Young Signorino è la peste dei nostri tempi, per questo Capossela se n'è innamorato

Il cantante che sillaba rappresenta, esteticamente e musicalmente, le paure più recondite della nostra società. Solo un genio come Vinicio poteva accorgersene, e sublimarle in un singolo potentissimo

Foto Simone Cecchetti
Foto Simone Cecchetti

Salito sul convoglio noto una figura famigliare, mi ci siedo dirimpetto. Indosso le cuffie senza ascoltare nessuna canzone, ostentando disinteresse. Per tutto il viaggio non proferirà parola, poco prima della stazione, alla sua prima esclamazione, spontaneamente, mi scappa un “oh cazzo”.

“Sono Marco, scrivo per Rockit”, fa i complimenti al nostro magazine e mi porge un quadernetto, mi chiede la mail come una bella ragazza chiede il numero al proprio spasimante sapendo che non gli scriverà mai. Io gli chiedo una foto, “preferisco bermi un caffè”. Al bar del binario 1 di Cadorna mi svela che è appena tornato dalla Bulgaria dove stava registrando un album di cui, al momento, non ricordavo il nome, se non che c'entrasse con gli animali…

Come può Vinicio Capossela aver partorito un’idea del genere, chiamare Young Signorino allo Sponz Fest? Me lo immagino, magari brillo, discutere con gli amici semi-immaginari che popolano i suoi libri, in qualche bar di cinese nei pressi della Stazione Centrale. Ad un certo punto, dalle casse, La Danza dell’ambulanza.L’incoscienza, certo, è denominator comune che lega i due artisti. Ma se il cantautore irpino è portavoce di una perdizione decadentista e arcaica, Young Signorino è l’emblema di un’ebbrezza ben più profonda. Sembra attingere ispirazione da zone ben più recondite del suo spirito.

“Gli ho consegnato il pezzo così che lo contagiasse aggiungendoci altra peste, la sua. Signorino è di una purezza disarmante. Un purissimo figlio di Satana”. +Peste, frutto del lavoro del rapper e del produttore genovese FiloQ, mantiene solo alcune parti dell’originale canzone. L’operazione artistica, però, non si limita al riadattamento quanto al livello simbolico per il quale Signorino stesso è stato scelto: la connessione ossimorica tra la sua purezza ed il contagio.

“La peste dell’odio per me ha in musica il suono dell’autotune, della trap dei nativi digitali. Volevo contaminare con questo suono il tema e lo svolgimento e così ho cercato l’artista che più stimo nella blogosfera della rete contemporanea”, queste le dichiarazioni di Capossela a Repubblica. La trap è la manifestazione sonora pestilenziale di quest’epoca e Signorino ne è l’espressione più evidente. Il bubbone da estirpare. L’untore da immolare quasi a giustificarsi di tutto il malcostume, del poco igiene musicale che ci circonda. La poetica del capro espiatorio riproposta in tempi moderni, la caccia alle streghe. La santa inquisizione continua il suo oscuro operato anche sul web.

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Young Signorino impersonifica il Krampus della tradizione mitteleuropea, il demone dalle sembianze animalesche che sia aggira per le strade alla ricerca di bambini, annunciato, proprio come gli ammorbati, dal suono dei campanacci che portavano al collo. Krampus deriva dal termine tedesco “kramp” artiglio, gli artigli della trap, per la prima volta, dichiarata pubblicamente musica del demonio. Signorino è dadaista perché ha destrutturato i topoi di un linguaggio portandoli all’eccesso, al paradossale, ha estremizzato la già fin troppo spicciola sintassi dei trapper sino a degradarla a una grammatica onomatopeica e gutturale, del tutto libera da qualsivoglia forma di testo predefinita. Ha estremizzato la poetica della droga sino a elevarla ad un piano quasi ancestrale, la perdizione tribale, tema centrale della poetica caposseliana sia dai tempi del Ballo di San Vito.

Le bestie dell’album non sono solamente il bestiame, gli animali mitologici, i lupi, emblemi totemici delle terre d’Irpinia. Le bestie delle ballate siamo anzitutto noi, la fauna social(e). E La peste democratica non fa distinzioni di sesso, estrazione o posizione sociale. La peste colpisce tutti. Capossela ci prende per il culo quando ripete come un mantra “selfie servi selfie servi” e tutti questi concetti intrisi di termini da boomer. No, non sta provando a fare il giovane. Capossela lavora per concept, ancora una volta dimostra di non aver solamente capito meglio di noi la società che ci circonda ma anche la musica che ascoltiamo. E nessun artista, neanche il più capace, sarebbe stato in grado di affiancarlo meglio di Signorino.

Complimenti. Ora Mi aspetto un concept sull’immigrazione con Bello Figo: Marinai, profeti e fike bianke.

Puoi ascoltare la canzone cliccando qui.

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L'articolo Young Signorino è la peste dei nostri tempi, per questo Capossela se n'è innamorato di Marco Beltramelli è apparso su Rockit.it il 2020-01-17 16:04:00

Tag: singolo

COMMENTI (1)

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  • pons 4 anni fa Rispondi

    Ci voleva Capossela per farmi capire Signorino.