Non abbiamo mai avuto così tanto bisogno di un Premio Tenco che funzioni

Tra pochi giorni si celebra la 50esima edizione del Premio, con le immancabili polemiche. Alcune sacrosante, perché tra i vincitori mancano nomi irrinunciabili. Eppure è proprio da queste "rosicate" che si capisce l'importanza in questa epoca storica della rassegna, pur con tutti i suoi limiti

Foto d'epoca, via Wikimedia Common
Foto d'epoca, via Wikimedia Common

Era la fine di giugno e nel corso di una mattina ricevevo tre messaggi molto simili tra loro. "Ma tu voti al Tenco?". Rispondevo a tutti di no, senza sapere bene se questa mancanza - non la mia, che anche sticazzi, quanto piuttosto quella di Rockit - fosse dovuta a una nostra negligenza oppure a una scelta (ovviamente legittima) degli organizzatori. In quei messaggi c'era tutta la perplessità di artisti, e loro team, che si erano ritrovati esclusi dalle short list per i vincitori delle Targhe Tenco. Pochi giorni dopo intercettavo nuovi malumori, questa volta legati ai vincitori finali della rassegna. Dal mio punto di vista erano tutterosicate sacrosante, ma ci torneremo. 

Prima tocca andare un po' per ordine, e non dare per scontate troppe cose. Il Premio Tenco esiste da cinquanta anni esatti, è dedicato alla memoria del grande artista e assegnato dal Club Tenco, associazione che ha l'obiettivo di "valorizzare la canzone d'autore". Si divide in due. Ci sono i Premi Tenco, che sono attribuiti in base alla carriera: quest'anno andrà a Edoardo Bennato, Samuele Bersani, Mimmo Locasciulli e Teresa Parodi. Oltre a loro Caterina Caselli come operatore culturale e Tommaj Salehi, il rapper iraniano condannato a morte dal tribunale del suo Paese. Il Premio SIAE va a Ivan Graziani.

Ci sono poi ci sono le Targhe Tenco. Attraverso le preferenze di un folto numero di esperti, giornalisti e addetti ai lavori vengono scelte le migliori produzioni musicali dell'anno. In passato (si partì 40 anni fa esatti, con il capolavoro Creuza de ma) sono stati premiati De Andrè, De Gregori, Guccini, Paolo Conte, Capossela e molti altri. Qua trovate l'albo d'oro dal 1984 a oggi: ci sono tutti i più bravi, o giù di lì. 

L'edizione 2024, quella del cinquantesimo, avrà luogo all'Ariston di Sanremo - sì, quello - il 17, 18 e 19 ottobre. I nomi sono già noti dall'estate, come detto. Per il Migliore album in assoluto ha vinto È inutile parlare d’amore di Paolo Benvegnù, Migliore album in dialetto Assamanù diSetak, Migliore album opera prima Curami l’anima di Elisa Ridolfi, Migliore album di interprete Hasta Siempre Mercedes di Simona Molinari, Migliore canzone singola La Mia Terra di Diodato e Migliore album a progetto Sarò Franco – Canzoni inedite di Califano.

Sono tutti ottimi progetti e ottimi artisti (come si fa a discutere Benvegnù?), eppure secondo noi però tra gli esclusi c'erano artisti che in questa lista avrebbero proprio dovuto esserci. Chi? Non ha alcun senso dirlo, ma chi legge questa testata e guarda le nostre classifiche può risalire ai loro nomi quasi immediatamente. E siamo arrivati al punto. Quello non è il Premio Rockit, ma il Premio Tenco. Non lo decidiamo noi, e per fortuna aggiungiamo. 

Quindinon siamo qua per fare polemiche (delusi?!). Anche perché di quelle è costellata la strada per l'Ariston, sin dai primi anni del Tenco. E anche quest'anno non sono mancate. Su tutte quella di Piotta, escluso perché il suo disco non sarebbe abbastanza in dialetto secondo i parametri del premio, e quella degli eredi di Luigi Tenco che da alcuni anni sono in rottura con l'organizzazione del premio e vorrebbero non si usasse più il cognome dell'artista cresciuto a Genova. Nel recente passato ci sono state anche "rimostranze" per i premi prima a Madame (canzone) e poi a Marra (disco), dando vita a un interessante (ma solo sulla carta) dibattito tra chi sosteneva che i rapper sono i nuovi cantautori e chi non sentiva la necessità che venissero a "rompere i coglioni" anche nel tempio della canzone d'autore.

Meglio correre il rischio di essere troppo di nicchia oppure quello di snaturarsi per aprirsi a un pubblico che però ha già tante altre vetrine in cui specchiarsi? Difficile a dirsi, quello che è certo è che avvitarsi in sé stessi, creare inner circles basati su rapporti stratificati nei decenni è qualcosa di molto pericoloso. Forse alla lunga è inevitabile, ma non porta nulla di buono. Ecco, la lista di quest'anno, se posso permettermi un giudizio dà un po' questa sensazione. Eppure, ancora una volta, va bene così. 

C'è una giuria, un regolamento, gusti che cambiano, errori che si fanno o tendenze che si anticipano. Bisogna fare tutto il possibile affinché si arrivi a una scelta il più possibile di qualità e che fotografi lo stato dell'arte e gli orizzonti verso sui guardare della canzone d'autore, cercando di tenere a bada l'aggressività di uffici stampa, management e discografiche che sul Tenco hanno sempre battagliato parecchio. Ma siamo certi, o almeno ci auguriamo, che il team del premio troverà ancora una volta la strada migliore. 

Quello che è certo, e lo confermano i messaggi che ho ricevuto quest'estate e pure un po' questo articolo, è che del Premio Tenco c'è un gran bisogno. In un'epoca in cui i premi diventano Award e i red o green carpet e gli shooting sono più importanti delle canzoni, questo premio rimane qualcosa di diverso. O per lo meno così continua a venire percepito, nonostante lo si maltratti (a volte a ragione, a volte meno) da anni.

Facciano tesoro di questo patrimonio di interesse e rodimenti di culo gli Amici del Tenco, non tutti possono disporne. E si ricordino che a grandi poteri corrispondono grandi responsabilità. Mentre Sanremo diventa uguale al Primo Maggio che intanto è diventato uguale ai "Festival Indie" del 2017-18, mentreSesso e Samba dilaga come Il Nulla come nella Storia infinita, mentre tutto diventa revival, si riuniscono anche coloro che sono stati a un passo dall'uccidersi a vicenda e i feat. li decide un commercialista, c'è chi ha bisogno di sentirsi parte di un'altra "area" e portatore di un'altra idea di musica. Per tutti loro il Premio Tenco rimane importante, decisivo, irrinunciabile. Non per mettere pressione, né per reclamare un posto in giuria, ma speriamo che in futuro di tutto questo si tenga ancora di più in considerazione.

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L'articolo Non abbiamo mai avuto così tanto bisogno di un Premio Tenco che funzioni di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2024-10-02 14:02:00

COMMENTI (1)

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  • giack47 giorni faRispondi

    tornerò a concordare quando si accorgeranno dei cantautori geniali del nostro tempo. penso a gente tipo Alessandro Fiori, Murubutu, e molti altri... altrimenti sono solo l'ennesimo premio che insegue un pubblico che comunque ormai guarda altrove.