Oggi Calcutta è il più grande cantautore italiano

Ce ne andiamo con questo pensiero dall'Ippodromo, per la tappa milanese strapiena di gente del suo Relax Tour. Perché le sue canzoni resistono alla prova del tempo e al cambio delle generazioni, perché la sua musica evolve e rifugge dalle mode. Proprio come capita ai grandi

Tutte le foto sono di Starfooker per Rockit
Tutte le foto sono di Starfooker per Rockit

Già vi vedo. A strabuzzare gli occhi per il titolo. Con il commento in canna pronto a incendiare i social. A immaginare chi ci sia dietro a questa tastiera e come insultarlo. Oddio, me la sto prendendo con i lettori. Che mi succede? Ma chi sono diventato, Balotelli? Andrea Scanzi in gita a Berlino? Vabbè, fa caldo. Il cortocircuito è dietro l'angolo. Ma prometto che arrivo a spiegare tutto. Però datemi tempo e concedetemi un po' di cronaca.

Mercoledì 17 luglio. L'Ippodromo Snai di San Siro, Milano, è pronto a ospitare uno degli ultimi rendez-vous di una stagione intensissima, che tra lo stadio e questo ex tempio polveroso dell'ippica ha ospitato nel giro di un mese e mezzo una trentina di live nazionali e internazionali, tutti enormi, affatto semplici da gestire, tutti (ok, non proprio tutti) abbastanza pieni, pieni o pienissimi. 

Già alle 20 c'è parecchia gente in zona, ripagata da un opening di livello di Angelica. Lei è bravissima, con la sua Gibson al collo e un repertorio arricchito dal recente disco Sconosciuti superstar. Un concerto complicato, e non solo per la maestosità del palco del Milano Summer Festival, ma soprattutto per quello che è successo negli ultimi giorni. Parliamo della vicenda che la coinvolge assieme a Morgan (e al suo attuale compagno, Calcutta), se non sapete di che si tratta vi invidiamo molto. Uno, per la vostra capacità di estraniarvi dal mondo, e due perchè questa storia – dove Angelica ed Edoardo sono le vittime e chiunque sostenga il contrario un disgraziato – fa stare male sono a entrarne in contatto, figuriamoci a subirla.

Angelica
Angelica

Fatto sta che Angelica fa un ottimo set, come ogni volta. E prepara il pubblico a quel che sta per arrivare, la tappa milanese del Relax Tour di Calcutta. Sold out, come fanno i rapper o le rockstar gloriose. Solo che Calcutta è né un rapper né una rockstar gloriosa. È l'ultimo grande cantautore, ma ci arriveremo.

Il "problema" del sold out, e di un posto viabilisticamente non granché funzionale come l'Ippodromo, è che alle 21.10, quando si dovrebbe partire, c'è ancora un sacco di gente fuori. La coda all'imbocco di via Diomede, quella che da Lotto porta a QT8 passando per un po' di belle ville con siepe alta, è  parecchio lunga. Le operazioni accelerano, Calcutta e i suoi temporeggiano finché ne hanno la possibilità. Poco prima delle 21.30, però, si deve partire. C'è un coprifuoco da rispettare. 

Si comincia con quel piccolo gioiello che è Coro, la canzone che apre l'ultimo disco Relax. Un divertissment scritto con Branco dei Phoenix e Giorgio Poi, un piccolo colpo di teatro che come abbrivio del live funziona alla grande. Poi tocca a 2minuti, il (magnifico) singolo di un disco senza singoli, e a Cosa mi manchi a fare. C'è ancora luce, ci sono le zanzare ma la polvere della terra texana dell'Ippodromo per il momento è gestibile, il pit si sta ancora finendo di riempire. Facile con il biglietto sotto palco... alla seconda transenna, qualche decina di metri più indietro c'è l'ala dura dei fan, ma soprattutto delle fan. Molto giovani, con gli occhiali da sole con scritto Relax e qualche bandana vaschiana. Un pubblico che mette gioia e fiducia nell'umanità. Ok, più o meno tutti i pubblici tranne quelli dei concerti nazi rock lo fanno, i concerti servono proprio a radunare persone e farle stare bene, ma questo pubblico ha qualcosa di speciale. Ancora una volta, ci torneremo. 

Il live procede. I visual sono davvero superlativi, a curarli Galattico Studio (una garanzia) con Edoardo stesso. Tutto è minimale, intimo, come è d'altra parte tutto nella musica di Calcutta, eppure confezionato magistralmente. Al resto contribuiscono le luci di Martino Cerati. E poi soprattutto la band, che è una signora band, per suono (anzi touch, verrebbe da dire) e pure per presenza e disposizione (molto bella la scelta della batteria defilata, così come del "cabinato" con i controlli che in parte copre lo stesso frontman) su un palco enorme. Citiamo la formazione al completo. Alberto Paone alla batteria, Gaetano Scognamiglio (e il suo Polase) aka Fitness Forever piano e tastiere, Frankie Bellani elettronica, Francesca Palamidessi voce e tastiera, Giovanni De Sanctis al basso e Paolo Carlini alle chitarre.

Orgasmo porta con sé i primi urletti e la prima grande cantata collettiva. La prima parte è molto focalizzata sull'ultimo disco, con un pezzone come Giro con te e una Loneliness distorta il giusto, che finisce per essere persino migliorata rispetto al disco. Dopo il primo rientro c'è Oroscopo in una versione sommessa, a voler quasi smorzare l'effetto tormentone. Sul finire di questo corpo centrale arrivano le hit una dopo l'altra: è abbastanza incredibile in appena quattro dischi (ma potremmo tranquillamente dire due, Mainstream ed Evergreen) che repertorio abbia costruito. Kiwi, Gaetano, Frosinone, Del verde fanno esattamente l'effetto che ci si aspetta che facciano sulla gente. SSD diventa LSD in una coda elettronica molto interessante. 

E sì che questo è un tour estivo con i karaoke indie (dove Calcutta è finito sempre malgrado la propria produzione e non a causa di essa) c'entra poco, così come d'altra parte il disco da cui attinge. Non che ci sia nulla da rinnegare, ma è evidente fin da subito che Calcutta abbia aperto una nuova fase, incentrata sulla ricerca musicale (suona tutto benissimo, sia le cose più elettropop che quelle più "analogiche, una cosa abbastanza rara per i nostri standard) e il lavoro sul proprio cantato. Eppure queste "prese di posizione" artistiche non allontano in alcun modo il pubblico, con le canzoni che rimangono al centro. 

L'ultima tranche di concerto prevedederebbe questa sequenza: Allegria, Paracetamolo, Pesto, Tutti. La scelta della chiusura con un pezzo del nuovo disco, che è un inno (forse ancora non del tutto capito) per questi tempi infami e performativi, è particolarmente forte. Solo che il concerto non finisce: Calcutta rimanda un po' in là la sigaretta post concerto e rifà da capo i primi due pezzi dell'act, ossia 2minuti e Cosa mi manchi a fare. Un gran bel gesto. Mentre alcuni se ne vanno (ricordate: non c'è grande evento a Milano in cui parte del pubblico non esca prima della fine), chi è rimasto alza i decibel. Come nota Edoardo, è servito un po' di rodaggio ma alla fine la temperatura era veramente alta, in tutti i sensi. 

E dunque? Questa storia del miglior cantautore? 

Ah, non ve ne eravate scordati? A una domanda circa un panel dal titolo “Come sopravvivere all’hype”, cui avevano preso parte dei suoi amici, nel 2016 Calcutta aveva risposto che messa così non aveva alcun senso. È un po' lunga da spiegare, andate a recuperarvela qua. Risposta calcuttiana certo, come ben sa chi è stato raggiunto dal video "virale" delle sue recenti risposte a una giornalista del TG1.

Ma quell'hype c'era eccome, c'è chi ne ha beneficiato almeno per un po' e pure chi c'è rimasto un po' sotto. Ieri sera a sentire Calcutta c'eravamo noi 40enni e un sacco di trentenni, ma pure una folta rappresentanza di chi va per i 50 o magari li ha passati. C'erano soprattutto una mare di ventenni e altrettanti o quasi teen spirits. Ma teen per davvero. Non che abbia chiesto l'età come un rappresentante delle forze dell'ordine, ma non ce n'era bisogno. Ora, l'ultimo disco di Calcutta, Relax (che è un disco enorme, soprattutto per approccio e per la radicalità con cui ha affrontato la discografia attuale) non è un disco teenageriale per infiniti motivi. In radio è girato pochissimo, online ha ottimi numeri ma inevitabilmente meno di altri. 

Da Evergreen, che invece di motivi di piacere a una teenager o un teenager (e un po' a tutti quanti, d'altra parte) ne aveva eccome, sono passati sei anni. Quelle giovani che hanno cantato a squarciagola ogni singolo pezzo alla transenna, mentre noi piccolo-borghesi del pit ci godevano la polvere e i nostri spazi larghi, dovevano avere 10 anni, più o meno

Significa che quelle canzoni sono "storicizzate". Arrivano per vie disparate a un pubblico disparato, e fanno parte di un patrimonio comune. Proprio come lo sono quelle di Dalla o De André, per citare due che vi faranno incazzare. Il tipo di scrittura di Calcutta è qualcosa che sicuramente racconta un momento storico, così come la scrittura di Guccini racconta quello in cui il Maestrone ha composto la crema della sua produzione. Riascoltate ieri, le citazioni sulla svastica, la tachipirina, lo Svelto e pure Danza Kuduro, è come se "svaniscano" all'interno delle liriche dei suoi brani. Quel citazionismo che è stato a lungo – pure da noi – contestato all'itpop, quel riflusso nel privato cazzeggio quotidiano che a un certo punto è diventato il fulcro della narrazione di molti, è come se a distanza di anni, a furia di cantare questi pezzi tutti assieme, abbia cambiato connotati. E il fatto che sia rimasto solo lui o quasi, almeno a questo livello, a portare avanti questa cosa, la dice lunga su chi è "avanguardia" e chi "la copia di mille riassunti".

Essere dei cantautori non vuol dire nulla. O meglio, non vuol dire quello che si vuol fare dire a questa parola. Vuol dire scrivere le proprie canzoni, non essere per forza De Gregori. Nell'epoca dei team di autori, sempre gli stessi, del rap come forma di comunicazione dominante, dei tour d'addio che poi magari però ci si ripensa, delle celebrazioni per il 10imo, 15esimo, 19esimo anniversario di un disco, nessuno si prende la briga di fare quello che fg Calcutta. Che va avanti come gli artisti hanno sempre fatto. Imboccando un percorso tortuoso, affinando la propria arte, dandosi delle priorità differenti rispetto alla massa. Noi, intanto, siamo ancora qua a cantare le sue canzoni, pure quando le canta due volte perché c'era troppa coda all'ingresso. 

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L'articolo Oggi Calcutta è il più grande cantautore italiano di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2024-07-18 08:22:00

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