Ortigia è uno di quei pochi posti in Italia in cui andresti lo stesso anche se suonasse Biagio Antonacci. Caso vuole che, da qualche anno a questa parte, al posto del concerto del Biagione ci organizzino uno dei festival più belli che ci sono al Sud.
Proprio in virtù di questo, a due anni dall’ultima edizione, il timore era che un evento bello come l’Ortigia Sound System potesse ritornare in forma di wannabe festival, come un gigantesco: "Oh, è bello rivederci, ma questo è il massimo che potevamo fare di questi tempi". La paura era infondata.
Primo, perché molte delle cose fighe sono state sostituite da altre cose fighe. Penso per esempio all’impossibilità di rimettere in campo i boat party, che però sono stati egregiamente rimpiazzati dal Lido Oss, una spiaggia fatta a piattaforma su cui dal pomeriggio partivano DJ set, drinkini, ombrelloni e tuffi rinfrescanti.
Secondo, perché la mossa più saggia è stata concentrarsi su un altro mood che non stonasse con il fatto di essere seduti nella gigantesca piazza d’armi del Castello Maniace. Perfetto allora lo showcase di Asian Fake l’ultimo giorno, aperto da Guido Cagiva, proseguito da una Ginevra in forma smagliante (è partita pure una cover di Scegli me dei Verdena, quindi di che cazzo stiamo parlando).
E concluso in bellezza da un Venerus spaziale. Circondato da una band di pirati gender fluid, lo stregone di Magica Musica ha messo in piedi uno spettacolo ora prog, ora vendittiano (quando si mette al Fender Rhodes e l’accompagna il sax), ora addirittura stile Morphine (quando il sax di prima si fa più irrequieto e jazzato).
Persino i Calibro 35, il venerdì, si presentano all’appuntamento più eleganti e meno caciaroni del solito. Completini a parte, i cinque adepti del funk srotolano lungo il set una scaletta meno poliziottesca (anche se alla fine un Giulia Mon Amour non puoi proprio non farlo), e più viaggiosa, decisamente in linea con le atmosfere disilluse dell’ultimo Momentum e il piccolo Post Momentum uscito a inizio estate.
Ovviamente c’è stato anche un mezzo momento danzereccio (nei limiti del legale), che coincideva con la serata di sabato. E questa nouvelle vague di italianità dance, che sostanzialmente si sta muovendo in due direzioni: quella manierista e archivistica di Ciao! Discoteca Italiana, un dj divertente che riporta in auge estetica e inni italo della Prima Repubblica, e quella più elettronica-folkloristica de Il Quadro di Troisi, progetto dietro a cui si nasconde l’occhialino stretto di Donato Dozzy e la voce spaventosa di Eva Geist.
Menzione speciale per Gigi Masin in apertura: un settino ambient con incursioni glitch alla Alva Noto, per ricordare a tutti di quanto è bella la musica strumentale suonata dai computer. Insomma, poteva essere un’Ortigia Sound System aperto in modalità provvisoria e con capacità di calcolo limitate. E invece abbiamo scoperto che funziona benissimo anche con tutt’altro sistema operativo.
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L'articolo Ortigia Sound System è una figata (anche col Covid) di ClaudioBiazzetti è apparso su Rockit.it il 2021-08-05 12:30:00
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