Quando ero piccolo, ma piccolo davvero, passeggiando con mia madre le dissi una cosa del tipo "I Pooh sono l'unico gruppo italiano": non ricordo il contesto della conversazione ma erano gli anni Ottanta, loro suonavano nella classica formazione batteria, basso, chitarra, tastiere e cantavano tutti proprio come i miei beniamini dell'epoca, i Kiss. Come loro avevano i capelli lunghi e io, più rapito dall'immagine che dalla musica al tempo, mi facevo i film in testa che fossero fatti della stessa pasta. Rockstar in glitter, permanentate all'eccesso che suonavano in arene giganti tra fumi e luci multicolor.
Poi la vita mi ha portato via quel sogno e ho scoperto che i Pooh, nella formazione più famosa ossia quella con Roby Facchinetti, Dody Battaglia, Red Canzian e Stefano D'Orazio erano poco più che un gruppo pop per famiglie attempate con eventuali assoli di chitarra, usi a cantare di uomini soli, tradimenti con le donne dei propri amici e di come si potesse essere amici per sempre (nonostante quei tradimento? Non lo sapremmo mai). Ma perché parlo dei Pooh oggi, ho forse battuto forte la testa sul selciato? No, un motivo c'è: il loro album Parsifal ha compiuto 50 anni e la sua riedizione è di nuovo in classifica tra Ariete e Tropico, Tananai e i Pinguini Tattici Nucleari e tutti i rapper che appaltano le prime posizioni. Un fatto che mi fa porre alcune domande alle quali cercherò di trovare risposta proprio oggi.
La prima cosa: la fanbase dei Pooh è inossidabile come le pentole di Mastrota e questo nuovo traguardo lo sta a dimostrare. Un album del 1973, di quasi prog rock (su questo ci torneremo dopo) che si ripresenta il classifica ascolti e vendite di vinile significa che l'affetto per i quattro non è mai mutato nel tempo, nonostante la musica sia del tutto cambiata.
È proprio della musica che vorrei parlare, perché i Pooh sono stati e sono ancora, vista la settordicesima riunione dopo i concerti finali e l'ennesimo tour di fine rapporto con Roby, Dody, Red e Riccardo Fogli, una band dalle mille teste e dai mille spiriti, in cui tutto è il contrario di tutto. Intanto vi butto lì una curiosità: il primo 45 giri del 1966 non presenta in formazione nessuno dei musicisti nominati prima, perché i Pooh sono una creatura di Valerio Negrini, prima batterista e cantante, poi in seguito autore, rimasto fino alla sua morte nel 2013 il quinto elemento dei quattro.
I Pooh che i nostri genitori (o nonni) conoscono sono quelli degli anni sessanta, di Pensiero, Piccola Katy e Tanta voglia di lei, le varie canzoni pop immortali con la formazione Roby Facchinetti, Valerio Negrini, Riccardo Fogli (basso e voce) e Dody Battaglia. Poi qualcosa si scassa nel meccanismo: l'album Alessandra, quello di Noi due nel mondo e nell'anima è l'ultimo con Fogli e il primo con Stefano D'Orazio alla batteria. Gran disco pop che prelude alla dipartita del Fogli per provare la carriera solista e per dissidi interni con gli equilibri delle voci, soprattutto con quella molto simile alla sua di Dody.
Poi di gossip se ne sono avvicendati mille ma questo non è il posto giusto per riesumarli, piuttosto è interessante riascoltare il disco che ha fatto prendere sul serio i Pooh anche tra i fan delle band di prog che al tempo faceva il bello e il cattivo tempo nel rock italiano e internazionale. Sì perché Parsifal è l'album "serio" dei Pooh, quello che abbandona le tematiche tardo adolescenziali dei testi precedenti per viaggiare sulle ali di Wagner e del suo Cavaliere del Graal. Siccome prog è una definizione molto ampia, che racchiude soprattutto costruzioni musicali inusuali, diverse da intro strofa ritornello strofa ponte ritornello finale, i Pooh di Parsifal di collocano al suo interno nonostante lo stile musicale sia più un rock sinfonico di ampio raggio, molto melodico, tecnicamente ineccepibile. Dody Battaglia è sempre stato uno dei migliori chitarristi italiani, su questo non c'è dubbio, ascoltare il solo di Parsifal (prima parte) per credere.
La formazione più resistente dei Pooh quella che è durata per 30 anni fa la sua prima apparizione con l'album che ha venduto di più in tutta la loro carriera, 400 mila copie, e tutto questo malgrado le foto dell'epoca li ritraggano vestiti come guerrieri medievali, in tema col disco. In seguito hanno fatto uno sfacelo di canzoni famose, di album primi in classifica, di concerti e vittorie, ma Parsifal è un unicum nella carriera dei quattro, che anche col successivo Un po' del nostro tempo migliore tentarono la via della melodia meno orecchiabile e del percorso prog, ma probabilmente non era la loro strada e quest'ultimo si rivelò un flop.
Certo fa un po' strano pensare che tra i post trapper e gli idoli pop per gli under 18 in classifica nel caldo ottobre del 2023 ci siano anche i giovani Pooh di cinquant'anni fa coi capelli lunghi e i bardamenti alla Game of Thrones, ma sono proprio queste stranezze che fanno prendere respiro al business musicale altrimenti sempre uguale a sé stesso. Per quanto riguarda gli stessi Pooh, la loro carriera parla per loro, non hanno certo bisogno delle critiche postdatate. Come molte band che hanno avuto il loro apice creativo negli anni Settanta, forse avrebbero potuto fermarsi prima di scadere spesso nel pop dozzinale o nelle riunioni posticce e in esibizioni sanremesi alla carriera terrificanti, tra voci ballonzolanti, urla spacca bicchieri, pronuncia in corsivuo ed esperimenti tricologici ai limiti del codice civile.
Eppure c'è sempre stato qualcosa nella loro abnegazione anche quando tutto era finito, dopo lutti, tragedie, canzoni brutte ed età avanzata che sembra vada oltre il presente e che riguardi la loro storia come costola della storia di quasi sessant'anni di musica italiana. Ci sarà sempre chi li amerà alla follia e chi li riterrà una parruccata (e i Pooh in carriera hanno fatto di tutto per mostrare queste due anime), ma provateci voi a entrare in classifica oggi con un disco di mezzo secolo fa, se non siete i Pink Floyd. E bravi Pooh, ora potete riposarvi.
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L'articolo I Pooh sono allo stesso tempo una delle peggiori e delle migliori band italiane di sempre di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2023-10-11 10:49:00
COMMENTI (5)
Simone Stefanini, ho letto con attenzione la tua recensione. Premessa: i miei gruppi preferiti sono, Deep Purple, Black Sabbath, Rainbow, Pink Floyd, Queen, Dire Straits, Led Zeppelin e altri.
La loro storia merita rispetto, al cune cose che hai scritto sono offensive, in altre ho apprezzato che hai riconosciuto comunque quello che oggettivamente è reale, ora capisco che possano non piacere, capisco che le voci, in particolare quella di Facchinetti è chiaramente deteriorata dal tempo, però una cosa vorrei dire, innanzitutto non è corretto dire settordicesima Reunion, diciamo le cose per bene e documentate. Nel 2016 i Pooh erano in attività in 3, con album pubblicati e tour, l'hanno chiamata reunion perché sono tornati D'Orazio e Fogli e volevano chiudere la carriera con loro. Questa del 2023 è la prima ed unica vera Reunion perché dopo lo scioglimento hanno ripreso. Poi diciamo quello che in Italia è accaduto negli anni, le band italiane hanno sempre avuto un tempo limitato o addirittura ci hanno lasciato solo un paio di dischi, grandi lavori, ma troppo poco, vorrei vedere tanti gruppi dell'epoca oggi, riuscirebbero a fare un disco dopo oltre 50 anni di attività? Stendo un velo pietoso infine, su chi va ancora in giro portando il nome del gruppo originale, quando ormai non è rimasto quasi nessuno, magari solo un musicista del gruppo originale, tipo Nomadi, Pfm, ecc. operazioni meramente commerciali per arraffare qualche soldo, almeno i Pooh in questo, con i loro limiti e la loro decadenza dell'età, sono stati più coerenti.
Sono sicuramente la band italiana più conosciuta e di maggior successo. Non sono un gruppo Rock, sicuramente ci sono stati dei lavori di Rock Sinfonico e Prog negli anni '70, 'Parsifal? e 'Un po' del nostro tempo migliore' sono degli esempi, ma la maggior parte della loro carriera, ormai arrivata nel 2023 a 57 anni di attività, si è basata sul Pop italiano. Ma questo pop l'hanno sempre fatto con grande rispetto, con molti testi di spessore sociale, senza risultare banali (soprattutto nei testi di Valerio Negrini), il tutto correlato da un'interpretazione musicale di alto livello, sia dal punto di vista strumentale stesso e sia dalla strumentazione all'avanguardia sempre utilizzata. A molti possono anche non piacere, ci mancherebbe, ma andare a vedere un concerto dei Pooh è un grande spettacolo ve lo assicuro, non si risparmiano in denaro per strumentazione ed effetti scenici, nessuna band italiana mi sembra che faccia queste cose, sono dei bravi musicisti veramente, naturalmente Dodi Battaglia è un gradino più in alto degli altri, se fosse nato in Inghilterra, avrebbe un successo internazionale come molti suoi colleghi stranieri, quindi mi limito nel dire che è indubbiamente uno dei 3 chitarristi migliori della storia della musica italiana. Concludendo, ripeto per l'ennesima volta, i Pooh possono o non possono piacere per il genere che fanno, possono essere vecchi e non avere più delle grandi prestazioni canore, ma oggettivamente sono bravi, ed è giusto che continuino a fare musica ed esprimersi fino alla morte, hanno un seguito gigantesco, nel tour di quest'anno, circa 30 date, hanno fatto tutto sold out, se sono tanto amati devono andare avanti per i loro milioni di fans che li sostengono, chi dice che fanno schifo, capisce poco di musica, se hanno venduto più di 100 milioni di dischi ci sarà un motivo.
Coraggio @simonestefanini
Ahi ... mi sa che qui si leggeranno molte critiche contrarie al suo esposto ma va bene anche così. La musica ha mille e mille faccie, sfumature, emozioni e ... interessi, per cui permettersi di porre un proprio giudizio, specie se riferito a band storiche, e i Pooh lo sono senza ombra di dubbio, è opera alquanto azzardata. Loro hanno coraggiosamente affrontato varie tematiche alcune pungenti ed evitate accuratamente da altri e ciò li ha posti, insieme alla non negabile creatività musicale/scenica, su un piedistallo ove ancor'oggi si trovano, nè è dimostrazione il "riempimento dei recenti concerti .... lunga vita ai Pooh e non si sa mai abbiano ancora la forza di comporre un nuovo Parsifal !!!
E' abbastanza palese che lei, forse per motivi anagrafici, non conosca i Pooh. Limitare l'analisi a "Parsifal" per poi passare, in maniera molto offensiva e poco tollerabile, agli ultimi anni, è di una superficialità imbarazzante. Ci sarebba da scrivere un trattato su quanto i Pooh abbiano espresso a vari livelli (non solo a livello musicale ma anche per quelo che riguarda il concetto di spettacolo live), ma mi limierei a farle notare che la produzione degli stessi nel pop europeo (come esempio pradigmatico prenderei il periodo a cavallo tra i settanta e ottanta) è stato di altissimo livello. E che nella produzione degli stessi vi è anche un notevole impegno sociale (i Pooh furono i primi a sdoganare l'ambientalismo e portarlo in ambito popolare, favorendone la conoscenza e diffusione in un'Italia molto distratta su tale tema). C'è ancora molto da studiare ed imparaare. Non è il momento di riposare...
I Moda' ce l'hanno fatta e come...... documentatevi...
Perché insultare se non si conosce la storia della band né le loro canzoni????? I concerti dei Moda' sono energia e magia pura!! E Kekko una bomba..... provate!!!! I Pooh sono stati le fondamenta della musica italiana e ad oggi sono gli unici in Italia ad avere una discografia immensa e a fare lunghi tour alla loro età! Chapeau...