Pescato fresco #6: tre nuovi artisti in salsa verde

Un inconfondibile pesce trombetta, un abruzzese che vomita tutta la noia di una generazione, una busker prestata alla discografia e un romantico cantautore in attesa d’esordio: a voi il nuovo appuntamento con la musica che non conoscete, ma è meglio se rimediate

Che simpatico il pesce trombetta! Mi ha fatto sempre ridere, anche solo per il nome. Quando ho scoperto che in branco e nel loro ambiente naturale si mettono a "testa" in giù, poi, che dire: pesce preferito della vita. Senza scaglie, i Macroramphosus scolopax raggiungono eccezionalmente i 20 cm e hanno un inconfondibile lungo muso tubolare – tipo quello dei cavallucci marini, per intenderci.

Questo argenteo (con sfumature rosee) pesce di mare della famiglia Centriscidae è il protagonista della sesta puntata di Pescato Fresco: l'appuntamento settimanale con cui vi facciamo assaggiare, di volta in volta conditi e cotti in modi diversi, tre artisti freschissimi e nuovissimi. Oggi tocca a BattistaLüzai e Barbato.

Battista

Un disco che parla (anche) di noia, senza stancare. Dieci tracce con cui empatizzare un malessere generazionale che da una parte ci annienta, dall'altra ci spinge, rabbiose/i, a ribaltare quotidianamente il sistema. Nel nostro piccolo, con quello che possiamo. Pierpaolo Battista ci prova intanto con la musica, e La Fame Nera (suo terzo album, realizzato assieme a Marco Diniz Di Nardo de I Management) è in parte proprio questo: la fame, la voglia di comunicare; la pura esigenza di vomitare ciò che si provA a vivere questi anni. Col filtro di uno nato nel '93,

"Ci ritroviamo in un'esistenza che non abbiamo scelto e di cui nulla sappiamo: l'arte è un modo per navigarla, esserne sopraffatti, soccombere ad essa o vincerla (ammesso che ci sia un modo di vincere o perdere)", spiega Battista: "Uno dei motivi per i quali questo album esiste è proprio 'La Fame di' e l'aggettivo nera ne rafforza il significato, rendendo bene il carattere profondo e totalizzante che la fame ha su chi la indossa".

Ma La Fame Nera può essere anche assenza, vuoto culturale ed emotivo, oltre che fisico: "Il significato è vario e sarà in continua elaborazione", aggiunge il cantautore. Nato e cresciuto nella provincia abruzzese, ad Avezzano. Luogo che gli ha regalato il silenzio e la ricerca del senso, il chiacchiericcio e l'indolenza; le occasioni mai avute e il tempo speso ad annientarsi. La sua musica, è figlia di tutto questo: "Scrivo per esigenza, perché non trovo alternativa, perché è bello. Le parole come le note sono materia da catturare e plasmare. Inglobo ciò che vedo, mastico ciò che sento e spesso lo vomito in forma di canzone o strumentale". Tutto qui.

L'arte per lui è una scelta di vita, una chiave di lettura della realtà, un involucro con cui proteggersi e soffocare. Dal primo disco omonimo, al secondo Οἱ δαίμονες (raccolta di brani perlopiù strumentali, fino all'ultimo lavoro: La Fame Nera, una voce incazzta, chitarre, basso e batteria per dire no alla noia.

Perché ascoltarlo: per sentirsi in provincia, ad Avezzano, in Abruzzo. Provare quel silenzio e ascoltarlo trasformato in arte.

Lüzai

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Dopo anni nascosta nella sua stanza a Milano a scrivere, suonare, provare, e ancora suonare, scrivere, provare, Lucrezia in arte Lüzai si presenta al mondo con il primo singolo: Terra. Una dichiarazione d'amore che ricorda il mare e la sua brezza. Tre minuti mangiati dal neo-soul, l'elettronica e un ritornello che entra dentro goccia a goccia.

Di Siena e di origini camerunensi, negli ultimi anni ha "vissuto con una grandissima voglia di fare" e ha "lavorato con dedizione e fiducia per poter inseguire un sogno: fare musica". Ora, è pronta. E assieme al produttore e chitarrista amico Edoardo Barone – con cui ha condiviso l'attività di busking in giro per l'Italia – ci aspetta nel suo mondo, a braccia aperte. Per raccontare se stessa, ma anche lanciare messaggi di inclusione e diventare in futuro un esempio positivo per gli italiani e le italiane di seconda generazione.

Perché ascoltarla: per fare "un viaggio libero dai pregiudizi (di cui siamo complici)"

Barbato

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Romantico, lieve; chitarre, synth, tastiere, violini sognanti: nelle sue canzoni Barbato (cantautore di Acerra, NA) parla di sentimenti che mutano come le stagioni, ma anche di precarietà e voglia di cambiamento. Superstiti, il disco d'esordio (per Pioggia Rossa Dischi), uscirà il 2 novembre. Ad anticiparlo, quattro singoli (Domenica, Lividi, XXX Agosto, Metto radici): tutti, a modo loro, ci accompagnano alla ricerca delle sfumature più belle dei tempi moderni. Delicatamente: "In un momento storico in cui non ci sono mezze misure, in cui o sei bianco o sei nero, o sei pro o sei contro, ho voluto porre l'attenzione sulle sfumature che particolarizzano l'essere umano", dice. 

"Superstiti è la necessità di capire chi siamo, al di là di tutto. È la volontà di non ignorare i nostri abissi, ma di accettarli e integrarli in un presente dove c’è spazio per tutto: per le nostre luci e le nostre ombre", continua.

Perché ascoltarlo: per alleggerirsi un po', a fine giornata. E perdonarsi tutto.

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L'articolo Pescato fresco #6: tre nuovi artisti in salsa verde di Claudia Mazziotta è apparso su Rockit.it il 2022-10-28 16:00:00

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