Eravamo in molti ad essere impazienti per la presentazione del terzo pargolo di One Dimensional Man, quel “You kill me” che al passare degli ascolti diventa sempre più opera rappresentativa di questo incerto 2001. E il live di stasera sembra riconfermare i Nostri come assoluti dominatori della scena, come in fondo lo sono sempre stati senza mai perdere un solo punto in fatto di coerenza, di qualsiasi tipo si tratti. In principio, però, cedono il palco ai bravi Eva Kant, decisamente più convincenti che su disco, ma ancora immaturi per poter affermare che la cifra stilistica espressa in quest’occasione sia realmente roba loro. Ciò non toglie che i quattro abbiano un sound invidiabile e decisamente convicente, soprattutto perché mai incerti sugli strumenti e sull’impostazione generale dello show. Spero tanto si possa sentir parlare di loro anche in futuro, magari scrivendo di lodi senza riserva alcuna.
Poco dopo lo scoccare della mezzanotte tocca poi ai tre loschi figuri veneti conquistare il palco inscenando la loro ennesima esibizione che prevede sempre gli stessi, soliti ingredienti che come pochi altri nella Penisola sanno rimescolare concerto dopo concerto. Stasera poi c’è anche spazio per brani ‘pop’ (!?) quali “Saint Roy” e “I can’t find anyone”, la devastante “Inferno”, la tagliente “This man in me”, la lancinante “Sad song” e le primitive “It hurts” e “Lovely song”. Ma la nuova (?) strada solcata adesso da One Dimensional Man è segnata da tracce intitolate “Elvis” (con ancora qualche ‘scoria spenceriana’), e “You kill me”, la title-track dell’album e la canzone che dal vivo acquista ancora più spessore rispetto alla già brillante versione di studio. Si potrebbe dire altrettanto di “Oh! oh!”, se non fosse che il pezzo è quello ritmicamente meno serrato del cd - quasi un blues urbano. Infine, a seguire la tracklist del cd, “Broken bones waltz”, brano che i Nostri hanno scritto in memoria delle vittime dell’Olocausto e stasera non impreziosito, ahinoi, dalla viola.
Tuttavia l’esecuzione live rende almeno quanto la traccia originale, con i rumori della chitarra di Giulio Favero a saturare un suono già di per sé ampiamente carico. In mezzo a tutto questo non mancano gli estratti da “1000 doses of love!”, ripresi fedelmente nelle trame ma variati nello sviluppo. Il miglior risultato, comunque, è quello relativo alla ‘cornice di pubblico’, stavolta tutt’altro che una formula retorica. Ci auguriamo solo che eventi del genere si replichino più spesso, anche se è sempre più difficile trovare protagonisti all’altezza come quelli di stasera.
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L'articolo One Dimensional Man + Eva Kant - Bologna - Il Covo di Faustiko Murizzi è apparso su Rockit.it il 2001-11-17 00:00:00
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