Scampia, anno domini 2024. Per il terzo anno, Piazza Ciro Esposito è piena di ragazzi, c’è un palco che sembra essere nato là, davanti alle Vele. Sulle scale c’è scritto Scampia nella stessa font dei murales degli ultrà, come fosse parte della piazza, come se ci fosse sempre stato. Il Napoli sta giocando, ma nessuno sta guardando la partita dal cellulare, forse in 2? 10.000 persone riempiono il posto, a pochi passi dalla scena del crimine di una tragedia che ha sconvolto la città pochissime settimane fa. Torna il Red Bull 64 Bars Live, per l’ultima volta con la scenografia delle Vele, prima che spariscano, portandosi dietro una scia di dolore e degrado, ma anche di riscatto e umanità.
Il progetto è diventato per la terza edizione una celebrazione dell’hip hop come cultura, in quella che, come sottolinea Wad nell’opening act, è la capitale dell’hip hop in Italia. La line up di quest’anno è molto contemporanea: Artie 5ive, Kid Yugi, Massimo Pericolo, Tony Effe. Poi, nel ruolo della leggenda Guè, e in quello del local hero Geolier. Ai piatti, Dat Boi Dee, altra stella della città.
Nel pomeriggio si alternano sul palco rapper emergenti, dritti dalle strade di Napoli, con una attenta operazione di scouting tra quella generazione ormai cresciuta anche grazie a questo evento. “Due anni fa non potevo permettermi manco di stare nel pubblico, l’anno scorso ero in mezzo a voi, quest’anno sto sul palco. Il Red Bull 64 Bars Live mi ha insegnato a non abbandonare i sogni”: a dirlo dal palco, commosso, è Cecchy, giovanissimo rapper di Ponticelli. L’importanza di un evento simile è anche emulativa, con buona pace dei critici, per insegnare ai ragazzi la possibilità di una espressione – anche dura, aggressiva, cupa – che passi esclusivamente attraverso l’arte e non la violenza e la criminalità.
Quando si apre il main show appare Guè come una visione, vestito tutto di bianco come un angelo del rap con la faccia da cattivo maestro, circondato da una splendida coreografia di torce e luci, sotto il porticato che incornicia la piazza e che tra poco sarà l'unico skyline riconoscibile. Il suo primo 64 barre apre lo spettacolo, prima di un mash up impressionante che parte dall'impianto di tutti i brani scritti per il progetto Red Bull da praticamente l’intera scena rap apposta, da Fibra a Frah, da Marra a Madame.
Kid Yugi porta sul palco di Scampia il dialetto pugliese in un set tecnicissimo e preciso, mentre Massimo Pericolo si scopre performer empatico ed emozionale e il set di Tony Effe scalda il pubblico più per le hit che per il 64 Bars (ossia la miccia che ha fatto scattare il dissing con Fedez). Il mostro finale del primo atto è Guè, che ritorna sul palco per un set giustamente celebrativo tra hit e classici street. Qualcuno nel pubblico dice: “Non può essere l’ultimo anno, questa cosa deve esserci sempre”. In effetti la produzione è immensa e precisissima: l'attenzione spasmodica al dettaglio c'è anche nella diretta streaming dell'evento, ponendo le Vele come scenario sia dalla venue che dagli schermi, con un suono perfetto – e non è affatto scontato –, ottime visual e la bellissima idea del "conteggio" video delle 64 barre.
Nell’interludio, un Nello Taver in grande spolvero – cresciuto enormemente dal lol rap a una performance divertente ma molto credibile – e Lele Blade tengono il pubblico in caldo per il Chain, una sorta di staffetta tra i nomi in cartellone. A sorpresa arriva Rose Villain per il terzo anno consecutivo, unica donna a calcare la scena (forse un po’ poco, va detto): è lei ad aprire e chiudere il Chain, cantando Michelle Pfeiffer con Tony Effe prima e poi con Come un tuono, superhit cantata a squarciagola dai diecimila. In mezzo, tutti gli artisti hanno portato i loro feat sul palco in un unico medley lunghissimo senza momenti morti.
Dall’altro lato del palco, sui gradoni all’ombra delle Vele, un’altra apparizione da star ma estremamente ancorata dalle proprie radici: la lettera d’amore di Geolier alla propria città, per riconoscere il merito che Napoli ha avuto nella sua carriera e augurarle lo stesso riscatto. Poi, sul palco, sempre lui si dimostra fuoriclasse con un set particolarissimo: il 64 Bars Campioni in Italia, un abbraccio live con la crew SLF (Lele Blade, Yung Snapp, MV Killa), un freestyle e El pibe de oro. Niente pezzi pop, niente I p’ me, tu p’ te. Quando si dice “sapere cosa si sta facendo”.
Sui led c’è scritto "Grazie Scampia", non “ci vediamo nel 2025”, vero. C’è il magone della fine, ma la sparizione delle Vele che vogliamo immaginare come magica potrebbe essere un nuovo inizio, o almeno lo si spera. La presenza di questo evento ha contribuito a una crescita e una evoluzione del rap italiano in una delle sue culle, con, in prospettiva, la possibilità di ispirare chissà quanti ragazzi che, in questi tre anni, avranno aperto YouTube e provato a scrivere su un type beat. E la storia, continua.
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L'articolo Red Bull 64 Bars Live: le Vele se ne vanno, il rap resta di Marco Mm Mennillo è apparso su Rockit.it il 2024-10-05 10:32:00
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