sé semplicemente come "Rolling Stones".
Negli anni '70 la scelta di eliminare l'articolo determinativo diventò un vero e proprio statement artistico: il punk era una forma artistica che andava a riprendere le radici del rock'n'roll, e questo spiega perché fossero tornati in voga i nomi con i 'the'. Allo stesso modo, le band dei 2000 che riprendevano lo stesso revival si sono fatte conoscere con l'articolo determinativo: The Strokes e The Hives sono tra gli esempi più lampanti.
Un discorso simile si può fare anche per la forma quasi arcaica "thee", utilizzato da molte band garage e psichedeliche negli anni '60 (Thee Midniters, Thee Muffins, Thee Saints), ripresa da quelle degli anni '80 (Thee Mighty Caesars, Thee Shams) e infine da quelle dei giorni nostri, come i Thee Oh Sees.
Ma il fenomeno, anche nei giorni nostri, non si esaurisce con il revival. Prendete per esempio gli Eurythmics o i Foo Fighters, ovvero nomi "collettivi" di band dove ci si aspetterebbe di trovare l'articolo: il fatto che non ci sia è una scelta ben precisa. In alcuni casi la questione ha assunto un'importanza tale da influenzare anche la produzione artistica delle band, come i Talking Heads per esempio, che nel marzo '82 pubblicano un album live intitolato "The Name of This Band is Talking Heads" proprio per manifestare il fastidio di essere chiamati con il "the" iniziale contro la loro volontà.
In altri casi ancora si tratta invece di un fenomeno che ha poco a che fare con l'identità e molto con la linguistica, visto che secondo la stessa ricerca di Schnoebelen citata poche righe sopra, la maggior parte dei nomi di gruppi con il "the" davanti inizia con le lettere b, j, k, m e z, mentre lo evitano le band con nomi che iniziano con vocali come a, e, i, u.
Forse il consiglio migliore per le band in cerca di un nome è quello di concentrarsi su cosa si vuole comunicare con la propria musica e non su chi siano i membri del gruppo, ma come la mettiamo con i gruppi che confondono ulteriormente le carte in tavola, come i The The? Sono solo tre lettere, ma dentro ci si può nascondere una vera e propria dichiarazione d'intenti.
Quest'articolo è liberamente ispirato a quello pubblicato su Maura Magazine.
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L'articolo La parola più famosa del rock'n'roll: la storia del "the" di Nur Al Habash è apparso su Rockit.it il 2015-03-09 11:41:00
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