Così abbiamo rimesso Trento al centro della musica live

Partito sette anni fa per la fotta di un gruppo di studenti universitari cittadini, il Poplar in poco tempo è diventato uno dei festival estivi più interessanti che abbiamo, per attitudine e line up. Ecco come ci è riuscito

Stage diving degli Shame a Poplar - foto di Edoardo Meneghini
Stage diving degli Shame a Poplar - foto di Edoardo Meneghini

L’anello formato dal Mausoleo dedicato a Cesare Battisti che si erge alle spalle del palco ha un che di alieno. Non solo per la sua storia da cortocircuito, in quanto è un monumento in onore a un irredentista socialista costruito dai fascisti e inaugurato alla presenza di re Vittorio Emanuele III, è che a vederlo dal pit sembra una sorta disco volante in procinto di atterrare, forse per trovare risposta alla domanda: ma chi sono ‘sti matti che fanno dei concerti qua sopra?

Che poi questo “qua sopra” non è così in alto, almeno per chi ha le gambe temprate dalla montagna come i trentini. Per le mezze seghe cittadine come chi vi scrive è un po’ diverso: “Buona fortuna per la salita!”, è il messaggio ricevuto qualche ora prima dell’arrivo. Siamo al Doss Trento, una collina alta circa 300 metri sulla riva dell’Adige, vicino al centro di Trento. Sulla sua sommità c’è un grande parco, uno di quei posti che sembrano perfetti tanto per le passeggiate dei turisti quanto per i limoni dei liceali. È qui da qualche anno che si svolge il Poplar Festival, rassegna nata appena qualche anno fa all’interno dell’ambiente universitario locale e diventata in poco tempo una cosa grande.

Pop X nel suo blitz a Poplar 2023 - foto di Andrea Mastrangelo
Pop X nel suo blitz a Poplar 2023 - foto di Andrea Mastrangelo

La line up di quest’anno è bella grossa: oltre a big nostrani come Coma Cose, Noyz Narcos, Lovegang126, Venerus, il local hero Pop X e i Verdena, spiccano in cartellone nomi come Shame e Squid, due delle band più forti del post punk revival degli ultimi anni, oppure il francese Mezerg, armato solo di synth e theremin. Un festival dove “non sembra di essere a Trento”, come dicono i ragazzi che lì ci abitano e sono abituati al torpore della provincia montana. Per chi vive qua il Poplar è un evento enorme, a metà tra la festa di paese – con tutto il rispetto sia per Poplar che per la festa di paese – e il grande festival europeo: non sono molti i posti dove puoi andare a distruggerti nel pogo degli Shame dopo aver mangiato un piatto di canederli, o ascoltare le barre di Noyz guardando l’Adige dall’alto.

La cosa più sorprendente del festival, però, è guardarsi intorno e rendersi conto che lo staff è composto da under 30: una marea di giovanissime e giovanissimi, insieme per costruire qualcosa di notevole nel cuore delle montagne. Freschezza che si riflette nel programma dei live, nella serie parallela di incontri pomeridiani, dal nome di Poplar Cult, e nell’aria generale che si respira. Da tutta la regione ci si sposta per assistere a questi concerti, altrimenti difficili da incrociare, ma sono in tanti anche da fuori a muoversi per raggiungere la cima del Doss: l’accoppiata Shame e Squid ha attirato a sé un bel po’ del pubblico che si incrocia ai concerti milanesi, ma anche gente dalle parti più disparate d’Italia.

Noyz Narcos - foto di Edoardo Meneghini
Noyz Narcos - foto di Edoardo Meneghini

La crescita di Poplar in questi anni è un bell’esempio di un progetto giovane in tutto e per tutto, che da molto entusiasmo sta puntando a diventare qualcosa di importante sia per il proprio territorio che nel circuito dei festival più allargato. Qualcosa che vale la pena di provare, anche se soffrite di vertigini o vi viene il fiatone a fare appena due piani di scale.

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L'articolo Così abbiamo rimesso Trento al centro della musica live di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2023-09-19 15:19:00

Tag: festival

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