Rabbia e incertezza: Londra e il Coronavirus visti da un musicista italiano

Davide Shorty abita a Londra da anni, dove vive di musica. Ci racconta il suo isolamento in una metropoli che ha negato l'evidenza fin che ha potuto e da cui troppi rischiano di essere esplusi

Davide Shorty nella sua casa a Londra
Davide Shorty nella sua casa a Londra

Di queste giornate ce ne ricorderemo per un pezzo, dove eravamo, come abbiamo passato le nostre giornate. Siamo inondati da informazioni rigiardanti il Coronavirus ogni secondo, e spesso non fanno altro che aumentare l'ansia. Ognuno ha le sue preoccupazioni, e quelle che riguardano i propri cari.

Alzando lo sguardo, mentre il virus ha ormai raggiunto tutti o quasi gli altri Paesi, inquieta e non poco la situazione della Gran Bretagna, dove vivono e lavorano molti italiani. Anche Londra sembra si sia accorta nelle scorse ore del Covid-19, nonostante il premier Boris Johnson continui a cambiare linea e alterni momenti in cui dice che l'epidemia è pari a una banale influenza (come tanti hanno fatto prima di lui), ad altri in cui dice che non si può fermare in alcun modo, per poi chiudere i bar e tutto quanto il resto.

La preoccupazione per i nostri connazionali non è solo sanitaria, ma anche economica: Londra è una delle città più care al mondo, lì non si può rimanere senza lavoro neanche un mese, altrimenti di rischia di esssere espulsi dal sistema, senza un posto in cui andare. Davide Shorty è uno dei tanti musicisti italiani che vive a Londra. Lui è un cantautore, rapper e producer siciliano che, dopo aver partecipato a X Factor Italia nel 2015, collabora da un paio d'anni con il Funk Shui Project. Qui sotto potete vedere quando sono venuti a trovarci in redazione.  

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Com'è la situazione vista da Londra? 

La situazione é abbastanza surreale. Da italiano ho una percezione molto legata al mio Paese, cerco sempre di verificare le fonti da cui mi tengo informato sulla situazione e mi rendo sempre più conto di quanto sia importante rimanere a casa in questo momento. Il governo inglese fa una conferenza stampa al giorno per aggiornare i sudditi di sua Maestà sui provvedimenti. Ho sentito tanti controsensi, all’inizio nessuna misura era stata persa, adesso ci dicono di cercare di lavorare da casa quanto più possibile e di evitare i contatti, ma le attività paiono poter rimanere aperte senza alcuna limitazione ufficiale. Le strade cominciano ad essere meno affollate pare, almeno da ciò che vedo dai social delle persone che conosco, e che non si sono ancora messe in quarantena.
Come ho già detto alla fine di un freestyle che ho pubblicato sui miei canali, "pare Black Mirror compà!".

Mentre vedevi la situazione degenerare in Italia, hai assistito all'inazione e alla sottovalutazione inglese. Come ti ha fatto stare?

Devo dire che l’approccio di Johnson non mi ha sorpreso, ma mi ha disgustato, senza dubbio. I piccoli esercizi commerciali, ma soprattutto i liberi professionisti e gli artisti come me al momento non hanno alcuna tutela e sembrano essere l’ultimissimo dei suoi problemi. Inizialmente mi sono ritrovato costretto ad andare a lavoro - gestisco la musica in un mercato molto affollato South London e saltuariamente suono in vari bar della città -, poi, dopo qualche giorno, ho preso la decisione di cancellare tutti gli eventi, nonostante mi ritrovi in una condizione economica veramente precaria.

Senti che la gente ha capito ora?

Avendo iniziato il mio isolamento, ne capisco abbastanza poco. Pare le cose comincino a prendere una piega più seria anche qui, le persone cominciano ad avere più informazioni e a prendere consapevolezza, ma ancora é presto per dare un quadro chiaro della situazione, specialmente con un governo che segue una linea così vaga e poco chiara

Tu cosa farai? 

Ho deciso di rimanere a casa. Ho avuto 3 giorni di influenza e una persona a casa con la tosse continua, quindi mi é sembrata la soluzione più logica. Sulla carta potrei continuare ad uscire e andare a lavoro, non c’è alcun controllo. Personalmente cercherò di rendere queste giornate produttive, cercherò di studiare e prendermi cura di me, in attesa di nuove informazioni. Sto scrivendo tantissimo.

Davide Shorty in casa a Londra
Davide Shorty in casa a Londra

La musica è sparita da Londra?

La maggior parte dei locali sta annullando tutti gli eventi. Per esempio il Ronnie Scott’s e il Jazz Cafe hanno appena chiuso. Nonostante tutto, molti ristoranti e locali sono ancora aperti e in alcuni posti al centro continua la musica dal vivo. Fino a qualche giorno fa mi sono ritrovato costretto ad andare a suonare in un bar nel cuore di Soho.

La situazione dei nostri connazionali lì ci preoccupa. Oltre alla questione sanitaria, il rischio di essere "espulsi" economicamente da un città per ricchi. E di non sapere poi dove andare, visto che tutto è bloccato. 

La ricostruzione che fai è assolutissimamente legittima e accurata. Siamo nella merda. Ho amici connazionali costretti ad andare a lavoro che sono terrorizzati, giustamente. Al momento le misure di sicurezza adottate da chi rimane aperto sono minime. Suppongo che il governo non si sia preso la responsabilità di chiudere le attività per non doversi trovare costretto a stanziare un piano d’aiuto finanziario d’emergenza, ma sono certo che si renderà conto dell’immensa cavolata che ha fatto ritardando il tutto. A oggi, nessuno ha parlato di liberi professionisti, piccoli imprenditori e affittuari… Staremo a vedere, cercando di non disperare e mantenendo la calma.  Per quanto riguarda i rimpatri mi é giunta voce che la Farnesina si stia occupando di un piano.

Ci dai tre canzoni da ascoltare a casa in questi giorni.

Kofi Stone con Frozen Hearts. E due che devono uscire: dal 20 marzo Sans Soucis con Make One From A Two e dal 26 marzo Funk Shui Project & Davide Shorty: Reboot.

 

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L'articolo Rabbia e incertezza: Londra e il Coronavirus visti da un musicista italiano di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2020-03-19 10:22:00

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