(Pierpaolo Capovilla - Foto da internet)
Là dove One Dimensional Man non aveva mai osato. Aggiungete la chitarra dei Super Elastic Bubble Plastic. Togliete il blues. Abbondate con il noise. Metteteci ancora più tensione e rabbia, birra doppio malto, un sentito omaggio alle staffette partigiane, nichilismo e follia e nessun timore di menzionare rumorosamente Iddio o la Vergine. Quello che avete sempre voluto adesso c'è, si chiama Teatro degli Orrori e cantano in italiano. Hanno suonato a Ferrara, Enrico Rigolin c'era e ci racconta.
Approda a Ferrara Il Teatro degli Orrori, in un “Renfe” non affollatissimo, ma certo non vuoto: più o meno, la stessa risposta avuta in terra estense dai Virginiana Miller, un pubblico non pogante né delirante certo, però attento e divertito - e va benone così, ci mancherebbe: lunga vita a posti come il “Renfe”. Che resistono. Pur tuttavia, ci sia consentito un appunto circa l'orario di inizio di simili eventi: se è pur vero che la buona parte della platea potrebbe essere di universitari, non si capisce perché sia ormai divenuta norma comune iniziare un concerto abbondantemente dopo le ventitre, quando - cito solo i casi delle persone che erano in auto col sottoscritto - il dì appresso le sveglie avrebbero suonato rispettivamente alle 6,30 ed alle 7,30...
Eccoci al “Renfe” dalla palude polesana, sul palco segnali di un gruppo selvaggio, come se gli amplificatori ed i pedali già spiegassero gusti, suoni e distorsioni che di lì a breve ci avrebbero letteralmente investito.
Eccoli. Un carrarmato di rock per te! Gionata Mirai spiritato in camicia bianca e Les Paul d'ordinanza, Giulio Favero con la coppola per tutta la durata alternarsi col consueto distacco ma estrema precisione tra basso e chitarra, un batterista che per certi puristi è semplicemente una atrocità tecnica, ma che farà sempre la sua parte alla perfezione - cosa conta se invece di giocare di polso si lancia sulle pelli colle braccia intere, e con esse il collo...? Vogliamo fare gli stronzi? Ok, diciamolo: quello scranno appartiene di default a Dario (Perissutti, batterista degli One Dimensional Man fino al 2005, NdR) , che probabilmente se ne sta da qualche parte del Nordest a sghignazzare, col cazzo di fuori....
E Pierpaolo Capovilla, pantalone e camicia nera, finalmente frontman: senza scudo, denudato del basso, rabbioso si dimena ed urla nel microfono. Tutto ok, tutto ok, c'è la guerra, ma è tutto ok. In una intervista di qualche anno fa, quando gli chiesi qualcosa tipo “Che importanza hanno i testi”, Capovilla ricordo rispose con un chiarissimo “Ci sputo sangue”. Figuratevi ora!
Invasato, strafottente, apparentemente sbronzo anche quando con tutta probabilità non lo è: questo è stare-sul-palco, con le palle, con una presenza degna di Nick Cave.
Ma la vera sorpresa della serata è Gionata, che scopro chitarrista sopraffino. Mi complimenterò timidamente, a fine concerto, con faccia intontita dalle ondate di watt, dalle birre, e nell'incapacità di dire con fare pseudo-saggio: che distanti i tempi dei Salsedo! Lo ribadisco qui: bravissimo Gionata - assieme a Michele Diamantini dei Cheap Wine e pochi altri - che entra di diritto nel novero dei miei migliori chitarristi indie, dove - va da sé - non troverete mai i tamarri con le Ibanez Steve Vai, né i piroettari plasticoni delle cover-band, ma tanto, tanto buon gusto.
E' un pensiero che mi si è palesato sin da subito, sentendoli per la prima volta, ed è stata una folgorazione del tipo: “Cazzo! Finalmente Capovilla si cimenta con l'italiano!. ..tutto quello che avrei voluto da One Dimensional Man!”
In auto, quando li riascolto, le donne storcono il naso, qualche amico alza il volume con ghigno malato: il Teatro degli Orrori farà certamente parlar di sé.
Al Miami! A furor di popolo, all together: Il Teatro degli Orrori al Miami! Vedrete che roba...
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L'articolo Il Teatro Degli Orrori - Renfe - Ferrara di Enrico Rigolin è apparso su Rockit.it il 2007-04-06 00:00:00
COMMENTI (20)
in italiano capovilla è infinitamente più potente e incazzato.
capolavoro, chiaro che non è per tutte le orecchie.
teeeeeeeeereeeeeeeeesaaaaaaaa:]
Ho visto il concerto a Roma. Al Classico Village. La sala dove suonano è semicircolare con alcuni elementi in legno. Prima del Teatro suonano Turnpike qualcosa. Le voci si sentono malissimo, l'audio è molto triste, pieno di frequenze alte, ad ascoltarli ci sono diverse persone che, al termine dell'esibizione, andranno via. Probabilmente erano per i Turnpike e non per il Teatro.
Poi è la volta del Teatro degli Orrori.
Il teatro suona bene e sa stare sul palco. Sopperisce ad alcune imprecisioni presentando un volume devastante che annichilisce l'ascoltatore. Gli spettatori sono pochissimi. I componenti del gruppo, vestititi di nero eccetto il batterista, fanno tutti il loro dovere. Capovilla su tutti, sempre col suo fare da ubriacone interpreta a dovere i brani. In definitiva il Teatro degli Orrori è sul palco un'entità consistente che meriterebbe qualche spettatore in più di quelli presenti ieri sera.
Il Classico Villaga ha un audio pietoso, solo in parte piegato dal quartetto.
Banchetto con maglie e cd, no spillette.
Posso riutilizzarla per una recensione? E' una frase che spiega tutto... soprattutto "l'essere molto indie"...
:=
pure questa me la segno... :)
io adoro capovilla, sempre. l'italiano non mi convince, purtroppo, ma resta l'unico a darmi quello che mi piace ricevere.
a saperlo mi pettinavo bene
Bene , per me la tua frase finale rappresenta il pensiero e la "maturità"Indie rock , che personalmente odio e trovo dannosa per la musica.
Ho preso il disco e visto il loro concerto a livorno.
Che dire:favolosi , stupendi ,hanno inventato qualcosa..
perchè riuscire a combinare(come sentivo dire a livorno)enzo jannacci con i jesus lizard è qualcosa di assurdo e bellissimo.
ok, ho letto ma soprattutto ho ascoltato, finalmente. i primi ascolti sono stati dolorosamente combattuti: mi piaceva ma c'era quell'ingenuità che non riuscivo assolutamente ad apprezzare. poi mi sono arresa, quell'ingenuità è quello che un produttore "professional" taglierebbe, quello che va da pancia a pancia, quello che rende tua una canzone. e che i "grandi" gruppi, con tutti i loro grancazzi, inevitabilmente tendono a perdere. è una questione, ancora una volta, di brufoli, ascelle, bestemmiare, vomitare e crederci. tipo avere 17 anni per sempre? bu, non la capisco, ma mi piace.
:] bhè tua nonna ha sicuramente dei parametri di giudizio diversi dai miei
...credo che mia nonna non direbbe mai "che bravo ragazzo" a Capovilla...