La storia di Rockit inizia nel 1997, e da allora sono tantissime le canzoni che sono passate per le nostre orecchie, ci sono entrate sotto pelle e ancora non ne vogliono sapere di scollarsi da noi. Con la serie settimanale di approfondimenti Verdisempre, dalla nostra newsletter Pezzoni (ti ci puoi iscrivere qui), vogliamo raccoglierle e raccontarne la storia dietro al brano, entrarci in profondità, ripercorrere cosa ne pensavamo allora e che effetto fa ascoltarle ora. E c'è anche una playlistona Spotify dove raccoglierle tutte, la trovi qua.
L'inizio sarebbe quello di una fiaba, se non fosse per due parole che stonano con tutto il resto: "Questa è la storia di Betty tossica, un'eroinomane, la più bella che c'è". Tra chi ha imparato più di qualcosa da De André – anche se a un primo ascolto non si direbbe – nel raccontare l'emarginazione, gli ultimi, quelle persone che nessuno ha voglia di raccontare, c'è anche questa band che vive dalla parte opposta rispetto a Genova, nel profondo Nordest, in quella che sta venendo battezzata la Seattle italiana. La città è Pordenone, loro sono i Prozac+ e questa canzone si chiama come la sua protagonista: Betty tossica.
Betty tossica, pubblicata inizialmente come lato B della cover di Gone Daddy Gone dei Violent Femmes, è la canzone che chiude l'album Acidoacida, il secondo per la band, pubblicato nel 1998 e rivelatosi un successo enorme grazie al traino del singolo Acida: si tratta del brano per cui ancora oggi sono principalmente ricordati dal grande pubblico: all'epoca fu fortemente criticato da alcune associazioni perché vista come una canzone che incitava al consumo della droga. Ciò non ostacolò la diffusione del brano, che arrivò fino alla seconda posizione dei singoli più venduti – cosa abbastanza rara per una canzone di questo genere – nell'aprile del 1998, battuto solo dalla all'epoca imbattibile My Heart Will Go On di Céline Dion.
Se in Acida il riferimento era alle droghe sintetiche, in Betty tossica si parla in maniera esplicita di eroina (e infatti anche questo brano fu preso di mira). La protagonista non è una ragazza conosciuta personalmente da Gianmaria Accusani – chitarrista e autore principale della band, nonché voce in questo brano (l'unico assieme a GM in tutta la tracklist) al posto della cantante Eva Poles –, ma una che lo aveva affascinato, al punto da ispirarlo nello scrivere questa canzone. Sappiamo poco o nulla di lei, oltre al fatto che si chiama Betty (e anche il nome potrebbe essere tranquillamente inventato):
ha quindici anni ma
ne mostra trenta
vive nei parchi
assieme ai gatti
...
vive per farsi e
si fa per vivere
...
dice smetto se
me ne dai un po'
come fai a dirle di no
È un ritratto tragico e romanticizzato quello di Betty. La sua vicenda umana, vittima della droga e non intenzionata a smettere, è quella di tanti giovani che, a partire dagli anni '70, e in particolare in Nordest, si erano trovati a fare i conti con la tossicodipendenza più pesante, spesso portata a conseguenze estreme. È quella guerra di cui parlano anche i Tre Allegri Ragazzi Morti, l'altra principale band uscita da Pordenone negli anni '90, nel brano Ogni adolescenza del 2001. Anche qua che abbiamo un'adolescente al centro, una quindicenne con il volto scavato dall'abuso di sostanze, eppure ancora avvolto dalla purezza della giovinezza.
Il testo spezza il cuore nel momento in cui ci si ferma un attimo a ragionarci su, mentre il brano ha la forma di una spensierata filastrocca punk: tre accordi scanditi dalla serratissima Gibson SG di Gianmaria dettano l'andamento, mentre è sempre lui a farne questo ritratto con voce scanzonata e col suo inconfondibile accento pordenonese. "L'eroina le dona", canta Gianmaria sul finale del brano, chiedendosi poi "chissà mai se smetterà". Nella spirale autodistruttiva di Betty c'è un volerne cogliere a tutti i costi la bellezza, nonostante i segni lasciati dalla dipendenza sul suo corpo. È uno dei pochissimi brani del repertorio dei Prozac che Gianmaria suona nei suoi spettacoli da solo o col gruppo fondato dopo la fine dei Prozac con la bassista del gruppo Elisabetta Imelio, i Sick Tamburo.
Di Betty tossica esiste un ideale seguito a vent'anni di distanza. A realizzarlo sono stati i Baustelle in Betty, brano contenuto in L'amore e la violenza del 2017, dove la filastrocca punk di un tempo diventa una decadente ballata che ondeggia su organi e sintetizzatori, meno ambigua ma altrettanto dolorosa, una volta che la si guarda da vicino. E che lascia ancora il dubbio se mai questa Betty sia riuscita a sconfiggere i suoi demoni oppure no.
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L'articolo I Prozac+ e l'eroinomane più bella che c'è di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2024-03-25 13:31:00
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