L'italiano, senza polemicone della settimana, non può stare. È un po' come Massimo Troisi in quel film, quando non riesce a soffrire bene perché lo distraggono. Insomma, senza l'ausilio di un qualche fatto che tenga banco sui social, su cui sparare melma direttamente dal cesso col telefonino in mano, è difficile tirare la volata fino al venerdì. E allora quale migliore occasione di questa: il tremendissimo tradimento della pasionaria compagna Cristina D'Avena che ha avuto l'ardimentoso ardire di cantare alla festa di Fratelli d'Italia.
Ah, se solo avessi i capelli, quanti mani mi ci metterei. Intanto un dato ai più distratti: per quanto non piaccia e lo capisco bene, alle ultime elezioni politiche il partito Fratelli d'Italia ha ricevuto il 26% delle preferenze consegnando il Paese in mando al governo capitanato da Giorgia Meloni. Ormai è un dato e sebbene appaia ucronico, dobbiamo venirci a patti, casomai andando a votare invece di stare coi culi pesi sul divano per poi litigare su Facebook. Detto questo, non è che Cristina d'Avena abbia cantato i Puffi a un cenone di Casa Pound, ma alla festa di un partito votato dalla maggioranza degli italiani. Ma poi, ci stiamo appigliando all'assurdo, perché partiamo col principio che Cristina d'Avena sia una bandiera di sinistra. Di che stiamo parlando?
L'eroina bolognese delle sigle dei cartoni animati di Fininvest prima e Mediaset poi, ha sempre lavorato per le reti di Silvio Berlusconi, incidendo per la Five Records, che nel 1991 ha cambiato il proprio nome in RTI Music, fondata nel 1981 da Silvio Berlusconi in persona. Attenzione: per la suddetta etichetta ci ha inciso anche Gino Paoli, ma non c'era ancora Facebook per potersi indignare. Dopo aver recitato nei telefilm prodotti dalle tv di Silvio Berlusconi, quali Love Me Licia, Licia Dolce Licia, Teneramente Licia, Balliamo e cantiamo con Licia, Arriva Cristina, Cristina, Cri-Cri e la delirante Cristina, l'Europa siamo noi, dal 1986 al 1991, ha iniziato a svecchiare la propria immagine apparendo sexy, aprendosi al pop, sdoganandosi dal legame con Mediaset, addirittura partecipando come giudice ospite a Drag Race Italia. Questo ha fatto di lei una donna di sinistra, capace di diventare un totem? Dio mio no.
Cristina d'Avena canta per tutti, tutte, tutt*, perché si rivolge al pubblico di nostalgici che vuole intonare ancora le canzoni della propria infanzia, e tra di loro ci sono persone di tutti i tipi, tutte diverse, esattamente come al pubblico di un Lucca Comics, dove puoi trovarci Zerocalcare combat e qualche cosplayer fascio. Non viene richiesta la tessera politica all'ingresso. E allora cos'è questa indignazione nei confronti di Cristina d'Avena, su? Siamo seri.
Mi metto anche nei suoi panni, che si è sentita piovere una valanga di merda addosso e che le è toccato spiegare via social l'ovvio: che nella sua carriera ha cantato per tutti e che riconosce i diritti di tutti, dalle feste LGBTQ+ al Vaticano, alle Feste dell'Unità, al Pride. "Ho sostenuto, e sempre sosterrò, i diritti civili e l'amore universale che dovrebbe essere alla base della crescita di ogni essere umano. Canto Pollon, i Puffi, Memole, Occhi di Gatto, Mila e Shiro…. Sono inni di leggerezza e di fantasia… e di nessuna altra natura o pretesa", scrive Cristina ai suoi fan dopo l'accaduto.
Insomma, va bene che Haters Gonna Hate ma pure voi datevi una regolata, non penso sia Cristina d'Avena il problema della sinistra italiana o della musica italiana schierata politicamente. Tanto più che lei aveva pure supportato a suo tempo il DDL Zan e che alla festa di Fratelli d'Italia c'è andata sfoggiando una gonna arcobaleno e parlando della storia di Lady Oscar come di un inno all'amore universale, senza distinzioni. Insomma, di preciso, cosa volete da Cristina d'Avena, che si metta al tavolo con Elly Schlein a fare il nuovo programma del PD?
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L'articolo Il problema è aver pensato che Cristina D’Avena fosse un’icona di sinistra di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2022-12-16 11:36:00
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