Pezzi corsari: Pier Paolo Pasolini rivive nelle sue canzoni

Da una parte Ariete, Giorgio Poi, Franco126, Clavdio e PopX, dall’altra l’intellettuale più grande e scandaloso del nostro ’900. Da questo incontro – promosso da Bomba Dischi e Gucci – viene fuori un vinile di reinterpretazioni delle “Canzonette” del poeta. Sacro e profanissimo assieme

La copertina di "Canzonette"
La copertina di "Canzonette"

Tre uomini seduti su un marciapiede, a capo chino, accanto ad un carretto. Sembra un quadro di Masaccio. Uno scambio di battute, ultimo momento felice in antitesi alla tragedia che sta per avvenire. Un uomo in motocicletta continua ad apparire senza contesto in modo ossessivo già da diversi minuti, mentre sfreccia per le strade e sovrasta la musica di Bach, protagonista sonoro di diverse scene. I tre si alzano e rubano del cibo.

All’improvviso vediamo la motocicletta ferma accanto al marciapiede. Uno di loro, Accattone, potrebbe fuggire a piedi ma monta sulla motocicletta, correndo via ed attirando l’attenzione di tutti i passanti. Non seguiamo il suo percorso. Sentiamo solo uno schianto, mentre la macchina da presa continua ad inquadrare la folla che si avvicina rapida al punto dell’impatto.

La macchina da presa che segue la corsa di uno dei suoi complici, che si avvicina al corpo, inginocchiandosi sul marciapiede accanto alla testa dell’uomo sanguinante: un’inquadratura che sembra elevare tutta la scena ad una forte valenza simbolica. Quando gli viene chiesto come stesse, l’uomo steso a terra, con il suo ultimo respiro dice “E mo' sto bene”, per poi chiudere gli occhi, come se dopo una vita di dolore e difficoltà solo nella morte per quelli come lui fosse possibile trovare riposo e consolazione.

Questo è il finale di Accattone, primo film di Pier Paolo Pasolini, girato seguendo il percorso di tutti quelli che erano stati i suoi maestri spirituali e cinematografici. Loro, in quel momento, avevano cominciato ad abbandonare in modo definitivo il neorealismo, che invece per il giovane poeta e scrittore al suo esordio alla regia, sembrava il genere più adatto per raccontare le storie senza luce e disperate delle borgate, quel sottoproletariato romano che lo aveva affascinato dal primo momento in cui aveva lasciato la sua terra natia in compagnia della madre.

Questa è anche il primo contatto con Pasolini che io abbia mai avuto in tutta la mia esistenza, passata fino all’inizio dell’Università a divorare tutto quello che potevo ascoltare ma senza prestare attenzione a tutto quello che invece meritava di essere visto.

È stato il mio primo professore di cinema a farmi innamorare dei film di Pasolini, prima di tutto, e di Pasolini persona subito dopo. Un’anima divisa, una fede spaccata in due tra cristianesimo e comunismo, una vocazione all’arte così spiccata da consentirgli di fare tutto, di essere tutto, senza mai perdere la vena creativa trovando sempre nuove forme con cui raccontare il mondo. Una realtà presente anche quando nascosta sotto forma di versi di tragedie greche o trasfigurata fino a diventare raccapricciante ed inguardabile in Salò, metafora cruda ed impietosa dell’Italia post fascismo, film arrabbiato e violento nato per infastidire più che per essere ritenuto un capolavoro, come dirà la critica molti anni dopo.

Cineasta, scrittore di narrativa e saggi, poeta, ma non solo, con le sue opinioni ha sempre colpito il cuore di questioni tormentate, ed è difficile riuscire a concordare con tutte le sue parole, ritenere ogni affermazione corretta, considerando anche il modo in cui molte sono state riprese e traslate da uno schieramento all’altro, da una realtà all’altra nel corso del tempo.

Uno dei volti di Pasolini meno conosciuti è quello legato in modo forte, indissolubile, alla musica, una delle sue grandi passioni da sempre. Già la modalità con cui la musica classica viene utilizzata nei suoi primi film dovrebbe farci rendere conto dell’effetto travolgente che questa ha avuto su Pasolini da sempre: inserire musica in momenti idilliaci potrebbe essere funzionale, ma è scontato. Inserire musica classica, tra cui Vivaldi o il già citato Bach, in momenti di violenza estrema, come nella rissa tra Accattone ed il nuovo amante della sua ex compagna, intrecciati in una lotta corpo a corpo che sembra quasi acquisire sfumature erotiche, invece porta ad ottenere un effetto straniante, quasi brechtiano, l’unico modo funzionale per mostrare la verità a chi sta guardando.

Ma il legame musica-Pasolini non si esaurisce così: infatti, diverse sono state anche le canzoni da lui scritte per altri artisti, o selezionate per essere inserite in scene specifiche e così d’impatto da entrare subito nella memoria collettiva.

Proprio diverse tra queste canzoni sono state selezionate da alcuni degli artisti dell’etichetta romana Bomba Dischi, reinterpretate e riarrangiate nella raccolta Canzonette come omaggio a Pasolini nell’anno del centenario dalla sua nascita. I pezzi fanno parte di un vinile esclusivo, fuori commercio, arricchito dalle grafiche di Martoz, un progetto in collaborazione con Gucci (questo è il primo progetto musicale per la storica maison). Anche se in edizione limitata, un modo per ascoltare le canzoni contenute all’interno del vinile esiste: infatti, dal 19 ottobre al 26 febbraio, sarà possibile ascoltarle al Palazzo delle Esposizioni, a Roma, come sonorizzazione della mostra Pier Paolo Pasolini. Tutto è santo. Il corpo poetico.

Le scelte degli artisti sono ricadute su brani molto diversi tra loro, provenienti soprattutto da contesti diversi. Ariete ha scelto di dare una sua interpretazione di Il Valzer della Toppa, brano di cui Pasolini è compositore insieme a Umiliani, cantata sia da Gabriella Ferri che da Laura Betti, mentre Giorgio Poi ha scelto Che cosa sono le nuvole?, brano straziante cantato in origine da Modugno, parte dell’episodio omonimo in cui è presente anche il cantante come attore, al fianco di Totò e Ninetto Davoli. Molto particolare è stata la scelta di CLAVDIO, che ha reinterpretato Violino Tzigano, brano ballato da Anna Magnani ed Ettore Garofalo in Mamma Roma, mentre Franco 126 ha dato la sua interpretazione di Cancello tra le rose di Villa. Non poteva mancare anche un brano più sperimentale, che nasce dalla collaborazione tra Pop X e Giacomo Laser e la scelta di portare un’altra canzone di Modugno, Amara Terra Mia.

Per chi ancora non fosse entrato in contatto con le mille ramificazioni del lavoro di Pier Paolo Pasolini non rimane altro che cominciare a recuperare, soprattutto in un anno così importante, il complesso universo dello scrittore e cineasta bolognese; ormai, anche per tutti gli appassionati di musica, non esistono più scuse. Cosa state aspettando per andare a sentire il risultato degli omaggi in Canzonette?

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L'articolo Pezzi corsari: Pier Paolo Pasolini rivive nelle sue canzoni di LucreziaLauteri è apparso su Rockit.it il 2022-10-24 01:01:00

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