È notizia di un paio di giorni fa che David Bowie è stato celebrato dalla città di Parigi con l'intitolazione di una via nel 13esimo arrondissement della capitale francese. Si tratta della prima città al mondo che celebra in questa maniera Bowie, che è morto da ormai 8 anni. A dimostrazione che, anche per i più grandi, c'è bisogno che passi un po' di tempo prima che il loro nome venga reso eterno trasformandolo in un luogo. A meno che il vostro nome non sia Enrico Molteni.
Enrico è dal 1996 il bassista dei Tre allegri ragazzi morti, nonché il boss de La tempesta, una delle principali etichette della musica indipendente italiana. Anche se il nome della sua band suggerirebbe il contrario, Enrico è vivo e in grande forma. Eppure, da qualche settimana c'è una targa a lui dedicata sul trafficatissimo ponte di ferro che attraverso il Naviglio Grande di Milano:
Ponte Enrico Molteni
musicista, mentore, ispiratore
Con riconoscenza,
la comunità artistica italiana tutta
Potete anche controllare su Google Maps, che chiama così quel ponticello che ogni giorno viene attraversato da migliaia di persone, ma anche i profili social del Comune di Milano hanno riconosciuto la cosa, parlando del ponte Enrico Molteni in un post riguardante la viabilità cittadina dello scorso dicembre. Insomma, ci sono pochi dubbi che il ponte si chiami così, è la realtà che si è plasmata in questa maniera perché accadesse. Ma com'è che è successo?
La storia parte nel 2020, in pieno covid. A raccontarcela è proprio Enrico: "Quando arriva la pandemia, sublimo il terrore di quei giorni con delle fotografie che faccio per documentare i Navigli completamente deserti. Abitando in quella zona non avevo mai fatto foto da quel ponte, di solito sono i turisti che lo fanno, l'idea era proprio mostrare da quel punto così iconico quello che stava succedendo. Vivo qua sui Navigli dal 2010, e per i primi anni che ero qui entrambi i ponti del Naviglio Grande, uno di ferro e uno di pietra, non hanno nome. Qualche anno fa il comune aveva dedicato, giustamente il ponte di pietra ad Alda Merini, che abitava lì, quindi tra me e me ridacchio pensando che avrebbero dovuto dedicare l'altro ponte a me".
Le foto di Molteni dai Navigli spopolati diventano un appuntamento fisso per i suoi follower di Instagram, per cui la leggenda del ponte Molteni inizia in qualche moto ad autogenerarsi. Poi arriva l'aiutino di Google e il gioco è fatto: "Con qualche amico molto stretto scherzo sul fatto che il ponte di ferro dovrebbe chiamarsi ponte Molteni. Tra questi c'è anche Pietro Raimondi, aka Montag, che riesce a battezzare il ponte Enrico Molteni su Google Maps", continua Enrico. "È una sorta di regalo stupidino, che però mi fa rendere conto che nulla è vero se non quello che è su Google: quando condivido questa caso la gente impazzisce, la reazione è 'se è lì vuol dire che è vero', ma è più che altro una falla del sistema".
E in effetti, vero è vero. Se una cosa viene chiamata in un certo modo, quello diventa il suo nome, Google ha solo aiutato a diffondere il verbo. E poi è arrivata la targa a spostare il concetto dal virtuale al concreto: "Non so chi l'abbia messa, penso sia stato forse lo stesso Pietro ma nega, così come nega mia moglie, però dev'essere per forza stata una persona vicina che sapeva di questi nostri vaneggiamenti. Certo è che ha contribuito a indirizzare la realtà in quella direzione: stanno uscendo articoli, comunicazioni ufficiali del comune, indicazioni dei bar della zona sui loro siti che indicano il passaggio per il ponte Molteni. Di solito queste cose succedono quando uno è morto, io sono ancora abbastanza vivo, quindi spero che un giorno me lo dedichino veramente, ma tra tantissimi anni". Noi intanto lo continueremo a chiamare così.
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L'articolo Ponte Enrico Molteni di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2024-01-10 10:19:00
COMMENTI (1)
Beh e chi se non un ragazzo morto dovrebbe avere un ponte intitolato, anche da vivo?