Benvenuti/e alla quarta puntata di Pescato Fresco: il format con cui ogni settimana peschiamo tre artisti che non conoscete, ma che dovete ascoltare assolutamente. Oggi parliamo di Farco700, Il nome è puramente indicativo e Saera. Assieme, come sempre, a una specie ittica ad aprire le danze: un bel Barracuda tropicale.
Dal corpo fusiforme e estremamente allungato (può arrivare fino a 2m di lunghezza!), questo pesce d'acqua salata della famiglia degli Sphyraenidae se la spassa nelle acque tropicali e subtropicali di tutti gli oceani di questo mondo. Si nutre di pesci e calamari, prevalentemente, che azzanna con le sue potenti mascelle e trita con i suoi denti aguzzi. Pericolosi anche per l'uomo, che attaccano (allo scintillare di oggetti metallici) scambiandolo per un pesce azzurro.
Farco700
Un po' coatto, un po' punk, un po' emo, un po' trapper. All'anagrafe Valerio Faraco, in arte fa Farco700: "Mi iniziò a chiamare Farco Alessandro Borchi, un mio amico che ora non c'è più. Circa 7 anni fa: abitava a cento metri da casa mia; ogni giorno prima di uscire gli facevo uno squillo e lo passavo a prendere in macchina. 700 era legato al nostro North Face, fu un numero che scegliemmo insieme. Lui si chiamava Andy700. Chiaramente era solo una roba da social network", racconta.
Di Ostia – figlio del mitico Carmine Faraco di Colorado – è al quinto singolo prima dell'uscita del disco d'esordio. "Suona come fosse rap perché è musica cattiva", dice. Panna cotta è il suo primissimo brano, ai tempi della collaborazione con Close Listen e con la Garage: "Con Codacci abbiamo iniziato a muovere assieme i primi passi; poi litigammo perché non avevamo la stessa visione, proprio prima del live con Ketama a Rock In Roma. Non mi sono mai pentito di essere uscito dalla Gang", dice. Così come non si è mai pentito di non aver firmato per Believe un EP di 4 tracce con Esseho: "Rifiutai perché i pezzi erano troppo pop, e a me non interessava essere così legato all'indie. Volevo creare qualcosa di nuovo, che suonasse più gangsta".
Ora, a produrlo è Bellezze Tirrene, altro talento del litorale romano. Inizialmente parlava molto di se stesso; ora, attraverso le canzoni racconta figure iconiche di una Roma che ha ben in testa certi cliché urbani (uscirà una track che si intitola I bori del Diabolika, ad esempio, ndr); tra droga, serate, malavita romana e le meraviglie di Ostia, Roma Sud e dintorni. Con ironia, arroganza, un linguaggio a volte spinto, ma una cinica e velata serietà.
Perché ascoltarlo: per scoprire che le scuole di Roma sono piene di pusher e altre perle da insider.
Il nome è puramente indicativo
Il nome [della band] è puramente indicativo per l'estrema versatilità e variabilità del loro repertorio. Un nome curioso da abbreviare in INÈPI, se vuoi, per dire comunque che quello che conta è la sostanza, a prescindere dalle etichette. From L'Aquila, Davide Strinella (voce/tastiere); Andrea Casciani (chitarre); Luca Romano (basso); e Martino Pantano (batteria) spaziano tra il dream pop, l'indie e l'alternative rock, con tinte psych pop, post rock, sogno e sperimentazione.
Dopo l'esordio nel 2021 e la partecipazione all'Antifestival XIII (vincendo l'esibizione d'apertura a Vasco Brondi), Vorrei è il loro ultimo (e terzo) bel singolo: un'evasione felice di quasi 6 minuti d'aria. Uno scoppio di profumo per desiderare. Assorbire leggerezza, forza di guardare avanti e voglia di vivere il mondo in estasi e senza memoria, lontani da tutto e da tutti. Senza farne, tuttavia, a meno. Senza davvero dimenticare o non raccontarsi.
Il brano è percorso da una voce che ripete "vorrei", cercando per tentativi l'intenzione giusta. Non è chiaro cosa si cerca – forse il volo è finito –, ma alla fine la strumentale si svuota e rimane il semplice tema del synth che si infrange su se stesso. È quello il momento in cui il ritmo e la pienezza lasciano spazio alla riflessione: "Il respiro finora era in fuori, appassionato, ora invece si guarda dietro e piano piano viene assorbito in un desiderio senza tempo", spiega la band. "Si può decidere se risvegliarsi per poi riaddormentarsi, o viceversa, la sostanza non cambia: il circolo di Vorrei è continuo".
"ll testo esisteva già in frammenti, ancor prima della canzone stessa – raccontano – la prima versione risale a un'improvvisazione senza troppe intenzioni: un delay analogico da provare e un paio di testi scritti da cui rubare le frasi più adattabili alla metrica; una drum machine e un paio di frasi di archi, poi l'intermezzo che risolve. Fine", raccontano. Nuvola II sarà il prossimo singolo: l'ennesimo sogno svarionato per volare via.
Perché ascoltarli: per alleggerire il presente; desiderare di star bene e, finalmente, sperare di farcela.
Saera
Sara Errante Parrino, romana, quartiere Rebibbia. Voce levigata, ammaliante. Pattina leggera su profondi bassi e rimane a galla su sonorità R&B, atmosfere chill e avvolgenti. Comincia che scrive per se, nella sua cameretta, per far sparire tutto quello che c'è intorno; poi, incontra i ragazzi di Sbaglio Dischi e conosce Winniedeputa, con cui produce tracce che già aveva da parte: "stupidissime registrazioni chitarra, piano e voce". Alcune sono finite nell'EP omonimo (2022) d'esordio, assieme alle collaborazioni con Puertonico e Masamasa: cinque tracce per parlare senza un filo logico della fine dell'adolescenza, di relazioni tossiche e malinconie estive. Un disco spensierato e drammatico allo stesso tempo, scritto in tre anni di crisi e domande esistenziali. In pieno Covid – maledetto 2019, che ha rallentato tutto e non le ha permesso di suonare in giro. Ma: "Raccogliere questi pensieri mi ha fatta crescere e riflettere. Ora si continua a nuotare", dice.
Perché ascoltarla: per sentire come suona il soul di Rebibbia, e ricordarsi della nostra adolescenza spensierata e drammatica.
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L'articolo Pescato fresco #4: tre nuovi artisti sotto sale di Claudia Mazziotta è apparso su Rockit.it il 2022-10-10 16:00:00
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