Un tempo scappare di casa aveva un certo fascino. Era il modo più istintivo per sottrarsi all’autorità, spesso soffocante, dei genitori, per abbandonare il natio borgo selvaggio che proprio no, non poteva e non voleva capirti. Adesso è diverso: è arrivato “Chi l’ha visto” e beccarti è un attimo, e poi basta tenere acceso anche per un secondo il telefono cellulare e localizzarti si trasforma in uno gioco da ragazzi. Tutto finito? Certo che no: prendersi la libertà di abbandonare famiglia e affetti, qualsiasi sia il motivo della fuga, rimane un atto rivoluzionario, che i nostri musicisti hanno sempre trattato con rispetto e malcelata simpatia. Poi, è vero, da queste parti non abbiamo mai tirato fuori una “She’s leaving home” (e nemmeno un “Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band”, se è per questo), però ci siamo sempre difesi. Come dimostra questa playlist.
LA COLPA – SCAPPO DI CASA TORNO PER CENA
“Scappo di casa, torno per cena, preoccupati se credi ma tieni sempre la luce accesa”. Scontri generazionali tra bamboccioni e matusa anno domini 2015, ben evidenziati da un videoclip con finale a sorpresa. Da “Mentre guardi alla Germania”, disco d’esordio del combo milanese.
COEZ – NIENTE CHE NON VA
Va tutto bene, anche se nasci per sbaglio e per giunta bersaglio. Anche se scappi di casa e parti per Londra e giri col cuore senza una metà. Coez, al secolo Silvano Albanese, descrive la confusione sotto il cielo di un ragazzo che prova a chiudere col passato attraverso una sana e corroborante fuga.
LUCIO DALLA – CIAO A TE
Da una parte la figura del padre armato di inossidabili certezze: il partito, il lavoro fisso, la cravatta e la puzza di piedi. Dall’altra il figlio con i propri tormenti, che non ne vuole sapere: “Io vado via, dove c’è ancora un posto per pensare, due, tre persone, metterci insieme, dove anche senza star bene, ridendo, piangendo, parlando si può ricominciare”. Tratto dal Q disc del 1981, l’ultimo picco creativo di Lucio Dalla.
IVAN GRAZIANI – SCAPPO DI CASA
Un rapporto con una madre possessiva e malata è lo spunto per fare le valigie. Un cappuccino consumato al bar basta e avanza per capire di non aver vissuto a pieno la propria vita. Mentre mamma, dopo venti giorni dalla scomparsa del figlio, non ha lanciato nemmeno un appello. Forse nessuno come Ivan Graziani ha saputo fotografare il profilo dei giovani cresciuti tra le gabbie della provincia italiana.
NEW TROLLS – NON TORNO A CASA
“Amici” non sarà ricordato come il miglior album dei New Trolls ma guai a sottovalutarne i tocchi di classe. Riferimento non casuale a “Non torno a casa”, storia di un giovane alle prese con i brutti voti a scuola che saluta l’adolescenza e prova ad affrontare l’età adulta. Da segnalare la presenza di Beppe Quirici al basso.
LE ORME – REGINA AL TROUBADOUR
Una ragazza di buona famiglia lascia agi e ricchezze per gettarsi tra le incertezze di una esistenza dissoluta, senza amore, in bilico tra prostituzione e consumo di sostanze proibite, suscitando l’ammirazione di Aldo Tagliapietra: “Se sei fuggita per quel che hai, i miei ossequi”. Uno degli ultimi successi commerciali delle Orme, in un 1976 che sta per decretare la fine del prog.
POOH – PICCOLA KATY
La canzone più nota dei Pooh dell’epoca beat esce paradossalmente come lato B di un 45 giri. Una storia ispirata dalla fuga di una sedicenne scappata e rientrata a casa nel giro di poche ore dopo una delusione sentimentale, senza che i suoi genitori si accorgessero di nulla. È anche il primo pezzo della band a raggiungere i vertici delle classifiche di vendita.
CLAUDIO ROCCHI – LA TUA PRIMA LUNA
Pochi soldi, nessuna direzione da prendere, un prato come giaciglio e voglia di non ritornare. Mentre la luna ti guarda conquistare la libertà. È un Claudio Rocchi quasi mistico quello di “La tua prima luna”, dall’album di esordio (come solista) “Viaggio”. Il controcanto è di Anna Rossi, compagna di scuola dell’allora diciannovenne cantautore milanese.
STEFANO ROSSO – VALENTINA
Valentina è scappata di casa già da un anno e nessuno sa dove si trova. Colpa di una famiglia troppo permissiva, decreta sprezzante la signora Bianchi. Poi, un giorno, se ne va anche Paola, la figliola della Bianchi. La vedranno a bordo di una moto, armata di un sacco a pelo: “sulla chiappa aveva scritto libertà”.
FRANCESCO TRICARICO – FORMICHE
C’è un pizzico di ruvidezza punk (à la Clash; diciamolo) in questo delirante racconto di Francesco Tricarico. Che non vuole tornare a casa perché le formiche son lì che si stanno mangiando tutto: dalle lenticchie ai pop corn. E poi si fanno le ciambelle. Formiche come metafora della paranoia, della pazzia o di chissà cosa. Difficile capire quando ti trovi di fronte a un testo di Tricarico.
---
L'articolo Io me ne vado: 10 canzoni italiane per chi vuole scappare di casa di Giuseppe Catani è apparso su Rockit.it il 2017-09-05 14:16:00
COMMENTI