Ostia City Rockers

A 30 km dal Colosseo c'è una città nella città (eterna), maltrattata da mala gestione, criminalità e spettacolarizzazione. Un racconto di strada di questa terra di luci e ombre, che solo la cultura, il teatro e i live fino all'alba in spiaggia possono tornare a far splendere come merita

Ostia, X municipio di Roma. Ufficialmente circa 80.000 abitanti (231.220 se si considerano le altre frazioni di Palocco, Acilia, Ostia Antica ecc) è una città a tutti gli effetti. Sul mare, a circa 30 km dal Colosseo, se divenisse comune a sé sarebbe tra i più popolosi d’Italia

Negli ultimi anni l’immagine di Ostia (per chi guarda troppa televisione) è stata spesso maltrattata, di certo semplificata. Questo in seguito a vari eventi: il commissariamento del municipio per infiltrazioni mafiose nel 2015, il successo di Suburra, la testata di Roberto Spada sul volto del giornalista Daniele Piervincenzi nel 2019 e l'ascesa dei clan locali, potenti e folkloristici. 

"Come mondo della cultura noi lavoriamo per rigenerare la reputazione di Ostia, perché crediamo sia un territorio meraviglioso. Con tanta bellezza paesaggistica, naturalistica, archeologica", afferma dal Teatro del Lido Filippo Lange, uno dei tanti operatori culturali attivi in questo luogo pieno di storie da raccontare, seppur alcune nella realtà più cruda e rassegnata.

Come quella di Vittorio e Cesare di Non essere cattivo di Caligari. E quella dei protagonisti di Amore tossico, gruppo di giovani tossicodipendenti romani che spendevano la loro drammatica routine tra Centocelle e la spiaggia del litorale. Tra gli attori scelti da Caligari (ragazzi di vita realmente eroinomani o con un passato di tossicodipendenza), nel film ostiense per eccellenza aveva recitato Faliero Ballarin, padre di Inoki.

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Il rapper di Non mi avrete mai è nato a Ostia in una casa occupata (ed è cresciuto a Imperia, prima di diventare uno degli esponenti di spicco della scena rap bolognese). Di Ostia (Casal Paolocco, ndr) sono anche Kiko e Nerototale, i due che dietro il nome di Garage Gang hanno trollato tutta la scena italiana negli ultimissimi anni. C'è Chiky Realeza, rapper italo-cileno; Rasty Kilo; i Senna; il giovane rapper Numi; Ostia Male, il collettivo di quartiere cui prende parte agli inizi Esseho, giovane col cappellino di Bomba Dischi. 

Poi, c'è Quentin40 da Dragona, Alex Britti che vive all'AXA (si tratta di due quartieri del municipio X, ndr). C'è tanto rap, che vuol dire fermento generazionale. E, vabbè, c'è anche J-Ax che ha intitolato una delle sue ultime hit Ostia Lido (per celebrare al meglio l'immagine stereotipata di questo luogo, dove d'estate si ammassano sull'arenile fiotti di gente alla ricerca della perfetta vacanza nazional popolare, a quanto pare, ndr).

Perchè sì: a Ostia c'è il mare, che nonostante i km di cemento è pur sempre il mare e il sole tramonta nell'acqua. C'è il vento del mare. La pineta. Ci sono i coatti, la periferia, i viali dissestati, le case popolari, la praticità della vita. C’è un motorino bruciato sotto casa di un amico, nella parte ovest della città.

L'ho fotografato l’ultima volta che sono tornata qui dove sono nata e cresciuta: uno scheletro arrugginito abbandonato per strada, manco un fiore per terra. Solo un quadretto di desolazione. Basta, però, guardare qualche metro più in là per scoprire che, altroché: in fiore ci sono interi giardini. Qui come ovunque si vada. Anche in periferia. Anche se è difficile.

Bacio durante la jam session organizzata a La Fattoria di Ostia Antica - foto di Claudia Mazziotta
Bacio durante la jam session organizzata a La Fattoria di Ostia Antica - foto di Claudia Mazziotta

"Negli ultimi anni c’è stata una politica di azzeramento o rallentamento delle iniziative culturali e sociali da queste parti", riprende Filippo Lange: "Si è creato un vuoto con il commissariamento prefettizio, ed è come se la città avesse subito un’onta, un’umiliazione". Come se Ostia avesse perso fiducia in sé stessa: "Bisogna lavorare sul senso di autostima e appartenenza identitaria per fare in modo che questa comunità ritrovi serenità e ricominci a organizzare la vita sociale e cittadina in modo legale, con determinazione, come faceva un tempo", conclude.

Andrea Cosentino Not here not now_ ph Matteo Abati.jpg

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parata per la riapertura del teatro_ph matteo abati.jpg

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foto interno teatro2_ph . Franceschini.jpg

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foto esterno teatro_ ph matteo Abati.jpg

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foto esterno teatro 2_ ph matteo Abati.jpg

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serata inaugurazione prima stagione2 prima stagione_ph Matteo Abati.jpg

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residenza dell'accademia nazionale di danza_ph Matteo Abati.jpg

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progetto Pasoliniana al Parco Pasolini_ph Matteo Abati.jpg

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pasticceri _ roberto Abbiati_ph Matteo Abati.jpg

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La befana vien di notte3_ ph Matteo Abati_.jpg

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inaugurazione prima stagione2_ph matteo abati.jpg

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foto spettacolo baccanti__ph pam pam.jpg

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daniele fabbri_standup comedy_ph Matteo Abati.jpg

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concerto Takadum Orchestra_ph_ Matteo Abati_.jpg

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concerto Nando Citarella_ ph Matteo Abati.jpg

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concerto con Badara Seck _ph Matteo Abati.jpg

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concerti aigam per bimbi da 0 a 6 anni _ph matteo Abati.jpg

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arditodesço_il principio dell'incertezza ph Matteo Abati.jpg

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ascanio celestini_ph Matteo Abati.jpg

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daniele parisi_ph Matteo Abati.jpg

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leo bassi_ph Matteo Abati.jpg

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ottavia Piccolo in donna non rieducabile_ph Matteo Abati.jpg

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Filippo si occupa non soltanto di distribuire e organizzare spettacoli e eventi, mi spiega, ma di progettare la cultura sul territorio a partire dal Teatro del Lido: "Una figura un po’ atipica nel mondo del teatro", dice. Singolare è anche il modello su cui si costruisce la sua attività. Una struttura pubblica, ma al contempo partecipata con cittadini: "È un modello unico nel Paese di teatro pubblico gestito in forma compartecipativa con la comunità locale. Dunque, con le scuole, i cittadini, le associazioni culturali del territorio, le organizzazioni giovanili", spiega.

Nato nel lontano 1997 dall’occupazione di un movimento di artisti, il Teatro del Lido apre ufficialmente nel 2003. Dopo una seconda occupazione tra il 2008 e il 2013 (in seguito alla chiusura degli spazi da parte del comune), oggi il Teatro è coordinato dal Teatro Nazionale. Con un investimento pubblico che finanzia la sua attività, come quella degli altri teatri che rientrano nel sistema dei TiC - Teatri in Comune di Roma (tra cui il Teatro di Tor Bella Monaca e del Quarticciolo in periferia, ma anche il Teatro Argentina, il Teatro India e il Teatro Valle nel centro storico).

Parata per la riapertura del Teatro nel 2013-_ph Matteo Abati
Parata per la riapertura del Teatro nel 2013-_ph Matteo Abati

Il Teatro del Lido è una delle colonne portanti nel complesso fervore culturale del territorio: "Affrontiamo i temi cari alla comunità e li trasformiamo in progetti culturali per fare formazione, informazione, sensibilizzazione, e animazione culturale. Lavoriamo con gruppi diversificati sul contrasto alla violenza contro le donne, ad esempio", dice Lange. Ma anche il tema del disagio giovanile, i diritti dell’infanzia. Per sviluppare non solo spettacoli dal vivo, ma processi culturali che aiutino la comunità a crescere e a migliorare dal punto di vista civile e personale.

"L’investimento fatto in cultura porta dei vantaggi a lungo termine sulla società incredibili, anche dal punto di vista economico: hai meno monnezza, hai meno processi, hai meno problemi con le scuole", interviene Cristiano Petretto di Affabulazione, altro essenziale centro socioculturale che anima il territorio e che svolge da anni un lavoro analogo a quello del Teatro del Lido, con il quale spesso collabora.

Simone Cristicchi al Teatro del Lido - foto di Matteo Abati
Simone Cristicchi al Teatro del Lido - foto di Matteo Abati

"Se investi in cultura hai un cittadino più attento, probabilmente un cittadino che paga le tasse", dice, "ma questo è un discorso che vale per la società in toto, non riguarda soltanto Ostia", specifica. Mentre mi avvisa che sta per salire in macchina; sta andando a Roma per risolvere uno dei mille problemi della giornata: "Ci sono due progetti in ballo con Affabulazione, e siamo nel mezzo dei permessi e delle assurdità del Comune di Roma. Ogni giorno sollevano questioni nuove da risolvere", lamenta.

Insieme ragioniamo su quanto sia difficile restituire un quadro completo ed esaustivo della situazione culturale di questo quartiere così esteso e complicato. Dalla distanza e dalla dipendenza da Roma (che però c’è sempre stata), dallo stato di abbandono e disinteresse delle istituzioni nei confronti di un luogo periferico, dal potenziale e dalle opportunità tuttavia infinite.

Noi continuiamo così, con la testimonianza di chi a Ostia la cultura la fa e tenta di cambiare le cose. Quindi, con la voce di Filippo del Teatro del Lido, Cristiano di Affabulazione e Attilio Celona di Ama Cajon. Attività con cui il polistrumentista cerca di diffondere la cultura musicale nel territorio, realizza artigianalmente strumenti musicali, insegna cajon, organizza masterclass e eventi, come le jam session di percussioni per il progetto Ama Cajon Circle alla Fattoria di Ostia Antica (di cui vediamo alcune foto in questo articolo).

Jam Session alla Fattoria di Ostia Antica - foto Claudia Mazziotta

Jam Session alla Fattoria di Ostia Antica - foto Claudia Mazziotta

Jam Session alla Fattoria di Ostia Antica - foto Claudia Mazziotta

Jam Session alla Fattoria di Ostia Antica - foto Claudia Mazziotta

Jam Session alla Fattoria di Ostia Antica - foto Claudia Mazziotta

Jam Session alla Fattoria di Ostia Antica - foto Claudia Mazziotta

Jam Session alla Fattoria di Ostia Antica - foto Claudia Mazziotta

Jam Session alla Fattoria di Ostia Antica - foto Claudia Mazziotta

Jam Session alla Fattoria di Ostia Antica - foto Claudia Mazziotta

Jam Session alla Fattoria di Ostia Antica - foto Claudia Mazziotta

Jam Session alla Fattoria di Ostia Antica - foto Claudia Mazziotta

Jam Session alla Fattoria di Ostia Antica - foto Claudia Mazziotta

Jam Session alla Fattoria di Ostia Antica - foto Claudia Mazziotta

Jam Session alla Fattoria di Ostia Antica - foto Claudia Mazziotta

Jam Session alla Fattoria di Ostia Antica - foto Claudia Mazziotta

Jam Session alla Fattoria di Ostia Antica - foto Claudia Mazziotta

Prima, però, Cristiano ci tiene a precisare che parlare oggi della situazione culturale nel territorio, dopo praticamente due anni di fermo, è strano. Perché le ripercussioni di questi due anni nessuno sa quali saranno. Possiamo allora parlare della situazione pregressa, pre-pandemia, che ci da' un quadro di quello che era: "Quello che succederà da ottobre in poi è un universo tutto da esplorare. Potrebbe disgregarsi quello che è rimasto e che già viveva su equilibri molto sottili. Oppure potrebbe esserci una ricostruzione e un’ondata di nuovi entusiasmi. Questo è un momento storico incredibile, e sarà una sfida tutta da capire", anticipa.

Una sfida da scoprire e affrontare. In prima linea, la cultura. Su un fronte comune, difeso dal Teatro Manfredi, il Pegaso, il Fara Nume, il Teatro del Lido, il centro Affabulazione, lo Skate Park dietro Santa Bonaria, il Punto Luce delle Arti, tante altre realtà del quartiere. E Casa Clandestina, pub tirato su da Diego Gianella in cui è confluita l’esperienza dei Social Days.

Il festival delle associazioni giunto alla sua quarta edizione nel 2019. Organizzato al Curvone (piazzale Magellano) da un gruppo di giovani volontari, che hanno portato sul lungomare di Ostia Giancane, Murubutu, Assalti Frontali, Il Muro del Canto e altri artisti. E che continuano a operare cinti dalla mura della Casa Clandestina, tra musica, jam session, poetry slam e dibattiti.

Quali sono i problemi che si frappongono tra Ostia (e il territorio) e chi vuole fare cultura? Ci sarebbe da parlarne per ore, ma semplifichiamo così la faccenda: "Da una parte, c’è il quadro nazionale, in cui la creazione di nuove strutture e il sostentamento delle esistenti da un punto di vista normativo ed economico non esiste", dice Cristiano.

Dall’altra, il fatto che l’investimento del municipio in questi anni si sia speso in attività amatoriali non professionalizzanti: "Ad Ostia c’è sempre stata una grande vivacità dal punto di vista culturale. Sono centinaia le attività che smuovono il quartiere. All’interno del centro Affabulazione, ad esempio, operano una ventina di associazioni, piccole o grandi. Al Teatro del Lido, invece, ci sono più di trenta associazioni consorziate che partecipano alla programmazione artistica", spiega.

Dunque, il movimento c’è, ma serve un investimento culturale più profondo e programmatico. "Santarcangelo di Romagna si è inventano un festival che è famoso in tutta Europa. Ostia, che è il mare di Roma, non ha nulla", afferma perentorio Cristiano. "Ostia è la risorsa di Roma, che d’estate si riversa sulla costa. È logico che vada fatto un investimento culturale a 360 gradi, con attività incisive che diano un segno caratterizzante al territorio. Altrimenti si viene a Ostia perché c’è… cosa? Il mare? Non basta", conclude.

"Bisogna perseguire un orizzonte di lavoro in linea con uno sviluppo anche turistico-culturale, per attirare e generare flussi di turisti che possano apprezzare il territorio", insistono i miei interlocutori. "E piano piano scardinare quest’immagine legata a Suburra che non corrisponde affatto alla realtà complessa in cui viviamo", sottolinea Filippo.

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"Ci sono 30 discoteche ad Ostia, il che va benissimo. Ma bisogna associare a queste attività altre iniziative legate agli scavi di Ostia Antica, ad esempio. Al Borghetto dei Pescatori, alla pineta di Castel Fusano, la Villa di Plinioil porto, e via dicendo", afferma. "Bisogna che ci sia un investimento serio di progettazione, da qui a dieci anni, sul turismo culturale del X municipio", si aggancia Cristiano, "perché il turista che arriva a Ostia non vuole andare solo al mare. Vuole sentire fermento culturale intorno a sé".

Bisognerebbe decentrare maggiormente i flussi economici nelle periferie, con più coraggio e più generosità: "I limiti nel fare cultura in questo quartiere sono legati all’essere schiacciati in una dimensione periferica e, quindi, anche un po’ invisibile, dimenticata. I grandi flussi di capitali e investimenti in una città come Roma si muovono al centro, laddove si sviluppa la cultura ufficiale e si alimenta il suo circuito", spiega Filippo.

Ostia è a circa 30 km dal centro di Roma, e se spesso è difficile raggiungere la città, soprattutto la sera, diventa necessario sviluppare delle infrastrutture culturali in loco: teatri, centri di aggregazione per i giovani, implementare il sistema delle biblioteche. "Abbiamo una struttura ancora povera. Dobbiamo sviluppare più presidi e organizzare più iniziative pubbliche, in modo che ci sia una maggiore offerta culturale qui, sul litorale, in questo municipio", precisa Lange.

A patto che, chiaramente, l’amministrazione faciliti e accompagni chi vuole organizzare eventi e spettacoli culturali. Senza minacce, ma agevolando le organizzazioni: "Il municipio dovrebbe favorire, non mettere i bastoni fra le ruote. Sembra quasi che partano dal presupposto che commetterai dei reati. Casomai puoi commettere degli sbagli, e in quei casi l’amministrazione deve indirizzarti e correggerti", riflette Cristiano.

Mentre interviene Attilio Celona (musicista e insegnante, che con Ama Cajon e altri progetti contribuisce a richiamare l’importanza della musica sul territorio), per approfondire la parentesi dell’esperienza dei Social Days. Il festival gratuito (cui entrambi avevamo preso parte), organizzato fino al 2019 da giovani volontari che hanno portato nell’Ostia pre pandemia un’ondata potentissima di musica e arte.

Durante l’ultima edizione, una sera spensero le luci sulla strada nei pressi del Curvone, dove si svolgevano i concerti: "Fu assurdo", ci guardiamo a vicenda. E per prenderci a bene ricordiamo che, tra le mille cose organizzate in occasione dei Social Days, insieme a Inoki avevamo realizzato il videoclip di Spiaggia Libera, brano di Mille gruppi avanzano, album del 2016 degli Assalti frontali:

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"Ostia è un quartiere dalla potenzialità pazzesche. Basta farsi un giro all'estero per capire come potrebbe essere tutto più bello anche qui. In Spagna, ad esempio, qualsiasi città ha una palestra all’aperto, il chioschetto con la musica live. E nessuno ti rompe le palle per la SIAE, per i permessi, per l’occupazione di suolo pubblico", dice Attilio.

Ovviamente, non solo a Ostia è così complicato fruire e avere accesso alla cultura. È un problema che riguarda tutta Italia: troppa burocrazia, si sa. Molte persone hanno la voglia di fare, molti giovani hanno l’energia e le idee, "ma purtroppo di fronte alle difficoltà per metterle in atto si arrendono e trovano uno sbocco lavorativo altrove", riflette Attilio.

Una sconfitta, una battaglia persa che non riguarda solo il X municipio, ma la pubblica amministrazione nazionale. "Ogni volta che dicono che semplificheranno le cose, le complicano ancora di più. Meglio che rimangano stabili, perché ogni passo significa un passo in avanti verso regolamenti più restrittivi e l’intransigenza legislativa", annuncia amaramente Cristiano.

E a rimetterci c’è la comunità, i giovani, il territorio tutto. Che ha vissuto una decina di anni fa un periodo d’oro recente, ricordato da chi l’ha vissuto con grande nostalgia: i tempi de La Spiaggetta, bungalow sulla spiaggia che d’estate raccoglieva tantissime persone, grazie alle iniziative di Radio Rock.

Erano gli stessi anni delle serate al Sunset, al Faber Beach, all’Open Bar, tra i locali e gli stabilimenti più attivi in quegli anni splendidi a Ostia (hanno chiuso anch’essi): "Tempi bellissimi. Sono venute band fortissime, il Piotta, Radici nel Cemento, Litfiba,i Verdena, Otto OhmProphilax, Diaframma. Ci venivano da Roma. Era un punto di ritrovo e si era creato anche un movimento economico positivo pazzesco", ricorda Attilio.

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La Spiaggetta è stata chiusa per motivi di sicurezza nel 2015, prima di essere demolita: finisce così un capitolo incredibile della cultura e della musica nel quartiere. "Normative, problemi, abusi, quello che ti pare. Ma adesso non c’è più nulla al suo posto. Prima c’era un bungalow accogliente, una struttura fighissima che facilmente si sarebbe potuta mettere a norma", dice Attilio. E invece no, è stata distrutta. Con chissà quanti soldi per abbatterla. "Sembra che l’obiettivo sia distruggere per non proporre nient’altro", provoca Attilio.

E in effetti è paradossale. Viene da pensare che per quanto si possa investire sui giovani, mirare sul turismo e puntare su investimenti concreti, se dall’alto non arrivano alternative, se dall’alto non si ascoltano queste richieste, c’è poco da fare. Si crea il vuoto. Quello pericolosissimo, che lascia spazio all’ignoranza, la noia, il disinteresse, e lascia che le persone cadano in ideologie politiche facili, che vanno contro tutto e tutti: "Molti cittadini qui votano CasaPound. Un dato molto importante, che fa capire bene il luogo in cui viviamo", riflette Attilio.

Concerto con Badara Seck al Teatro del Lido - foto di Matteo Abati
Concerto con Badara Seck al Teatro del Lido - foto di Matteo Abati

"Ci sono tante persone che come me stanno facendo un grandissimo lavoro sul territorio, ma purtroppo non è ancora sufficiente. La realtà è che le istituzioni non ci aiutano come dovrebbero. Sogno un quartiere in cui la cultura la puoi mangiare e masticare tutti i giorni. Invece, è uno sforzo molto faticoso. Non c’è un vero e proprio circuito, non c’è tanta informazione. E difficilmente si capisce da dove venga e dove possa arrivare la cultura".

Bisogna dare delle alternative ai giovani. Se non c’è lo sport o l’impegno culturale, per i giovani c’è il bivacco. È lì che attecchisce la cultura del contrasto al "diverso" in senso ampio, ad esempio, che sia omosessuale, extracomunitario. E sotto pandemia, che sia diverso anche a livello 'territoriale', di quartiere: "L'abbiamo visto tra il Pincio e Piazza del Popolo quest’inverno", ricorda Cristiano.

Poi, cita l’atto vandalico alla Madonna dell’Accoglienza, che colorava le pareti esterne del centro Affabulazione di Ostia. L’opera venne deturpata nel 2016: "Chi l’ha fatto, probabilmente non sa nemmeno riconoscerla, l’arte", dice con rammarico Cristiano. D’altra parte, la violenza attecchisce laddove non è presente la voglia di chiedersi: "Perché?".

La Madonna dell'Accoglienza, deturpata nel 2016 - Centro Affabulazione di Ostia
La Madonna dell'Accoglienza, deturpata nel 2016 - Centro Affabulazione di Ostia

Nessuno, però, ti porta a fare quel ragionamento lì, se vivi in un contesto socioculturale dove c’è il nulla, dove dilaga la povertà culturale. Torniamo, dunque, al punto di partenza: Ostia, come tanti altri luoghi, deve essere ascoltata. Devono esserci investimenti. Bisogna puntare sull'educazione dei giovani e programmare a lungo raggio scenari possibili, in modo che le idee proposte da chi vuole ricostruire la cultura sul municipio, possano realizzarsi. Nella legalità e nella rivalutazione di un territorio meraviglioso, ricco di opportunità.

solo attraverso la cultura che noi possiamo rigenerare l’immagine pubblica di Ostia che i media, i giornali e la politica hanno affibbiato a questa città: cioè quella di una zona criminale, come se fosse un luogo dove è pericoloso vivere e circolare. Lo è, ma come in tutta Roma, e come in tante altre città del nostro Paese", conclude Filippo Lange del Teatro del Lido.

Bisogna fare un investimento di sistema, puntare sull’approvazione permanente, sulla creazione di lavoro buono: "Semmai dovesse realizzarsi tutto questo, finalmente anche la produzione culturale aumenterà in maniera esponenziale e spontanea. Le reti civiche saranno più solide, e sulla base di quelle allora si potrà pensare non solo alla sopravvivenza economica, ma anche alla dimensione simbolica: quella culturale. In cui le persone possono celebrare la propria esistenza dentro la propria comunità attraverso le varie forme artistiche", aggiunge Cristiano Petretto di Affabulazione.

Attilio Celona e la sua calsse di cajon, sul pare di Ostia.jpg

Attilio Celona e la sua calsse di cajon, sul pare di Ostia.jpg

Attilio Celona e la sua classe di cajon intorno al fuoco, sul mare di ostia.jpg

Attilio Celona e la sua classe di cajon intorno al fuoco, sul mare di ostia.jpg

Fare cultura a Ostia è bello, mi confida Attilio Celona. Che quando può organizza le sue lezioni di cajon in riva al mare. "A volte capita che sia difficile, perché non tutti condividono la visione d’insieme di vivere lo stesso quartiere, di cercare di andare oltre gli stereotipi. Così, la signora dal palazzo di fronte ti urla: 'Ao, che state a fa'? C’è gente che deve anda' a lavoro domani'", racconta con goliardia Attilio, di quando una sera facevano lezione in spiaggia, al tramonto.

"Ao, c’è mi' marito che deve dormi", sbraitava. "Situazioni del genere un po’ ti intristiscono. Si raccontano per ridere, ma in realtà sono significative di tutto un complesso socioculturale", dice Attilio: "Tuttavia, è proprio questa la ragione che mi porta a continuare questo lavoro". Per lui non è una battaglia, piuttosto una sfida: "È la voglia di diffondere la cultura e la musica in un posto che ne ha bisogno, anche di fronte alle difficoltà", dice.

"Non dobbiamo arrabbiarci, non dobbiamo arrenderci. Ma armati di pazienza dobbiamo cercare di rompere questo muro. Per creare un mondo musicale, culturale. Un paradiso in Terra". Ad Ostia, come ovunque.

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L'articolo Ostia City Rockers di Claudia Mazziotta è apparso su Rockit.it il 2021-07-15 15:45:00

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