La storia del processo pubblico degli autonomi a Francesco De Gregori

"La rivoluzione non si fa con la musica": negli anni '70 la Sinistra Extraparlamentare ce l'aveva a morte con De Gregori, tanto da processarlo pubblicamente

Foto di De Gregori in concerto, Palalido e luci accese
Foto di De Gregori in concerto, Palalido e luci accese - Foto di Antonello Palazzolo, via classikrock.blogspot.com

L'anno scorso De Gregori ha suonato a Milano e una mia amica aveva un biglietto in più di cui liberarsi. Per aiutarla mandai un po' di messaggi a gente a cui sarebbe potuto interessare. Vedendo il nome di mio padre in rubrica pensai: "perché no, del resto è da quando sono piccolo che mette Rimmel sul giradischi". La risposta del babbo fu semplice e diretta: "L'ho visto negli anni 70 alla Festa dell'Unità con contestazione degli autonomi".

A parte che non ho più trovato nessuno a cui sbolognare quel biglietto, il messaggio di mio padre mi ha introdotto a una serie di aneddoti ben noti a qualche generazione prima della mia sul rapporto tra la Sinistra Extraparlamentare e il (già allora così definito) mostro sacro della canzone italiana: dall'inizio del successo nazionale fino alla fine dei bollori del '77, moltissimi concerti di De Gregori furono sabotati, interrotti e contestati da ragazzi appartenenti alla vastissima "area" di Autonomia Operaia

Il cantante era accusato di condurre una vita troppo lussuosa e di ricevere cachet troppo alti per essere un "compagno" (i biglietti di quei tour costavano tra le 1.500 e le 2.000 lire). Insomma avrebbe dovuto usare i suoi proventi per finanziare le lotte dei lavoratori, o comunque avrebbe dovuto contribuire alla rivoluzione prima di scrivere canzoni.

AAADDEGREGORII
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(via Archivio Iconografico di Stato, Tumblr)

L'episodio più estremo sembra essere stato quello del Palalido, a Milano. Il 2 Aprile del 1976 migliaia di ragazzi si presentarono allo storico palazzetto per la seconda data del tour che accompagnava l'uscita di "Buffalo Bill". L'organizzazione, verificatosi il sold out, alle 21 aveva aperto le porte a tutti i rimasti fuori che facevano una certa ressa. Visto il precedente episodio di sabotaggio del concerto di Lou Reed, si era anche deciso di tenere le luci di sala accese durante l'esibizione.

C'era evidentemente una certa tensione, un po' perché dopo "Rimmel" De Gregori era all'apice del successo, un po' perché si intuiva che qualcosa sarebbe scattato. A Pavia, alla prima data del tour al Palaespo, già si erano verificati scontri e proteste per il prezzo del biglietto (1500 lire), contro De Gregori e contro l'ARCI. Al botteghino del Palalido venivano distribuiti volantini firmati Stampa Alternativa che recitavano: "Decine di migliaia di incazzati hanno capito che i Palalido sono i loro Vietnam, i loro campi di battaglia". De Gregori ricorda ancora le luci accese e gli applausi ricevuti appena apparso sul palco, non gli capitava ai tempi.

(immagine via)

Dopo qualche minuto di canzoni, i contestatori salgono sul palco, lanciano insulti a De Gregori e leggono un comunicato sul recente arresto di un compagno a Padova. Il concerto ricominica, ma la situazione è talmente tesa che il pubblico è nella totale agitazione, in seguito varie scazzottate e grida del tipo "in sala ci sono più fascisti che compagni!". Dopo un'altra pausa di 20 minuti De Gregori e band ricominciano a suonare distanti, qualcuno racconta di svogliatezza. Finito in qualche modo il concerto, il cantante torna velocemente nel camerino, dove però sarà subito raggiunto da un buon numero di ragazzi che lo minacciano: "esci, torna sul palco a parlare con noi o sfasciamo tutto". Trascinato sul palco, De Gregori viene sottoposto a quello che alcuni descrivono come un delirante "processo politico". Gli vengono rivolte accuse e domande del tipo "quanto hai preso stasera?", "credo un milione e due, ma poi ci sono i musicisti, la SIAE..." niente da fare: "Se sei un compagno, non a parole ma a fatti, lascia qui l'incasso".

(immagine via Roberta Scorranese)

Quella serata si concluse tra ragazze in lacrime, un invito a suicidarsi seguendo l'esempio di Majakovski, motti del tipo: "la rivoluzione non si fa con la musica" e "vai a fare l'operaio e suona la sera a casa tua".  De Gregori, finalmente nel backstage, commentò distrutto: "Non canterò mai più in pubblico. Stasera mancava solo l'olio di ricino, poi la scena sarebbe stata completa".

Il tour di "Buffalo Bill" venne annullato e De Gregori, dopo un breve tour autunnale in città periferiche, sparì dalle scene per almeno un anno e mezzo. Ci volle Dalla per convincerlo a lavorare insieme a "Banana Republic" e ricominciare a suonare dal vivo con un tour negli stadi, dove però il pubblico poteva stare solo sulle gradinate e non nella platea, a debita distanza.

Ma che colpa aveva De Gregori? Perché gli autonomi ce l'avevano così tanto con lui? Possiamo citare a proposito vari aneddoti, che, se oggi fanno sorridere, nel clima del tempo bastavano per accendere assurdi focolai di lamentela ideologica. Su "Ciao 2001", settimanale di musica e spettacolo (qui trovate le copertine più belle), la giovane promessa De Gregori veniva descritta così: "Lo sguardo sbigottito mentre gioca a poker e beve champagne all’Hotel Belle Vue di Rimini, categoria lusso, una stanza tutto escluso 38.000 lire a notte, mentre cala il sipario. Ma tutto questo Alice non lo sa".
Ancora: il cantante aveva rifutato l'offerta del Re Nudo di organizzare la data milanese e "Muzak", giornale di musica ben inquadrato politicamente, aveva stroncato "Rimmel" accusandolo di ermetismo e accomunando di conseguenza il cantautore ai poeti ermetici, "disimpegnati" e "immobilisti" durante la dittatura fascista. 

Ciao2001 11.11.79
Ciao2001 11.11.79

E chi erano i "giovani incazzati" che quel giorno decisero di processare l'idolo dei liceali? De Gregori, intervistato da Piroso pochi anni fa, aveva detto che non gli sarebbe dispiaciuto conoscerli ora, a tanti anni di distanza e in un mondo tanto diverso. Alcuni però sono sicuri di aver visto su quel palco Nicoletta Bocca (figlia del noto giornalista Giogio) e Gianni Muciaccia, punk della prima ora e bassista dei Kaos Rock, nonché partner di Jo Squillo. Nel 1990 De Gregori, intervistato sempre da "Ciao 2001", parlando ancora di quegli anni, disse di avere "la sensazione che quei ragazzi (...) in realtà mi amassero (...) loro erano i fuochisti della nave (...) erano i diseredati. E io ero e sono dalla loro parte".

Mio padre, che aveva 15 anni, nel '76 aveva comprato il biglietto per il concerto al Palazzetto di Bergamo "solo perché le mie compagne del liceo passavano il tempo a parlare di cantautori e io non ci capivo niente", ma vide De Gregori qualche anno dopo perché quel concerto fu annullato e, comunque, ricorda fischi e contestazioni. Mi parla degli autonomi, in particolare di quelli di Bergamo, come di annoiati esagitati, con cui era difficilissimo comunicare, ripercorre la storia di un ragazzo di Monterosso (quartiere vicino a casa sua) finito nell'eroina e borbotta: "ma figurati, loro De Gregori non lo capivano, credevano fosse ermetico, lui era su un altro pianeta e poi non sapeva trattarli come faceva Guccini... moltissimi, sostanzialmente, volevano vederlo senza pagare il biglietto". 

 

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L'articolo La storia del processo pubblico degli autonomi a Francesco De Gregori di Pietro Raimondi è apparso su Rockit.it il 2016-06-15 12:14:00

COMMENTI (2)

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  • GiuseppeVasta2 anni faRispondi

    Ma non erano autonomi, erano i circoli giovanili. Sul palco a contestare De Gregori c'era anche Tito Boeri (poi presidente dell'Inps, per dire)

  • SandroSala8 anni faRispondi

    io c'ero al palalido. fu una cosa schifosa, con gente esagitata e senza proposte, ma solo odio ingiustificato.