Il tour di Elisa fa tappa a Roma. Uno spettacolo complesso, la semplice definizione di concerto non basta: un corpo di 100 ballerini, coreografie della nazionale italiana di ginnastica ritmica, molti cambi d'abito e tante canzoni. Riccardo Angelo Colabattista racconta.
Parlare di concerto quando sul palco oltre la band si alterna un corpo di ballo composto da 100 ballerini e la nazionale italiana di ginnastica ritmica è quantomeno riduttivo. In questi casi si dovrebbe usare un termine più consono alla situazione: spettacolo. Lo show messo su da Elisa è molto pretenzioso e implica per tutti gli attori uno sforzo imponente per tener testa a cambi di abito, cambi di palco, tempistiche e scalette da seguire con l'orologio alla mano senza poter sgarrare di un solo secondo. Il pubblico, nonostante il prezzo del biglietto non fosse per niente popolare, è riuscito ad occupare l'intero palazzetto, creando un'atmosfera simile ad una partita del cuore (di quelle organizzate dalla nazionale cantanti), dove si vedono sugli spalti famigliole, under 18 con bandane e palloncini ed una serie di over 40. Insomma, si respira un'aria rilassante. Chi è arrivato al Palalottomatica per vedere un semplice concerto capisce, già dalla prime battute, che questa esibizione sarà molto di più. Infatti, durante l'esecuzione di "Together" c'è un finto assalto da parte di un fan che costringe dei finti bodyguard ad intervenire rovinosamente sul palco. A questo punto lo stupore delle gente è alto e sale ancora di più quando sul palco irrompono una ventina di finti fans che creano scompiglio in mezzo alla band. La sorpresa è riuscita e tutti capiscono che si tratta della prima di molte apparizioni dei ballerini.
Lo show potremmo dividerlo in tre parti. Nella prima Elisa propone successi vecchi e nuovi in chiave elettrica (spiccano "Eppure sentire", "Heaven out hell", "Sleeping in your hand") intramezzati e completati da scenografie e figuranti che, da una parte arricchiscono lo spettacolo ma dall'altra rallentano di molto la sequenza delle canzoni, tanto da non far "partire" il live. Questa è la sensazione un po' di tutti, tanto che anche le ragazzine che alla prima canzone strillavano impazzite il nome di Elisa adesso si godono il concerto in silenzio e sedute, cantando qua e là qualche ritornello. La seconda parte è quella più rock, quella del passato, quella delle composizioni in inglese. Elisa decide di inserire ben 7 canzoni (tra queste cito "Labyrinth", "Rainbow" e "Fever") in un medley unico, quasi per scrollarsi di dosso pezzi che comunque deve fare. Il questi 15-20 minuti la band passa quasi in secondo piano e l'attenzione è attirata dalle evoluzioni dei ballerini che, vestiti con abiti futuristici, inscenano coreografie che riescono a tenere alto l'interesse. Ma la situazione non è ancora calda. Finalmente arriva la terza parte in cui Elisa si toglie i pantaloni di pelle nera per indossare un abito lungo più consono alle canzoni pop che andrà ad eseguire. La versione acustica di "Broken" riesce finalmente e creare quell'alchimia che stentava a decollare. Elisa dà il meglio di se in questa versione più cantautoriale ed il pubblico se ne accorge e apprezza.
La doppietta messa in rete con "Almeno tu nell'universo" e "Una poesia anche per te", questa volta con l'ausilio di un'esibizione Olimpica della nazionale di ginnastica ritmica, è di quelle che ti rimangono dentro e che ti riconciliano con il mondo pop, quello ben fatto. Dopo le 2 ore e mezzo di spettacolo, con un finale tra coriandoli e lunghe liste di ringraziamenti, possiamo dire che Elisa ormai sta stretta nei pantaloni di pelle nera del rock e si sente molto più a suo agio con un vestito lungo cantando versi leggeri e melodiosi.
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L'articolo Live Report: Elisa al Palalottomatica - Roma di Synesthesia è apparso su Rockit.it il 2008-09-30 00:00:00
COMMENTI (2)
ecco... appunto... io mi sono innamorata di Elisa quando facevo la quinta elementare. ho cominciato a cantare seguendo le sue orme. una mia canzone si intitolava "The Tube" ed era una copia spiccicata di "Labyrinth". poi è venuta ad Arezzo Wave e il suo concerto è stato semplice e puro... a fare da contorno solo la sua voce.
nn so... è come se in una stanza dove c'è un quadro di Picasso metti intorno una serie di poster...
è bello vedere un'artista che cambia ed evolve?