"La sofferenza in amore è un vuoto a perdere: nessuno ci può guadagnare, tranne i cantautori che ci fanno le canzoni". Rispondeva così Massimo Troisi nel corso di una puntata del 1992 del programma Alta classe, condotto da Gianni Minà. 28 anni dopo questo suo intervento televisivo, è Troisi stesso a diventare il fulcro di un progetto musicale: partendo dalla sua figura, il producer Donato Dozzy (Donato Scaramuzzi) e la cantante Eva Geist (Andrea Noce) formano il duo chiamato Il quadro di Troisi, il cui omonimo disco d’esordio è stato pubblicato il 16 ottobre scorso dall’etichetta tedesca Raster, in collaborazione con il Terraforma festival.
Il sodalizio tra Donato e Eva inizia a prendere forma già nel 2018, quando i due si conoscono e scoprono la reciproca passione per il comico napoletano. Il nome del duo deriva da un aneddoto raccontato da Carlo Verdone: quando lui si recò nella nuova casa di Troisi, arredata con molti oggetti di lusso, gli cadde in testa un enorme dipinto che raffigurava Napoli, facendolo crollare a terra. Troisi, invece di soccorrere l’amico, scoppiò a ridere senza riuscire a fermarsi.
Durante il lockdown dello scorso marzo, Donato ed Eva iniziano a sviluppare il disco attraverso un’intensa corrispondenza. Si tratta del primo progetto in cui Donato si trova a confrontarsi con il cantautorato italiano, lui che a partire dagli anni ’90 è stato uno degli alfieri italiani della techno, arrivando a farsi conoscere in tutto il mondo grazie ai suoi ipnotici labirinti musicali.
Questa volta, Donato mette il suo approccio minimale al servizio degli alienati testi di Eva, creando un bizzarro e raffinato synth pop. Lo sguardo è volto verso gli anni ’80, ma l’attenzione non viene posta sui suoni di plastica che dominavano le discoteche di quel decennio: Il quadro di Troisi è un’opera che va anche a pescare dalle sperimentazioni tedesche del kraut rock, dall’angoscia metropolitana dei Suicide e, soprattutto, dall’accoppiata Alice-Battiato.
La voce di Eva, sussurrata ed eterea, ci trasporta in una dimensione parallela, fantascientifica e sintetica, dove le architetture squadrate di Donato disegnano una città digitale che si muove al rallentatore. Una Napoli fredda ed elettronica, una sorta di Hollywood di Drive di Nicholas Winding Refn senza la sua brutale violenza, ma con una tensione costante che contrasta l’anima calma e riflessiva del disco. Troisi rimane ben nascosto nei criptici testi, che ricordano periodo post Mogol della carriera di Battisti e scorrono come un fiume di immagini surreali, in maniera simile ai lunghi monologhi dell’attore campano.
Il quadro di Troisi è un progetto sorprendente per coerenza stilistica e cura nella ricerca sonora, pur non perdendo la sua distintiva matrice pop. Oltre all’ottima intesa tra le produzioni di Donato e la voce di Eva, al disco hanno preso parte anche Pietro Micioni, il pianista Alessandro Alessandroni Jr., la violinista Fiona Brice – che ha collaborato con Placebo, Kanye West, Boy George e molti altri – e Daniele Di Gregorio, vibrafonista di Paolo Conte. E noi, a differenza di Carlo Verdone a casa di Troisi, siamo ben contenti di farci piombare in testa questo dipinto visionario.
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L'articolo Donato Dozzy ed Eva Geist, come Alice e Battiato di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2020-11-03 11:35:00
COMMENTI (1)
Uno dei migliori album di musica italiana che ho ascoltato ultimamente.
Bravi.