I Pinguini Tattici Nucleari, in pochi anni, sono riusciti a uscire dalla nicchia per imporsi al pubblico generalista, grazie anche all'ottimo Sanremo che hanno fatto meno di un mese fa. Band solida, che suona bene e scrive sempre meglio (non fermatevi a Ringo Starr, ascoltate anche Ridere e Bergamo, tratte dall'ultimo album-riedizione di Fuori dall'hype, dei veri gioiellini che fanno lacrimare gli occhi). Arriva il grande momento del primo tour nei palasport, quello che consacra definitivamente una band e posso solo immaginare la voglia di dimostrare a tutti quanto valgono, ma anche quella di rendere un po' dell'amore che i fan, affezionatissimi in questo caso, danno costantemente al gruppo. La data milanese del 29 febbraio al Forum d'Assago è già sold out, l'aria è quella della festa grande.
La faccio breve, storia di questi giorni: arriva il coronavirus in Italia, sindaci, prefetture, ministero diramano comunicazioni ufficiali in materia di contenimento della socialità e il tour viene tutto rimandato. Leggo il post su Facebook di Riccardo Zanotti, leader e cantante della band, che scrive "Ma chi l'avrebbe mai detto" e di seguito le dimostrazioni d'affetto dei fan, dunque gli chiedo se ha voglia di parlare di come si sente, a ruota libera.
Non sono mai stato tenero in passato coi PTN, gusti personali, ma ho imparato ad apprezzarli e ho cambiato volentieri idea sul loro conto. Riccardo, oltretutto, è probabilmete la persona più gentile nel business. Ieri mi ha mandato un vocale in cui si è scusato per il ritardo e mi ha raccontato velocemente delle ore drammatiche che stavano vivendo un po' tutti: la band, il management, l'etichetta, l'agenzia di booking e tutte le (molte) persone coinvolte nell'organizzazione di una serie di spettacoli di questo tipo. Poi ha scritto per noi il testo che trovate qua sotto, un vero sfogo del suo stato d'animo oggi.
"Per una volta mi vorrei sfogare. Non contro persone, fatti o situazioni, ma contro l'ironia della vita. Qui parla Riccardo dei Pinguini Tattici Nucleari. Durante gli ultimi cinque mesi ci siamo preparati,rasentando l'ossessione, per un tour che non avrà luogo. Per noi non intendo solo la band, ma un team di lavoro che conta poco meno di 100 persone. Non un tour normale, ma il primo tour nei palazzetti, rimandato causa Coronavirus. Ora, una persona che non lavora nel mondo della musica potrebbe pensare che non è un grosso problema, d'altronde le date vengono solo spostate. Chi però sa cosa significa organizzare un evento musicale, capisce che spostare un evento in queste circostanze è un'impresa.
In sintesi significa fossilizzare economie e quindi sconvolgere i piani di chi fa parte del team, dato che un evento del genere non era mai accaduto, nessuno sa come muoversi. Inoltre significa avere tempi diversi da quelli discografici: booking e etichetta lavorano tutto l'anno affinché si aiutino a vicenda senza intralciarsi con le tempistiche di disco e tour. Non è auspicabile per un artista che il disco esca proprio in mezzo al tour, così come non è auspicabile che esca un disco e si debba aspettare un anno per i live.
Ma consentitemi di evitare ulteriori tecnicismi: fatemi parlare dello sconforto. L'estate scorsa abbiamo finito il tour, ci siamo fiondati in studio e abbiamo iniziato a lavorare a nuovi pezzi. Uno di questi è finito a Sanremo, un'esperienza fantastica ma veramente spossante. È andata benissimo. Poi gli instore, 600 facce amiche per città, ogni giorno, a dirci che sarebbero venute a questa o a quella data. Non aspettavamo altro.
Mesi a rilasciare interviste in cui abbiamo detto che la nostra vera dimensione è il live, ad aspettare i concerti, a chiamare gli ospiti, a trovarci alle cinque del mattino in una camera d'hotel a Sanremo per affinare questa o quella canzone ma senza fare troppo rumore, ché la vecchia accanto sta dormendo, a stupirci di come tutte le date stessero andando splendidamente e di come ciò ci consentisse di avere ancora più luci, ancora più led wall, ancora più figate sul palco. L'hashtag ufficiale del tour era #machilavrebbemaidetto, ed effettivamente: chi l'avrebbe mai detto? È andata a finire così. Ma c'è un ma.
Questa storia ci ha fatto capire ancora una volta quante migliaia di persone ci vogliono bene. Suona come una paraculata, ma è la nuda verità. E cazzo, ti fa stare meglio sentirti dire che non fa niente, non c'è da preoccuparsi, va bene così. Gente che aspettava i live, come noi, da mesi, che pacatamente ti scrive che ci sarà, anche se ancora non si sa quando verranno recuperate, e ci stiamo lavorando come matti pure di notte. In un mondo di gente che si picchia per conquistare l'ultima Amuchina, c'è ancora qualcuno che spalanca un sorriso e tende la mano a chi, come noi, non sta passando bellissimi periodi. Grazie."
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L'articolo Pinguini Tattici Nucleari: Stare assieme è più importante dell'Amuchina di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2020-02-26 10:40:00
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