Mentre il sole tramonta, Roma sembra immersa nell’oro, sospesa dal ritmo caotico delle giornate che scorrono sempre troppo rapide, splendente nella sua tranquilla decadenza di un’estate che ancora sembra non voler finire. Non è l’incipit di qualche nostalgico romanzo, ma quello che si vede dalla terrazza di Villa Medici, uno dei luoghi più belli della città, nascosto dietro la scalinata di Piazza di Spagna: tutt’intorno, immensi viali di ciottoli bianchi contornati da cespugli e alberi.
C’è un motivo valido se decine e decine di ragazzi si stanno guardando intorno curiosi o attendono pazienti su sdraio sotto il calore degli ultimi raggi di un'estate infinita: la villa ha cambiato attitudine per il weekend per ospitare il ritorno di uno degli artisti che ha rivoluzionato del tutto la scena musicale italiana nell’ultimo decennio. Direttamente da Latina, con furore e milioni di ascolti, il signor Calcutta.
Dopo essere scomparso per anni facendo pensare a tutti che il suo nuovo disco fosse in pole position per diventare il quarto segreto di Fatima, questa estate è arrivato l’improvviso annuncio di un tour invernale, andato sold out ovunque in poche ore. Con la stessa dinamica è arrivata anche la notizia dell’uscita di Relax, il lavoro che tutti attendevano ma dal quale, ora che è quasi tra noi, nessuno sa cosa aspettarsi.
È con Nico Vascellari, artista visivo e musicista con i Ninos du Brasil, la prima collaborazione di peso che, anche senza farlo, introduce l'album. La direzione dell’evento di lancio del disco, che sia sabato che domenica (14 e 15 ottobre) va avanti dalle 16 alle 24, è nelle sue mani.
Una volta attraversati i giardini della villa, è sulla terrazza che ci si ritrova. Piccoli gruppi di persone iniziano a salire le scale, ciascuno con il suo numero di prenotazione, scaglionati in fasce orarie. Tutto è pensato per creare uno spazio tranquillo. A sinistra c’è uno stand per prendere un drink, a destra un tavolo con sopra decine di scatole di tisane. Personalmente, l’obiettivo rilassamento è raggiunto. Dalle casse risuonano piano le canzoni dell’artista, mentre i fan parlottano quasi sottovoce, per non rovinare quel piccolo angolo zen.
Arriva poi il momento di scendere. Dall’esterno del chiosco si sentono già delle voci, ed inizia un timido karaoke collettivo tra sconosciuti sulle note dei brani di Calcutta, soprattutto coppie di ventenni, in attesa del loro appuntamento al buio con il cantautore.
Quello che ci troviamo davanti nel momento in cui viene dato il via libera, però, non è Calcutta. Sono cinque pannelli sistemati davanti ad ogni entrata della sala al cui interno l’artista si trova con la band, che impediscono al pubblico di entrare per osservare da vicino quello che succede. Per vedere qualcosa, infatti, bisogna avvicinarsi a una delle piccole fessure che si trovano sul legno: R-E-L-A-X, è la scritta che si va a comporre e la parola che viene ripetuta in modo quasi ossessivo da una voce femminile durante tutta l’esibizione.
Non si tratta di un concerto, è una vera e propria performance. Calcutta canta alcuni dei suoi brani più noti, passando da Hubner a Frosinone, da Orgasmo a Pesto, prendendosi tutta la libertà che vuole nell’esecuzione. Si ferma, si guarda intorno, ride mentre parla con gli altri musicisti, chiacchiera e scherza, poi riprende le canzoni, raggiungendo in alcuni momenti anche grande intensità. Dopo i primi due minuti, tutti i fan iniziano a guardarsi intorno con aria interrogativa. Comprando il biglietto, la speranza era quella di assistere a un’esibizione diversa. Sono invece obbligati a fermarsi, ad ascoltare, a mettersi in fila per spiare da una delle aperture quello che accade nella sala, separati dall’interno solo da pochi centimetri.
È racchiusa tutta in quelle quattro mura la follia creativa del cantautore e di Nico Vascellari, che riprende il concept alla base di una delle sue performance, Glitter Secondario. In un momento storico in cui tutto diventa evento mediatico, in cui la musica e i concerti vengono fruiti in primo luogo nell’ottica di un’esperienza da mostrare agli altri e in cui mostrarsi, mettendo in secondo piano la dimensione prettamente sonora, Calcutta ha obbligato tutte le persone che hanno deciso di fidarsi di lui a non guardare ma a limitarsi a sentire quello che avviene di volta in volta dentro la stanza. Non sono così importanti i commenti negativi e la frustrazione di chi si aspettava un incontro ravvicinato: accontentare i fan non è mai stato lo scopo del cantautore, che dimostra di avere ancora dopo anni la voglia di sperimentare senza paura di deludere, fuori da una logica di sola convenienza.
Una frammentazione totale dell’immagine per far rimanere, alla fine di tutto, solo la musica, nuda e pura, da afferrare mentre rimbomba imprevedibile e distorta negli angoli del palazzo. Non può esserci interazione, ma solo sguardi semi nascosti dietro il legno, che cercano di catturare quante più immagini possibili in pochi minuti, mentre si prova la sensazione di violare qualcosa di privato, personale.
La performance prosegue e il nuovo gruppo inizia ad accalcarsi vicino alle scale, pronto ad entrare. Anche tra di loro qualcuno penserà di aver assistito a una geniale follia, mentre gli altri perderanno la tranquillità zen conquistata nella terrazza. In fondo, relax. Non abbiamo solo “visto” Calcutta, ma abbiamo assistito a un esperimento che in questo momento porta con sè un’idea e una voglia di sperimentare molto più potenti di un concerto. All’album, in ogni caso, manca sempre meno, ma considerando quest’ultima sorpresa è impossibile prevedere quello che ci troveremo ad ascoltare.
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L'articolo Un peep show con Calcutta di LucreziaLauteri è apparso su Rockit.it il 2023-10-16 11:10:00
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