Pescato fresco #12: tre nuovi artisti venuti a galla

Una sedicenne metereopatica al contrario, un altro che dovete stare proprio muti, un cantautore triste che consola tutti quanti. E un pesce Testa di serpente che striscia tra acque stagnanti: i protagonisti di questa puntata sulla musica che non conoscete, pronti all’emersione

Sono 47 le specie del genere Channa: pesci chiamati anche Teste di Serpente (in inglese Snakehead). Perché l'omonimia coi rettili? Per il loro corpo allungato, la loro testa anch'essa allungata; i colori bruni o verdastri, mimetici, che disegnano striature come se le squame fossero pelle di serpente, appunto. Assurdo che queste specie ittiche predatrici e dall'aspetto pauroso riescano a respirare aria atmosferica "attraverso un organo soprabranchiale"; ed alcune specie possono anche "strisciare fuor d'acqua in caso di prosciugamento dello stagno in cui vivono", si legge da Wiki.

Popolano l'Asia e la fascia tropicale degli Stati Uniti d'America (dove il genere è stato introdotto danneggiando popolazioni autoctone di pesci); comuni nelle risaie, sguazzano in acque ferme, stagnanti e torbide (anche inquinate). Fino a questa pagina. Dove trovate pure Taistoi, Eyre e Emit: i tre artisti caduti nella rete di Pescato Fresco, il format con cui ogni settimana vi facciamo assaporare musica nuova, fresca, curiosa, che non conoscete.

Taistoi

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Il nome d'arte non è altro che la pronuncia italiana del francese "Tais-toi!" (stai zitto): "Un nome pensato per creare un contrasto tra la censura che giornalmente subisce l'artista costretto a tacere, quando il suo ruolo si basa sull'uso della parola", spiega Andrea Esposito. Poi, ci pensa: "Dopo il mio primo live un amico di infanzia mi chiese se il nome non fosse dovuto alla nostra prof di francese che mi urlava sempre di stare zitto. Potrebbe benissimo essere frutto di un'associazione involontaria, un ricordo che avevo totalmente cancellato", ride.

Dalla provincia di Milano, ha una voce fanciulla che fa surf sul jazz, l'elettronica, l'rnb, lo psych-pop e altri esperimenti. "Di base ascolto tantissima musica e sono sempre alla ricerca di suoni e canzoni con strutture strane; cerco di scovare cosa mi piace e cosa, assolutamente, no". La noia è uno dei suoi maggiori crucci – si annoia con facilità, dice: "Però questa cosa mi aiuta a vagliare meglio le tracce da ascoltare", racconta a proposito del suo approccio alla musica.

Portamento è il suo primo EP, un'idea post-covid per riunire le sue canzoni: "Ho faticato molto a iniziare il processo creativo", dice. Ma a volte basta solo trovare le persone giuste con cui dare vita alle idee, e agire. "Mi hanno sempre chiesto se il titolo fosse una citazione all'album dei Drums: devo ammettere di esserne stato grande fan alle superiori. Sfortunatamente, però, non è così". Il nome dell'EP si rifà a un'idea di compostezza e rigidità: "Una finta quiete mentale prima di uno sfogo. Il classico 'salvare le apparenze', che però sfocia in sonorità psych-pop".

Perché ascoltarlo: per surfare sull'ordine, la serietà. E ridere di botto senza rendersene conto.

Emit

Le canzoni di Emanuele Conte raccontano storie tristi, ma "spesso approcciate in chiave sottilmente ironica", come un'eterna consolazione. Vivo è il suo esordio: otto tracce belle di cantautorato fragile e toccante. Che naviga sul vuoto, e lo colora. Un'onda di chitarre acustiche ed elettriche, beat elettronici minimali e fruscii materici ad accompagnare una scrittura intima sulla vita. Sull'amore. Sul rapporto coi genitori al momento del doloroso distacco da coloro che ci hanno messo al mondo (Mare); sulla nascita di un figlio di un amico fraterno (Benjamin); e sull'essere pienamente noi stessi/e, sempre, anche quando è difficile. 

Perché ascoltarlo: per sentirsi vivi/e e rinascere dopo momenti di difficoltà.

Eyre

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Eyre è un nome che le ricorda la pioggia, un elemento molto importante per la veronese Elisa Montresor. Che ha scritto quasi tutti i brani del suo primo EP, Unlit, mentre pioveva. Sedici teneri anni, scrive e suona la chitarra e il pianoforte: pochi accordi, una vocina delicata che fa luce sulle tristezze della vita. "Scrivo canzoni perché spero che le persone possano rispecchiarsi nei miei testi e sentirsi meno sole, ma anche perché è l’unico modo che ho per esprimere ciò che sento davvero", dice Elisa. E, a sedici anni, tirare fuori quello che nascondi dentro spesso ti salva.

Perché ascoltarla: per prendersi un momento di serenità mentre cade la pioggia, fuori dalla finestra, verso il mondo.

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L'articolo Pescato fresco #12: tre nuovi artisti venuti a galla di Claudia Mazziotta è apparso su Rockit.it il 2022-12-20 15:00:00

COMMENTI (1)

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  • s.chiappa 2 anni fa Rispondi

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