Per qualità della proposta e afflusso di spettatori, la scommessa della tappa padovana del ‘Pop Eye italian tour’ - articolatasi nelle due serate di mercoledì e giovedì al circolo Arci ‘Banale’ - è risultata vincente.
Ad aprire il festival è stato mercoledì il cantautore bassanese Piol, che ha letteralmente ipnotizzato il pubblico col suo trascinante mix di pop italiano, memore della lezione di Battiato e funky stile Prince anni ‘80. Un sound pulito e potente, unito alla metronomica precisione della band di accompagnamento, che ha entusiasmato i presenti, estinguendo ogni chiacchiericcio da concerto: in silenzio, tutti gli occhi erano puntati sulla band, per la prima volta a Padova, per esplodere in entusiastici applausi al termine delle varie “Autoveloxx”, “Soniagiuliachiaralaura” o “Musica stupida n° 2”. Divertente, su “Il valzer dei fiorellini”, la citazione di “Come together” dei Beatles. È stata quindi la volta dei padovani Diva, che hanno offerto al proprio nutrito seguito una performance serrata che ha privilegiato le nuove composizioni. La già nota “Un uomo una donna”, cresciuta nella serra dub dei Primal Scream di “Vanishing point”, “Aspetto l’amore”, influenzata dal sound di Modjo e Phoenix, “Il più bel giorno”, struggente e surreale love-song adolescenziale, hanno confermato la piega pop dance che la band sta prendendo. Dal pubblico, nutriti applausi. Il cantante Davide Golin ha dedicato il concerto alla memoria di Battisti.
Dopo tanto pop danzereccio, i castellani Northpole hanno aperto il loro set con “Per chi sei”, inedita e intensa ballata per la sola voce di Paolo Beraldo, accompagnato per l’occasione al piano da Fabio De Min dei bellunesi Non voglio che Clara. A seguire una serie di brani profondamente emozionanti, accostabili alla produzione dei Coldplay, in cui la band hao sfoggiato personalità e maturità da vendere. Superlative le nuove “La musica si è fermata” e “Tutto il fuoco che hai”, autentico singolone ammazzaclassifiche che (si spera) verrà. Bravi.
Giovedì il ruolo di apripista è toccato ai mestrini Travolta, il cui pop rock lo-fi e altamente cantabile ha entusiasmato il pubblico, tra cui si distingueva un’entusiasta Goodmorningboy. Weezer, Feelies e Grandaddy i mentori della band. Ma nel dna dei Travolta spunta spesso anche un inconsapevole Battisti. “Russian cola”, “Cinema mon amour”, “Setumivuoi”, “Un bacio da panico” i brani più gettonati. E gli spettatori hanno contagiato col proprio entusiasmo anche la band, che non si è accorta di sforare dai tempi previsti. Poco male: il cliente ha sempre ragione! Deciso cambio di atmosfere coi Fujiko, partiti più rock per terminare decisamente elettronici. Le nuove “Everything” e “Legs” possiedono riff da storia del rock. La cover, personalissima e grintosa, di “Smalltown boy” dei Bronsky Beat fatta come avrebbero saputo solo i Mission dei tempi d’oro, è una certezza. “Neve al sole” è un brano che semplicemente dà i brividi per la bellezza del ritornello. Tanti applausi per questa band che associa con facilità sconcertante Cure, Subsonica e Massive Attack. Peccato solo per la brevità dell’esibizione. Appena venti minuti. A conclusione della serata, i mestrini Zabrisky hanno messo grinta e passione nei delicati ricami beat e psichedelici delle loro chitarre. Il loro pastiche di Byrds, Smiths e Spiritualized è apparso delicato e corposo al tempo stesso, riscuotendo consensi nel parterre. In definitiva, due belle serate, con ottime bands. Tutte venete, per di più. Simpatica l’idea di presentarle con una voce registrata, stile documentario, sulle note di “Casinò Royale” di Burt Bacharach.
Il ‘Pop Eye tour’ prosegue, per il momento in Triveneto, tra aprile e maggio.
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L'articolo Pop Eye italian tour - Banale di Renzo Stefanel è apparso su Rockit.it il 2003-03-06 00:00:00
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