Basilicata, terra del cuore per molti di noi. Per chi ha i genitori o i nonni che sono nati lì (in uno dei paesini dell’entroterra potentina o in provincia di Matera) e poi sono stati spediti al Nord. Per chi è stato anche solo un turista in questa regione meravigliosa, e ha assaggiato i suoi sapori decisi (la cucina tradizionale lucana, tra peperoni cruschi, falagoni, carni varie, baccalà alla lucana e paste fatte in casa, è pazzesca, ndr).
Per chi ha sgranato gli occhi alla vista di Matera (capitale europea della cultura 2019) e vuole tornarci; per chi ha fatto un tuffo nelle acque lucane (ioniche o tirreniche che siano); per chi ha scoperto le sue montagne e le sue colline, che disegnano un paesaggio lunare inquietante per quant'è bello. Che non somiglia a nessun altro, e dove il legame tra l’uomo e la natura è rimasto intatto, in un silenzio che in città si ascolta solo di notte.
Ma, soprattutto: Basilicata, terra del cuore per chi è rimasto. E attraverso la cultura e la musica fa luce in questo deserto da esplorare, dando voce e fiducia a tutto il resto. Sono tre le esperienze di cui vogliamo parlarvi. Intrecciate e amiche tra loro, sono la rete che tiene unita la musica nella regione, supporta gli artisti e li porta a conoscenza del pubblico, al di fuori dei circuiti "tradizionali" e "ufficiali": il Pollino Music Festival, il Metaponto Beach Festival e il progetto Open Sound.
Il Pollino Music Festival si svolge da 25 anni in Basilicata, a San Severino Lucano (PZ), un piccolo borgo in pieno Parco nazionale del Pollino (patrimonio UNESCO e area protetta più estesa d'Italia, ndr). Ha ospitato negli anni praticamente tutti i nomi della nostra musica e dal 2019 produce l'Open Sound.
Quest’anno il Festival si terrà il 27 e 28 agosto. Qui tutte le info e i biglietti. Dopo la serata del 27 agosto con Dj Gruff (accompagnato dal polistrumentista Antonino Barresi) e Alioscia aka BBDai (Casino Royale), il 28 agosto il Pollino Festival ospiterà l’anteprima della performance collettiva OSA 2.1 (del progetto Open Sound - OSA 2021, la call promossa da Multietnica in partnership con Sugar Music Publishing per giovani producer).
Momento finale di un percorso che crea e mette in scena performance collettive inedite basate sull’incontro fra musica elettronica contemporanea e suoni ancestrali appartenenti ai rituali della tradizione della Basilicata (raccolti in questa library accessibile a tutti).
Coordinato da Alioscia Bisceglia (Casino Royale), OSA 2.1 produrrà un live show inedito la sera del 28, con il/la producer vincitore/vincitrice della call assieme a Mattia Barro (Splendore), Marco (Foresta) del Collettivo Ivreatronic e Matilde Ferrari (Plastica). Ci saranno anche musicisti locali, a partire da Agostino Cortese (AgoTrance) e Alberico Larato. Aprirà la serata la giovane e talentuosa Augustine.
La prima del live show sarà poi replicata, a novembre 2021, durante la Milano Music Week, nel cartellone internazionale del Linecheck Music Meeting and Festival, che è partner di Open Sound dalla sua prima edizione.
Il Pollino Music Festival e il Metaponto Beach Festival sono fratelli da sempre e sono il cuore della musica in Basilicata. In una suggestiva location, il castello Torre Mare di Metaponto (a Bernalda, in provincia di Matera) il Metaponto Beach (giunto alla sua XVI edizione), coniuga il fascino dei concerti di musica indipendente, alla possibilità di trascorrere qualche giorno sulle spiagge della costa jonica metapontina. Si terrà il 17 e 18 agosto, qui tutte le info e i biglietti.
Organizza il Festival, anche quest’anno, la Krikka Reggae. Gruppo storico lucano (che suonerà, tra l’altro, il 17 agosto per festeggiare 20 anni di musica insieme) che ha dato vita a un'associazione culturale attiva sul territorio.
Abbiamo fatto due chiacchiere con Nico Ferri, il direttore generale del progetto Open Sound, nonché fondatore e direttore artistico del Pollino Music Festival. E Manuel Tataranno, co-fondatore della Krikka e direttore artistico del Metaponto Beach Festival (che è partner del progetto Open Sound). E
Da loro vogliamo sapere cosa significa fare musica e organizzare la cultura in Basilicata. Quali sono le fatiche e le resistenze del caso, in una terra troppo arida e ingiustamente silenziosa dal punto di vista della musica (e della cultura). Dove, però, esistono realtà (come le tre esperienze di cui abbiamo accennato) che tengono la luce accesa. Presidi culturali preziosi che abbiamo il dovere di supportare.
L'intervista è di Dario Falcini
Che succederà in questa edizione di Open Sound, cos'ha di diverso e in più rispetto al passato?
NICO FERRI: Ci dedicheremo più compiutamente alla nostra Open Sound Academy (OSA) in collaborazione con Sugar Music Publishing e con il coordinamento artistico di Alioscia Bisceglia (Casino Royale) in veste di Open Sound Ambassador.
OSA è il nostro claim, il nostro invito a OSARE, sperimentare, immaginare nuove visioni sonore. Ma OSA è anche l’insieme delle attività di scouting, formazione e produzione che portano alla creazione di contenuti musicali originali: dall’implementazione della nostra library di suoni tradizionali alla call internazionale; dalle audizioni alle masterclass; dal lavoro in studio di registrazione e in sala prove alla performance dal vivo; fino alla circuitazione del format Open Sound anche fuori dalla Basilicata.
Di diverso quest'anno c'è che non produrremo, in senso stretto, un festival chiamato Open Sound, ma adotteremo una formula dal mio punto di vista altrettanto interessante. Sia la residenza che il live show che ne deriverà saranno ospitati da due storici festival lucani: il Metaponto Beach e il Pollino Music, organizzati dalle stesse imprese coinvolte nel progetto Open Sound. Cioè, l'Associazione Krikka (partner) e l'Associazione Multietnica (founder). Questo aspetto è fondamentale perché puntare sulla produzione di contenuti esclusivi speriamo possa contribuire, nei prossimi anni, a innovare gli obiettivi dei due festival e a rafforzare il nostro territorio in termini di offerta sia culturale che turistica.
Perché una residenza artistica? Che significato e valore ha questo strumento oggi?
N: Per come la intendo io, la residenza non è un'esperienza di consumo o un momento autoreferenziale di uno o più artisti, ma una pratica di ideazione e costruzione, collettiva e consapevole, di una produzione culturale. Nel nostro caso, trattandosi di una residenza incentrata sulla interazione tra suoni tradizionali campionati e sonorità decisamente contemporanee, abbiamo immaginato che, facilitando l’incontro tra musicisti locali e produttori di musica elettronica di talento, si potesse generare un live show inedito e condiviso dalla sensibilità di tutti gli artisti coinvolti e del team di progetto.
KRIKKA REGGAE (MANUEL TATARANNO): È un momento di confronto fondamentale per un progetto come Open Sound, non solo per i produttori che partecipano, ma per l’intero team di lavoro: una possibilità di condivisione di idee e spunti, di viaggio tra suoni antichi e nuovissimi; un’occasione preziosa di crescita artistica per tutti noi, per le nostre Officine Culturali "Al Verde" (che quest’anno ospitano la residenza) e per l’intero progetto.
Com'è nella vostra testa il sound di una città come Matera o di un luogo come San Severino Lucano o Metaponto?
N: Pensando a Matera e San Severino Lucano, direi il silenzio, anche se questa convinzione comporta una maggiore attenzione da parte nostra nel "dissacrare" il silenzio con sonorità sensate e pensate.
K: Il suono della Basilicata ha radici antichissime, non a caso è attribuita ad Ippaso da Metaponto, alunno di Pitagora, l'invenzione delle battute musicali (il 4/4, per intenderci). C'è un legame profondo direi. La cosa affascinante è che pur essendo una regione molto piccola, ha in sé tante diversità e di conseguenza anche il suono cambia tanto in base alle caratteristiche geografiche e morfologiche dei vari luoghi: Matera la associo a un suono pieno di bassi, come quello della cupa cupa, come i Sassi; il Pollino è un viaggio di zampogne campionante che diventano synth ammalianti come i suoi paesaggi; per Metaponto un ritmo sicuramente frenetico ad altissimi bpm, come la vita della costa Ionica.
Che posto è la Basilicata per la musica?
N: È un posto che paga il fatto che non ci sia una presenza costante di eventi o produzioni musicali contemporanee. Ce ne siamo fatti una ragione, perché i numeri del nostro territorio non lo consentono. Ma riteniamo (e stiamo puntando proprio su quest'aspetto) che sia un luogo ideale per creare musica: noi proviamo a produrla qui con modalità potenzialmente esportabili e replicabili in contesti nazionali e internazionali, come già avvenuto a Milano (con il Linecheck) e Torino lo scorso anno (con il Reset Festival). Ma anche ad Hong Kong, nel 2019, in occasione dell'Asia Cultural Co-operation Forum. Essere arrivati a farlo partendo da una matrice fortemente identitaria, come i campionamenti di suoni e strumenti tradizionali della nostra terra (contenuti nella nostra library), ritengo che sia un risultato importante e non scontato.
K: È un posto pieno di ispirazioni, pieno di gente interessante, storie e leggende affascinanti. C’è più movimento rispetto a quando ho cominciato a fare musica io, cioè 20 anni fa. Ai tempi era davvero un deserto con un solo Festival, il Pollino, e poi il nulla. Anche musicalmente (a parte il grandissimo Mango e Antonio Infantino), la nostra regione non proponeva molta musica in giro. Poi, grazie a un lungo lavoro, ma anche grazie ai percorsi artistici di tante band come noi, o al fiorire di diversi festival nei successivi anni, e con la spinta di Matera capitale europea della cultura, la nostra regione ha cominciato (spero), ad affermarsi come un ottimo e grandissimo hub culturale. Peccato, però, che l'ultima ventata politica stia procurando danni a tutto il comparto culturale che si è costruito con grande sacrificio in questi anni: una giunta regionale che non ha nelle sue priorità la cultura e lo spettacolo dal vivo. È un danno pesante per tutti.
Tre cose belle e tre brutte in generale di questa regione?
N: Di bello la varietà morfologica del territorio (due mari, la montagna, la collina, e perfino il deserto). Poi, la sua scarsa antropizzazione e la possibilità di lavorare nel nostro settore senza un clima di concorrenza spietata, che altrimenti potrebbe inquinare le progettualità a medio e lungo termine. Quest’ultimo aspetto, però, è anche negativo, poiché implica una minore occasione di confronto (che comunque cerchiamo e, fortunatamente, abbiamo sempre trovato altrove). Altro aspetto è il provincialismo, che spesso si traduce in logiche elitarie autoreferenziali o in quello che è stato definito familismo amorale. Veramente triste e dannosa, inoltre, è la disattenzione delle istituzioni locali che, al netto di rarissime eccezioni, dovrebbero garantire meritocrazia e supportare delle visioni culturali sperimentali che, sì, hanno bisogno di fiducia e di tempo, ma rappresentano reali opportunità per distinguersi per originalità e coraggio.
K: Belle assolutamente la natura, l'accoglienza e il cibo. Brutte la politica, il petrolio e la Lega.
Tre eccellenze, voi esclusi, da conoscere della storia e del presente della musica lucana?
N: Antonio Infantino, Gesualdo da Venosa, Dino Lacanfora sul fronte dei musicisti che vivono o hanno vissuto qui. Mango, ovviamente. L'Agglutination Festival (che si svolge in un piccolissimo paese lucano) ha il merito di aver ospitato, nel corso della sua ultra ventennale storia, artisti di punta della scena metal internazionale.
K: Come proposte musicali direi Danilo Vignola (campione mondiale di Ukulele davvero fortissimo), gli amici Musicamanovella e i giovani Kosmosa Club freschi finalisti di Arezzo Wave.
Aggiungiamo, noi della redazione, i Bytecore, giovane band da Francavilla in Sinni che fa un misto tra elettronica, industrial e dub. E Hell On Mask, il collettivo diviso tra la Basilicata e Napoli.
Che cosa significa organizzare e portare cultura qui, e perché ha particolarmente valore?
K: Partiamo già con un gap: la difficoltà di far comprendere il nostro lavoro come tale, ma forse è un problema più diffuso di quello che credo, magari anche a livello nazionale, non so. Portare cultura qui significa essere rivoluzionari: in un luogo come il nostro, spesso circondato dall'immobilismo o dalla passività, la cultura diventa il mezzo più concreto per affermare anche modelli sociali di riferimento. Di cui, soprattutto le nuove generazioni, hanno un gran bisogno. Matera capitale europea della cultura ne è stata la dimostrazione lampante. Poi, però, bisogna confrontarsi con una nuova classe dirigente che in bilancio, per la cultura, ha riservato zero. La nostra risposta sarà ancora attraverso la cultura.
N: La cultura ha valore ovunque e bisogna portarla ovunque in ogni forma possibile. È urgente, visti i tempi che corrono.
Com'è fare musica qui? In che cosa è più difficile, se così è, rispetto ad altri posti?
K: Mi viene naturale fare un confronto rispetto ai tempi in cui ho cominciato io. In quegli anni c'erano forse tre studi di registrazione in tutta la regione, e poche figure professionali. Oggi, invece, c'è una bella realtà di tecnici, di sale prove, studi, produttori, giovani band e cantanti, ed è sicuramente più facile trovare almeno i posti per produrre la propria musica, rispetto a 20 anni fa. La difficoltà resta farla emergere nel contesto in cui viviamo, lontano dalle città e dai circuiti che "contano".
Come si porta la gente in un posto abbastanza fuori dalle rotte con la musica?
N: La nostra missione è immaginare il contesto sonoro e di experience da proporre alle persone (locali e non), comunicandolo efficacemente. In posti così periferici le persone più che "portarle", bisogna incuriosirle. La gente viaggia, si sposta e sceglie con sempre più consapevolezza i luoghi e le iniziative che ritiene essere più congeniali alla propria esigenza di ascolto e di partecipazione.
K: Nel mio caso ha sicuramente aiutato avere una band affermata nel panorama nazionale che facesse da traino in qualche modo a tutto il movimento della musica reggae, soprattutto al sud, con i concerti e dance hall sulla spiaggia. Per il Metaponto Beach Festival avere a fianco Nico mi ha sicuramente aiutato nell'organizzazione. Il resto penso lo abbia fatto la bellezza dell'evento, gli artisti, la location, il pubblico.
Il tuo più bel ricordo del Pollino Music Festival e Metaponto Beach Festival?
K: Per il Pollino impossibile averne uno solo, vista la quantità di splendide esperienze che ho vissuto. Ti posso dire il primo ricordo che ho, che coincide con il primo live in assoluto della Krikka Reggae sul palco di un festival in apertura agli Africa Unite, band di culto totale all’epoca. Anche per Metaponto impossibile scegliere un ricordo, ma forse ti direi che la Meridional Reggae Reunion, ormai da 15 anni, è un momento incredibile di ritrovo quasi in famiglia, come fosse il pranzo di Natale.
N: Sia per l’uno che per l’altro è la sensazione di stanchezza, incredulità e soddisfazione che si rinnova alla fine di ogni edizione.
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L'articolo Vieni a ballare in Basilicata di Claudia Mazziotta è apparso su Rockit.it il 2021-08-11 13:00:00
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