Uscito lo scorso 7 maggio, Quando tutto diventò blu è la nuova e stupenda evoluzione del graphic novel di Alessandro Baronciani, pubblicato una prima volta nel 2008 e riedito a inizio 2020 da Bao Publishing. Dopo essere stato reso dal vivo nell'omonimo tour di musica e disegni realizzati dal vivo, adesso il fumetto di Baronciani è un meraviglioso album, che in 9 tracce riprende con delicatezza ed empatia le vicende della protagonista Chiara, di come le crolli il mondo addosso alla notizia della morte di uno dei suoi amici più cari, di come si trovi ad affondare nei suoi attacchi di panico e e di come riesca poi a risalire in superficie. Il tutto grazie anche alle voci di Ilariuni dei Gomma, Her Skin, Verano e al contributo di Corrado Nuccini (che ha scritto il disco insieme ad Alessandro) e a Emanuele Reverberi dei Giardini di Mirò e del violoncellista Daniele Rossi.
Abbiamo chiesto ad Alessandro Baronciani di raccontarci Quando tutto diventò blu traccia per traccia e lui ha voluto farci un regalo ancora più prezioso: oltre ad averci descritto come ogni brano del disco sia nato, l'illustratore ha preparato per noi anche un disegno esclusivo per ogni canzone dell'album, fatta eccezione per le due cover presenti (She's Lost Control dei Joy Division e Sul Viking Express dei Massimo Volume).
Senza fiato (nel profondo del mare)
Questa traccia è il primo file che mi mandò via chat Corrado Nuccini. Si chiamava Fiati, un titolo provvisorio, nato dal nome del synth che aveva usato per suonare la traccia. Era già un titolo perfetto per parlare di Chiara che si trova senza fiato nella sua prima immersione subacquea. La traccia mi piaceva moltissimo, ricordava qualcosa di Brian Eno. Aveva un suono che “non ritornava mai”, una sorta di ritornello senza strofa, un loop che si rigenerava e cambiava di tempo. Mentre lo ascoltavo mi sono immaginato la scena iniziale del graphic novel Quando tutto diventò blu: Chiara, la protagonista, che nuota nel profondo del mare mentre una voce, fatta da più voci, sembra chiamarla e spingerla in quel blu. Le voci di Her Skin e di Verano si inseguono e si perdono nelle onde che da sottovoce le amplificano, come un sasso che cade in uno specchio d’acqua.
Squilla
Ogni tanto mi è successo di ascoltare un disco e di sentire un telefono in sottofondo che squilla, entra nella canzone piano piano, sembra quasi seguire il tempo della canzone. Mi è successo di ritornare a riascoltare quella canzone e di non sentirlo più. Forse una persona che passava in strada o forse il mio telefono rimasto dentro alla borsa. Questa idea di lasciare un telefono squillare dentro una canzone mi ha sempre girato in testa. Il telefono che squilla nelle storie è l’elemento che stravolge la quotidianità. Entra nelle vite delle persone, portando notizie della vita 'fuori da noi', cambiandole.
She’s Lost Control
La canzone dei Joy Division sembra descrivere esattamente quello che succede durante un attacco di panico. Il brano che parte con diverse campionature di batterie elettroniche messe a punto da Corrado Nuccini è intenso e ha un incedere quasi marziale. Poi arrivano il violoncello di Daniele Rossi e la voce di Ilariuni che riescono a dare un calore particolare alla canzone, combinando perfettamente il mix fatto di elettronica, di 'cuore e anima', proprio come cantava Ian Curtis.
Cuore
È il pezzo scritto da Corrado Nuccini per la prima parte del concerto a fumetti. È strutturata in due “movimenti”, come alcuni brani degli esordi degli Human League, ma lo fanno spesso anche i Megadeth, due canzoni in una sola. Parte da un aneddoto raccontato nel libro: il battito di un cuore registrato in una cassetta realizzata molto tempo fa da una mia ex-fidanzata. Il ritmo del cuore si dipana per tutta la canzone e cattura perfettamente l’ascoltatore, così come quando ci appoggiamo sul corpo di una persona a cui vogliamo bene e sentiamo il suo cuore. Ci sono diverse registrazioni di suoni ambientali, onde, strade registrate da Corrado durante una vacanza alle Canarie.
Karin è bionda (Sul Viking Express)
Quando cercavamo le canzoni da suonare, durante le prove dello spettacolo, avevo proposto un pezzo dei Massimo Volume a cui è dedicato un personaggio del libro: Karin. È stato difficilissimo. Fare la cover di un brano di Emidio Clementi è pressoché impossibile. Non ci vuole soltanto la voce, ci vuole Emidio Clementi. Però mi piaceva che ci fosse questa canzone nello spettacolo e all’interno del disco. Ogni volta che la ascolto la canto nel ritornello che dice: perché sono qui, dove sono. Alle volte mettendo un punto interrogativo alla fine della frase, alle volte senza metterlo. Daniele Rossi aveva mandato questa registrazione fatta con il violoncello in casa sulla chat del progetto. Sono spesso tornato ad ascoltarla cercandola in mezzo a tutti gli allegati. Era un minuto e venti intenso. Dura esattamente il tempo di chiederti, come fa Karin nel fumetto: perché sono qui, dove sono.
Canzone della spiaggia
All’inizio il provino che avevo fatto con garage band che avevo spedito a Corrado era molto più ritmato e suonato con gli accordi e una chitarra classica. Ricordava la canzone - l’unica in italiano - che canta Amadeo Pace dei Blonde Redhead nel mini lp dopo Four Damaged Lemons. Provandola insieme a Ilariuni, da ballata si è trasformata in un pezzo complesso, pieno di melodie e arpeggi. È stato il brano più difficile da mixare. Nel computer avrò circa una decina prove di mix diverse. È la canzone che nel disco segna il punto di svolta della protagonista. Quando ti rendi conto che qualcosa finalmente sta cambiando, sta arrivando, ma non ora, non adesso. È come guardare l’orizzonte dalla spiaggia. Vedi la fine del mare. Vedi il momento in cui il cielo si stacca dal mare. Vedi l’uscita dagli attacchi di panico e pensi che "è più in là".
Male / Bene
Quando raccoglievo le testimonianze che sono diventate Quando tutto diventò blu, molte persone che hanno sofferto di attacchi di panico e che sono ricorsi a medicine mi hanno raccontato che la cura non è mai facile. Gli anti-depressivi spesso hanno effetti collaterali peggio di un attacco di panico. Mi ricordo il racconto di una mia amica su quello che le era successo in treno. Aveva dimenticato di prendere le pastiglie e il viaggio le sembrava non finisse mai. Aveva paura che gli altri vedessero in lei che qualcosa non andava bene. Il disagio di sentirsi male davanti a degli sconosciuti. Il brano è nato mentre registravamo in studio. Avevo trovato finalmente il testo guidando. Per non dimenticarlo l’ho cantato sul telefono. Ilariuni l’ha cantata a mix finito a meno di un mese dalla chiusura del lavoro ed è venuta perfetta.
Nella nebbia
Verano ha una voce particolare, una frequenza strana. Sembra già riverberata, sembra avere già un chorus nelle corde vocali. Per me ha una estensione da Patty Pravo, ma molto più dark. Pensavo fosse perfetta per la canzone più cupa del disco: Nella nebbia. Quando siamo andati a registrare ho chiesto che effetto usava di solito mettere nella voce e lei mi disse: “niente”. Nella sua voce senti proprio la nebbia, che arriva e che si stratifica davanti a tuoi occhi. Opaca, non ti fa capire più la profondità delle cose. Andrea Rovacchi in questa canzone umida come l’inverno sul mare ha suonato uno strumento usato nelle feste portato dall’Africa: il M’bira. La prima volta che ho ascoltato il rough mix del brano mi ha ricordato Björk di Vespertine.
Sospeso
La canzone era un provino che avevo registrato a casa a Milano. Con una tastiera e la chitarra classica e pochi altri effetti. Mi piaceva la ripetizione delle due note nel motivo, come quando ti ipnotizzi al suono di un’ambulanza che arriva da lontano. È il pezzo che conclude lo spettacolo e Ilariuni ne da una interpretazione perfetta, malinconica ma anche combattiva. Una voce di chi non rinuncia. Di chi afferma che non “c’è corrente a trascinare”, a portarti via. Quello che ti rimane in testa è di sollevarti e rimanere in sospeso come quando sei cullato dalle onde del mare, in un momento di lucidità, di tranquillità finalmente ritrovata.
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L'articolo 50 sfumature di blu di Redazione è apparso su Rockit.it il 2021-05-10 16:00:00
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