Negli scorsi giorni Gianfranco Manfredi, uno che definire solo cantautore sarebbe più che riduttivo, per non dire un torto, è morto. Dagli inizi negli anni '70 fino agli ultimi giorni ha fatto qualsiasi cosa: oltre ai suoi dischi, intrisi di un'ironia che gli permetteva di raccontare benissimo il proprio tempo, si è dedicato alla scrittura come al cinema (sia davanti alla telecamera che in veste di sceneggiatore), ha creato fumetti come Magico Vento, ha messo la sua mente instancabile a disposizione di qualunque medium possibile. Per ricordarlo ci siamo affidati ad Auroro Borealo, che, oltre ad avere una conoscenza enciclopedica dell'opera omnia di Manfredi, lo ha avuto come ospite in un brano del 2019, "Stay Hungry, Stay Foolish, Stay Home".
Manfredi, secondo me, è come era stato definito in qualche modo anche Roberto Freak Antoni: un dilettante nel senso vero del termine, ossia che si diletta a fare tante cose. È stato cantautore, scrittore sia di romanzi che di saggistica, sceneggiatore, attore, fumettista, ha fatto veramente di tutto. A lui va il merito di aver affrontato con ironia temi che a metà degli anni '70 erano molto pesanti, dalla lotta armata agli espropri proletari. Per dire, Quarto Oggiaro story è incredibile: si mette proprio nella posizione di lui, che si innamora di una ragazza del movimento, mentre lui è tipo l'intellettuale di sinistra radical chic, che si guarda i film svedesi, mentre lei invece sta a casa col compagno meridionale.
Nei suoi dischi, soprattutto in Ma non è una malattia del '76, riesce allo stesso tempo a prendere per il culo la sinistra parlamentare, quindi diciamo i "cadregari" della sinistra e pure l'autonomia operaia, che è una cosa che in realtà nessuno aveva fatto prima. È stato il primo che con ironia ha evidenziato le differenze anche sociali all'interno del movimento. Stessa cosa con l'altro album, Zombie di tutto il mondo, unitevi, scritto, prodotto e suonato dalla premiata Forneria Marconi e con cui comincia questa collaborazione con Ricky Gianco, che è durata poi per tutta la vita. Ci hanno fatto anche uno spettacolo teatrale.
Lui ha anche lavorato nel cinema per un po': ha sia scritto come sceneggiatore che recitato, come in Fotografando Patrizia, che è pazzesco, o film di facili incassi come Abbronzatissimi 2. Nel frattempo ha fatto libri noir, ma la svolta è stata quando ha cominciato a lavorare per Sergio Bonelli come sceneggiatore di fumetti. Allora ha creato Magico Vento, che è diciamo il fumetto più importante in Italia ambientato nel mondo dei nativi americani, ha scritto storie per Dylan Dog, tante, per Nick Ryder, e negli ultimi anni era nello staff degli autori di Tex, che è pazzesco. Tra l'altro lui è amatissimo soprattutto in Brasile, dove la Bonelli ha parecchio seguito, infatti sono arrivati un sacco di tributi da là.
Io personalmente ho avuto la fortuna di lavorarci nella canzone Stay Hungry, Stay Foolish, Stay Home, che è la canzone che chiude Adoro Borealo del 2019, dove effettivamente era l'unico che poteva darmi quell'elevazione di un'operazione un po' assurda. E lui è arrivato con un testo ancora più assurdo in cui è riuscito a raccontare i giovani d'oggi, senza però scadere nel boomer che parla dei giovani d'oggi. Anzi: è riuscito a prenderli in giro prendendo in giro allo stesso tempo la sua generazione, che secondo me è una cifra che lo ha sempre contraddistinto. Lui ha scritto interamente il testo, è arrivato, l'ha fatta in due take e l'ha portata a casa perfetta. E sembrava di sentire veramente Jannacci. È stato uno dei pochi che è riuscito a raccogliere testimoni di affetto da ogni ambiente. È questo un po' che lo rende unico. È tutta la continuità della sua opera che, in qualche modo, lo rende memorabile e che ha lasciato nel cuore di tutti.
Lui era molto, molto attento ai suoi fan. Lo ha raccontato anche la figlia Diana, che fa la videomaker, in un post. Nelle ultime ore, ha chiamato la figlia urgentemente e le ha detto di recuperare un'immagine di Magico Vento che viaggia a cavallo e mettere sotto il saluto Lakota (tribù di nativi americani, ndr), perché quello doveva essere il suo saluto finale. Quando l'ha fatto gliel'ha mostrato, lui l'ha guardata e ha detto: "ok, mandala alla Bonelli". Questa cosa per me è straziante: lui, fino all'ultimo, si è messo lì a chiudere tutte le questioni aperte con il suo pubblico. Ed è riuscito comunque a rimanere un marito amorevole, un padre amorevole, anche con i suoi fan.
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L'articolo Non c'era niente che Gianfranco Manfredi non sapesse fare di Auroro Borealo è apparso su Rockit.it il 2025-01-30 15:41:00
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